crisi climatica

mercoledì 28 Febbraio, 2024

Crisi climatica, i ghiacciai sempre più in crisi: nel 2023 spariti 65 ettari (pari a 90 campi da calcio)

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Il monitoraggio della Società degli alpinisti tridentini (Sat) presentato ieri mattina: «Importante sensibilizzare i cittadini affinché vengano adottate misure adeguate a mitigare il fenomeno»

In Trentino, nel 2023, si sono persi 65 ettari di ghiacciai. È quanto emerge dai dati raccolti dalla commissione glaciologica della Società degli alpinisti tridentini (Sat), presentati ieri mattina durante una conferenza stampa alla sede in via Manci a Trento: «Un’occasione non solo per diffondere il lavoro dei nostri volontari — spiega la presidente Anna Facchini — ma soprattutto per sensibilizzare i cittadini. L’auspicio è che questi dati possano poi arrivare anche ai responsabili delle politiche ambientali e di governo non solo del Trentino ma di tutto il territorio alpino, perché vengano adottate misure adeguate a mitigare il fenomeno».
Ghiacciai fragili
I dati sono stati illustrati dal presidente della Commissione glaciologica della Sat, Cristian Ferrari. «La riduzione dei ghiacciai — ha spiegato — è un termometro del fenomeno del cambiamento climatico. Nel 2023 sono andati persi 65 ettari di ghiacciai, parliamo di una superficie pari quasi a quella di 90 campi da calcio, ed è scesa una quantità di neve che è la metà rispetto a dieci anni prima, precisamente parliamo del 49% in meno anche se questo dato è ancora provvisorio, visto che l’inverno è in corso. Senza neve, il ghiacciaio inizia a fratturarsi, cioè a dividersi in ghiacciai più piccoli che spariscono più velocemente. Senza ghiaccio, inoltre, la roccia diventa più instabile e questa si traduce in maggiori rischi per gli alpinisti».
Lares, ghiacciaio in sofferenza
E sono quindi proprio le aree glaciali meno estese quelle più in pericolo: «Nel ghiacciaio di Lares la fatturazione ha raggiunto un livello tale che i Comuni hanno chiuso il passo di Cavento — ha aggiunto Ferrari — Abbiamo avuto difficoltà anche solo a effettuare le rilevazioni in questa zona. Discorsi simili valgono anche per i ghiacciai del Careser, della Presanella, degli Sfulmeni, de La Mare».
In particolare il ghiacciaio di Lares, per la sua conformazione e posizione, «è uno dei ghiacciai più in sofferenza in Trentino: ha perso circa 20 ettari di superficie dal 2022 e quasi 110 ettari dal 2015, e vede preoccupanti arretramenti anche nella parte più alta».
Adamello quasi «lombardo»
Numeri ed esempi che fanno riflettere. Particolarmente delicato anche il caso del ghiacciaio Adamello-Mandrone, al confine con la Lombardia, che nell’ultimo biennio si è ridotto drasticamente. «Fino a un paio di anni fa — ha sottolineato Ferrari — la sua media di arretramento era di circa 15 metri all’anno, nel 2022 abbiamo registrato un arretramento di 139 metri e lo scorso anno di altri 104. Di questo passo, fra poco il ghiacciaio sarà interamente in territorio lombardo».
L’appello alla politica
Parlando del possibile intervento per provare a porre rimedio a questa situazione, l’appello viene nuovamente rivolto alla politica: «Questa situazione va vista e affrontata in maniera globale — ha concluso il presidente della Commissione glaciologica — ci sono gruppi politici che si stanno impegnando per intervenire ma ad oggi, per quello che si sta facendo nella pratica, non parliamo di un fenomeno rallentabile. E, in ogni caso, servirà tempo per vedere gli effetti di eventuali interventi: nemmeno nel periodo del Covid, con una drastica riduzione delle emissioni, ci sono stati particolari miglioramenti. Con la nostra attività vogliamo portare questo fenomeno dell’arretramento dei ghiacciai più vicino ai cittadini, la popolazione sente questo problema come lontano ma deve sapere che la situazione va monitorata e conosciuta».
Il supporto di Surgiva
Al lavoro svolto dai volontari della Sat ha collaborato anche la società Acqua Surgiva, del gruppo Lunelli. «Siamo veramente lieti di accompagnare la Sat in questo percorso — ha dichiarato Camilla Lunelli, responsabile comunicazione del gruppo — L’acqua Surgiva nasce nel cuore del parco naturale Adamello Brenta, una delle zone monitorate dalla Commissione glaciologica, e a questo deve le caratteristiche che la rendono ideale per il mondo dell’alta ristorazione. Apprezziamo — ha aggiunto — il fatto che questo progetto nasca su base volontaria, una conferma di quanto Trento meriti di essere celebrata come Capitale europea del volontariato per tutto il 2024».