La questione

mercoledì 28 Giugno, 2023

Bonus agli expat di ritorno, la misura fa discutere

di

Bort: «Scelta ottima». Olivi: «Pagare un viaggio non ci rende attrattivi»
Alcuni rappresentanti dei circoli dell’associazione Trentini nel mondo

Mancano soprattutto ingegneri, ma mancano anche dirigenti e, più in generale, figure altamente specializzate. Per tutta risposta, la giunta provinciale è andata a cercare all’estero questi profili. Non nel mercato globale. Ma tra i discendenti dei trentini emigrati all’estero. Finora, in sei mesi, in tre hanno aderito al richiamo di un bonus prettamente economico («Il T» di ieri). Una partenza timida, in cui si specchiano due giudizi. A chi vede il potenziale per estendere la misura da alte professionalità a qualifiche più basse, di cui il Trentino ha bisogno, si contrappone chi legge nella mossa di Piazza Dante una politica per l’attrattività inefficace. Da dicembre, per gli emigrati di ritorno con un contratto a tempo determinato in tasca è possibile richiedere un rimborso del viaggio. Tra viaggio e alloggio il contributo massimo è di 3.750 euro. Per eventuali coniugi e figli è previsto un surplus di mille euro ciascuno. Il rimborso per il trasloco spetta invece a chi rientra con un contratto a tempo indeterminato, in tutto massimo 3.000 euro. Per Alessandro Olivi utilizzare una leva economica sporadica non può giocare da fattore di attrattività di un territorio. Il commento del consigliere provinciale del Partito Democratico, già assessore al lavoro, è duro. «Non è questa la politica di attrattività che un territorio deve progettare e attuare per rispondere a una domanda di competenze e qualificazione in generale – la sua considerazione – Il fatto che un lavoratore, formato o in formazione, scelga di programmare la propria carriera su un differenziale economico di tremila euro, significa non aver capito nulla di circolazione del capitale umano nell’attuale scenario di mercato. Semmai, a scelta già fatta, l’aiuto può essere un segnale di riconoscimento». Il consigliere chiede che si superi «la logica dei bonus una tantum, proliferati nel corso di questa legislatura». Anche per risolvere il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, «l’innovazione sociale si fa con politiche di sistema», chiosa. Le difficoltà di reperimento del personale sono un problema trentino e nazionale. Dettato dalla difficoltà di tenere insieme le sfide di un mercato globale e la presenza di sempre meno candidati. Il bonus per il ritorno dei discendenti degli expat (espatriati, ndr) in Trentino cerca una forza altamente specializzata. Figure che ricoprono incarichi di direzione, ingegneri, scienziati. Profili di cui le imprese hanno necessità. Ma che non bastano a saziare la domanda del tessuto imprenditoriale trentino, molto più articolata. Basti pensare ai lavoratori richiesti nel settore del turismo. Del resto, l’ultimo bollettino del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere (l’ente delle Camere di commercio) e Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) segnala che nei tre mesi da giugno ad agosto le imprese trentine hanno messo in previsione 5mila assunzioni in meno rispetto all’estate del 2022. Per il presidente del coordinamento degli imprenditori Giovanni Bort il bonus provinciale «è un’ottima iniziativa». «Chiaro che con simili numeri, se rimarrà questo il ritmo, non si risolvono i problemi delle imprese trentine. Si potrebbe valutare di aggiungere un tassello in più, prevedendo incentivi al rientro per tutti i lavoratori. Quindi non solo persone con livelli di istruzione e qualità dell’impiego elevata», aggiunge. Nel complesso, la misura piace a Bort. «In primo luogo, perché riporta in Italia figli o nipoti di nostri connazionali. In secondo luogo, perché la circolazione delle persone – e vale tanto per i giovani laureati in uscita che per gli expat di ritorno – porta allo sviluppo di conoscenze ed esperienze diverse, che aiutano a capire meglio il mondo. È un arricchimento riportare in Italia persone con percorsi importanti, che portano in Trentino un potenziale innovativo importante. Riuscire a riportare in Italia persone con percorsi importanti è un arricchimento». Un elemento da affinare, però, secondo Bort, è quello del contributo. «Che si tratti di professionisti o meno, la cifra va implementata per diventare ancor più attrattivi».