La denuncia

mercoledì 20 Marzo, 2024

Arco, l’inquilina Itea Francesconi: «Calcinacci dal poggiolo sul collo, Gerosa ci ha fatto vane promesse»

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«La muffa è ovunque, l’impianto elettrico non è a norma e il tetto in Eternit è stato scoperchiato 4 anni fa, ma lo hanno rattoppato con l'ondulato di plastica»

L’ultimo evento solo tre giorni fa quando un grosso pezzo di malta è precipitato dal sotto poggiolo del secondo piano della palazzina Itea di via Fossa colpendo sul collo dietro la nuca una delle inquiline della palazzina che stava passando nel cortile del compendio arcense. Lei è Sabrina Francesconi, da 12 anni vive nel condominio Itea e da circa 10 lotta contro l’Istituto di edilizia abitativa della Provincia. «Sono arrivata al limite – racconta trafelata – Non ne possiamo più. Questa palazzina deve essere ristrutturata tutta e non rattoppata. Ci crollano addosso i poggioli, la muffa è ovunque, la luce nelle cantine va solo se si tiene premuto l’interruttore, altrimenti si spegne. Quattro anni fa un grosso temporale ci ha scoperchiato il tetto. Si è scoperto essere fatto da tegole di Eternit. In quell’occasione siamo rimasti fuori casa per 8 ore perché dovevano bonificare i pezzi crollati. Al tetto però – racconta Francesconi – non ci hanno più messo mano. Ci sono infiltrazioni, le spore volano, e lo hanno coperto con dell’ondulato di plastica». Francesconi si siede sulla poltrona della propria abitazione, sfinita e sconfortata per la mancanza di ascolto da parte sia di Itea che dei vertici. «Abbiamo chiamato, continuiamo a chiamare, mandiamo foto e sollecitazioni – racconta – ma nulla. Qui, in questo appartamento è venuta pura l’allora presidente di Itea Francesca Gerosa, poco prima delle elezioni. Ci ha detto che avrebbe provveduto ad attivare tutte le vie per risolvere gli infiniti problemi di tutta la palazzina, che sono tanti». Sei appartamenti, cinque dei quali Itea, mentre solo uno privato. L’umidità e la muffa si presentano regolarmente in ogni stagione in tutti gli appartamenti. «Noi tinteggiamo – continua Francesconi – lo abbiamo fatto anche all’esterno, ma abbiamo solo una scala e quindi è solo la parte bassa dello stabile che è stata pitturata. I poggioli sono in forte stato di ammaloramento. Da sotto si staccano calcinacci anche grossi. Se stendo ho paura, se passeggio in giardino guardo in su. Da un momento all’altro può cadere un altro pezzo. Come l’altro giorno quando un grosso pezzo mi ha preso tra la nuca e le spalle». Francesconi mostra le ferite, evidenti, ma fortunatamente non gravi. «Vogliamo vivere dignitosamente, ma qui ci chiedono soldi per ogni cosa anche se la proprietà non è nostra. Ci hanno imposto di togliere le bombole, ma l’allaccio al metano è stato a nostre spese. Abbiamo segnalato la muffa, ma Itea accetta solo una relazione che ne certifichi la presenza da 500 euro a nostre spese. Lo spurgo delle fognature logore ci viene addebitato, non ci sono i conta calorie nonostante siano stati chiesti, o termostati e quindi i consumi sono divisi tra tutti e non in modo equo. L’impianto elettrico è vetusto. I cassonetti delle tapparelle erano forati, ci han promesso di isolarli, ma stiamo ancora aspettando e ce li siamo fatti da noi. Tutti paghiamo l’affitto e 150 euro al mese di spese in acconto, poi arriva il conguaglio e viviamo in un posto che non è a norma e non è salubre». Francesconi, che vive con la figlia, non vuole andarsene. «Questa è la mia casa, io sarei disposta a comprarlo questo appartamento, ma Itea ci dice di no. Se fosse mio aprirei un mutuo e farei i lavori personalmente. Ma non posso spendere denaro per ciò che non è di mia proprietà. Il tetto è angosciante. Tra l’amianto, le infiltrazioni e la toppa con l’ondulato c’è da mettersi le mani nei capelli. Perché non possiamo acquistare l’appartamento, non fanno i lavori e ci fanno false promesse?» Domande che ad oggi restano senza una risposta.