La discussione

domenica 12 Ottobre, 2025

Contributi per le auto elettrice, tre Comuni su quattro saranno esclusi

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Il nuovo bonus nazionale penalizza il Trentino. In consiglio è quindi arrivata la richiesta di sopperire a livello provinciale

Sarà attiva da mercoledì la piattaforma gestita da Sogei per conto del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) che permetterà di accedere al nuovo bonus per l’acquisto di un’auto elettrica. Un bell’aiuto per chi deciderà di rottamare il proprio veicolo inquinante (fino a Euro 5) e passare a un mezzo a zero emissioni: 11 mila euro per chi ha un Isee sotto i 30 mila euro, novemila per chi arriva a 40 mila euro. Il problema è che in Trentino a beneficiarne sarà appena il 23,5 per cento dei 166 Comuni. Il bonus (che si rivolge sia alle persone fisiche sia alle microimprese) prevede infatti tra i requisiti la residenza o sede legale nelle cosiddette aree urbane funzionali (Fua). Parliamo di aree individuate ancora nel 2011 a livello europeo, composte da una città centrale oltre i 50 mila abitanti e da una serie di Comuni limitrofi che, pur separati, risultano integrati dal punto di vista economico, sociale e infrastrutturale, soprattutto per quanto riguarda i flussi di pendolarismo. E proprio qui sta la fregatura: l’unica Fua del Trentino è quella che ruota attorno al suo capoluogo (Rovereto non arriva a 50 mila residenti) e ricomprende altri 38 Comuni. Ciò significa che gli abitanti del restante 76,5 per cento del territorio trentino, che spesso gravitano ogni giorno sul capoluogo proprio per ragioni di studio o lavoro e che altrettanto frequentemente sono costretti a farlo con la propria auto vista la ancora fragile rete di trasporti pubblici nelle valli, non potranno beneficiare di alcun contributo. A ciò si aggiunga il fatto che il sostegno economico previsto a livello provinciale – più striminzito di quello nazionale ( tremila euro in caso di rottamazione, duemila in caso di sostituzione), ma pur sempre un incentivo – è scaduto il 31 dicembre dell’anno scorso e non è più stato rinnovato.

La mozione provinciale
Proprio considerata la disparità tra le altre zone d’Italia e il Trentino, dovuta solo alla sua conformazione territoriale (l’Ispat ha stimato che il 26,5 per cento dei trentini è un pendolare e che il 75 si sposti in auto e non con i mezzi pubblici), il tema è finito questa settimana sui banchi del Consiglio provinciale attraverso due atti politici. Il primo è stata una domanda sollevata dalla consigliera provinciale del Pd Michela Calzà in occasione del question time, la quale ha chiesto un nuovo intervento provinciale in tempi rapidi. Il secondo atto è stata la mozione presentata dall’esponente di Fratelli d’Italia Daniele Biada. Proprio quest’ultima – dopo un iniziale scontro con l’assessore a urbanistica, energia e trasporti Mattia Gottardi, che ha chiesto di emendare il testo per verificare la copertura di bilancio – ha trovato alla fine la votazione unanime da parte dell’aula (il testo è stato approvato con 28 favorevoli e nessun contrario o astenuto). Così facendo il Consiglio provinciale ha impegnato la Giunta a reintrodurre, verificata appunto la copertura di bilancio, una misura provinciale di incentivazione all’acquisto di autoveicoli elettrici limitata ai residenti nei Comuni trentini non ricompresi nella Fua di Trento, riprendendo gli stessi criteri fissati dalla deliberazione della Giunta provinciale del 28 maggio 2021, quella rimasta in vigore fino allo scorso 31 dicembre.

La discussione in aula
La mozione, pur trovando il consenso unanime dell’aula, ha comunque suscitato qualche polemica. «Siamo sicuramente favorevoli a questa mozione – ha detto il consigliere Roberto Stanchina (Campobase) – che poteva però essere più completa. Quando si parla di mobilità elettrica è bene parlare infatti anche di infrastrutturazione del territorio che oggi in Trentino non è ancora adatta per consentire scelte di questo tipo a diverse famiglie. Non sto parlando solo delle colonnine di ricarica pubbliche, per cui risollecito comunque un confronto a livello di Consorzio dei Comuni trentini e del Consiglio delle autonomie locali (Cal), ma anche del sostegno da parte della Provincia all’installazione domestica delle cosiddette wallbox».

«Io ho l’auto elettrica da quasi cinque anni e posso assicurare che è un valore aggiunto – ha detto la consigliera del Patt Maria Bosin –. In questi anni si sono fatti passi da gigante ma le colonnine non sono ancora omogenee, a volte non funzionano, a volte le postazioni dedicate alla ricarica sono occupate da auto non elettriche. Se come Trentino ci impegnassimo in un’azione di sensibilizzazione, potremmo davvero ad avere macchine che usano l’energia solare e hanno poche emissioni, il massimo per l’ambiente».

«Apprezzo la proposta e credo sia ragionevole immaginare di correggere un’evidente stortura dal punto di vista Trentino di questa iniziativa governativa che rischia di finanziare chi l’auto in realtà non la usa perché è vicino alla città e può usare i mezzi pubblici e di tagliar fuori chi deve utilizzarla – ha commentato l’esponente di Onda Filippo Degasperi –. A questo punto, però, chiedo al consigliere Biada che chiarisca una volta per tutte che l’auto elettrica per la sua parte politica è sdoganata. Dal Consiglio comunale di Trento fino a Bruxelles sento infatti regolarmente interventi che lanciano stralli contro le auto elettriche a favore di un ritorno ai carburatori: un’evidente incongruenza».

«Io non ho espresso il mio credo verso le auto elettriche o meno, non ho la macchina elettrica e non so se l’avrò mai, ma credo che la disparità vada comunque colmata – ha tagliato corto nella sua risposta il meloniano Biada –. In Trentino si stimano 144.523 persone che ogni giorno si spostano fuori dal Comune di residenza per lavoro o studio. Parliamo di persone che vengono a Trento in macchina e che arrivano dalle valli, non dalla città. È per questo che dobbiamo intervenire».