L'operazione

mercoledì 29 Marzo, 2023

Assalti ai bancomat, quattro arrestati. Ci sono anche padre e figlio

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Denunciati altri tre uomini. Per gli inquirenti un’associazione a delinquere che commetteva una serie di furti, anche di auto, che venivano bruciate dopo i colpi alle filiali solo uno riuscito, bottino 57 mila euro

Da gennaio avevano messo a segno una serie di colpi ai danni di filiali di banche usando l’esplosivo, anche se solo in un caso erano fuggiti con un bottino (di 57.200 euro). Ma non avrebbero disdegnato nemmeno le spaccate agli esercizi commerciali. Una sequenza criminale a cui ha posto freno ora la polizia, che li ha sottoposti a fermo: a finire nei guai, in arresto, sono stati quattro uomini residenti a Trento, già con alcuni precedenti contro il patrimonio, tre di questi imparentati tra loro. Si tratta di padre e figlio, S.R. di 38 anni e B.R. di 20, e un familiare di questi, T.M., a sua volta di 38, e un quarto, F.P. di 33. Ulteriori tre uomini sono stati denunciati in stato di libertà. Una vera e propria associazione a delinquere dedita ai furti secondo il pubblico ministero Davide Ognibene che ha firmato i provvedimenti di fermo, eseguiti ieri mattina dai poliziotti della squadra mobile di Trento, con la collaborazione dei colleghi di Venezia (uno dei destinatari era scappato in Veneto dove è stato rintracciato), di unità cinofile della questura di Bologna, di artificieri di Bolzano e di personale del reparto mobile di Padova.

I quattro sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata a commettere più delitti contro il patrimonio: furti, a seguito di deflagrazioni, agli sportelli atm di filiali bancarie, ma anche furti di veicoli, quelli usati per muoversi durante gli assalti, ma anche su auto in sosta e ai danni di esercizi commerciali, come era stato per la farmacia di Bedollo, la sera del 19 febbraio, o nel caso del tentativo al distributore di carburanti “Esso” di quattro giorni dopo. Ma non è tutto perché la Procura distrettuale di Trento contesta anche l’associazione per delinquere finalizzata alla fabbricazione e detenzione illegale e al porto illegale in luogo pubblico di esplosivi. Quelli usati per far saltare in aria le casse continue e arraffarne il contenuto. Come stava per accadere la sera del 9 marzo alla filiale della Cassa Rurale Alto Garda e Rovereto di Besagno, in territorio di Mori. Allora i poliziotti sventarono l’assalto e arrestarono uno dei fermati, in flagranza di reato: era pronto ad usare una “marmotta”, il dispositivo metallico che viene usato per far esplodere gli sportelli bancomat, alla cui estremità era posizionato del materiale esplodente, oltre due etti, come accerteranno poi gli artificieri della questura di Bolzano. Gli altri due complici, allora, erano riusciti a fuggire su una motocicletta.

Stando a quanto contestato l’unico colpo che aveva fruttato un bottino, e non poco, la bellezza di 57.200 euro, era quello messo a segno ai danni della Cassa di Trento di via Argentario, a Cognola, l’8 gennaio scorso. Riuscito, ma allora i malviventi fuggirono a mani vuote, anche quello alla Cassa di Trento di via della Posta a Cadine, del 4 febbraio 2023. Solo tentati invece quelli alla filiale della Cassa di Trento di Volano, il 27 gennaio 2023, alla Cassa Rurale Alta Valsugana di Bosentino, il primo febbraio, e ancora alla Cassa Rurale Alto Garda e Rovereto, filiale di Pomarolo, del 27 gennaio. Le perquisizioni effettuate dai poliziotti hanno permesso di rinvenire i capi di abbigliamento che sarebbero stati usati per i colpi: abiti scuri indossati con cappucci alzati, assieme a sciarpe e berretti per non farsi identificare.

Vestiti, questi, che verranno analizzati in laboratorio per verificare l’eventuale presenza di tracce di polvere da sparo, oltre a scatole di artifici pirotecnici la cui polvere è potenzialmente utilizzabile per la fabbricazione di congegni esplosivi. La banda, secondo gli uomini del questore Maurizio Improta, aveva un modus operandi consolidato: quando dovevano assaltare bancomat rubavano delle auto, che poi, ultimato il colpo, bruciavano. Per gli altri furti usavano invece mezzi propri. Indagini sono ancora in corso per accertare se gli stessi siano anche coinvolti in altri episodi.