lunedì 30 Gennaio, 2023

Aperto il XX congresso della Cgil del Trentino: salari, giovani e ambiente le nuove emergenze

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Il segretario uscente Grosselli chiama attori sociali ed economici alla corresponsabilità nella definizione delle politiche pubbliche: «Servono azioni e scelte condivise. L’Autonomia che divide non ha futuro»

Transizione sociale ed emergenza salariale, giovani e ambiente. Sono queste le priorità che il segretario uscente Andrea Grosselli ha indicato a 190 delegate e delegati aprendo, questo pomeriggio, il XX congresso provinciale della Cgil del Trentino all’Auditorium Sant’Orsola di Pergine. Tre questioni dirimenti per costruire il futuro del Trentino, un futuro che il sindacato di Via Muredei non rinuncia ad immaginare costruito sull’intreccio di crescita economica e coesione sociale. Grosselli ha ripercorso i momenti difficili, anche drammatici, che hanno caratterizzato gli ultimi quattro anni, dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica all’impennata dei prezzi che sta mettendo in enorme difficoltà lavoratori e pensionati a cominciare dai più fragili. E dunque è proprio l’emergenza salariale e l’urgenza di aprire una nuova stagione contrattuale il primo nodo da affrontare per garantire condizioni retributive adeguate a tutte e tutti.

Per questo Grosselli ha parlato di transizione sociale. «Le rivoluzioni industriali, anche in passato, hanno peggiorato le condizioni di lavoro, prima che un lento processo fatto di innovazione sociale e lotte, tornasse a migliorarle. È questa stessa ragione che ha portato all’introduzione del Progettone, strumento che oggi continuiamo a difendere. La stessa transizione ecologica rischia di provocare nuove diseguaglianze che penalizzerebbero i lavoratori a basso reddito, a tutte le latitudini del mondo, frenando di fatto la spinta verso la sostenibilità».

Una situazione che va contrastata agendo sul piano europeo, nazionale e provinciale. A livello locale Grosselli ha rivendicato l’attualità del modello concertativo «insieme a Cisl e Uil vogliamo consolidare semmai una vera corresponsabilizzazione degli attori sociali ed economici nella definizione delle politiche pubbliche, come accade nella Sozialpartnerschaft austriaca. Lo abbiamo ribadito anche in occasione degli Stati generali del lavoro: non rinunceremo agli strumenti di partecipazione e cogestione previsti dalle leggi provinciali su economia, welfare e lavoro. Anzi vogliamo estenderli e se ce ne sarà la necessità, siamo pronti a mobilitarci per farlo». Nessuno – è il ragionamento del sindacato – né istituzioni né imprese possono chiamarsi fuori di fronte alle sfide quali il calo demografico, la rivoluzione digitale e sostenibile. Al contrario il Trentino deve puntare sulla coesione e alla riduzione delle diseguaglianze. «Un’Autonomia divisa, lacerata, che per esempio, respinge gli stranieri invece di accoglierli, che non si prende cura dei più deboli e in cui si alimenta la contrapposizione degli interessi invece di trovare sintesi più alte, non ha futuro. Per questo abbiamo proposto ad imprese e istituzioni locali, nel bel mezzo della pandemia, di guardare oltre la crisi e condividere un patto per lo sviluppo del Trentino. Un appello caduto nel vuoto, ma che noi continuiamo a rinnovare». Purtroppo il Trentino dalla pandemia in avanti è rimasto sostanzialmente immobile, «perdendo troppo tempo a discutere di bonus e interventi di corto respiro», mentre l’inflazione continuava ad erodere potere d’acquisto ad una classe di lavoratrici e lavoratori che hanno le retribuzioni ferme da trent’anni, triste primato europeo. «Qualche esponente delle associazioni datoriali ha sostenuto che l’Autonomia non può fare molto. Non è così. In Trentino esercitiamo contrattazione di primo livello in molti ambiti e sono diversi i contratti territoriali di secondo livello, dal commercio alle costruzioni. Ed è per questo ancor più grave l’assenza di una reale volontà dei datori di lavoro in primo luogo quelli pubblici di riconoscere aumenti utili a recuperare il potere d’acquisto, anche nei settori dove l’andamento produttivo è particolarmente favorevole». Non basta immaginare il taglio del cuneo fiscale, serve rinnovare i contratti nei tempi giusti. E serve una politica dei redditi che adegui al costo della vita tutte le misure di sostegno al reddito.

I giovani sono l’altra emergenza che richiede scelte e azioni incisive. «Se davvero vogliamo mettere fine all’inverno demografico non bastano bonus e lotterie. Bisogna che i giovani possano inserirsi nel mercato del lavoro con contratti stabili e retribuzioni più elevate. Vanno quindi eliminati i tirocini extracurriculari per tutti i qualificati, diplomati e laureati. Ma si devono anche trasformare gran parte degli stage, a partire da quelli estivi, in contratti di apprendistato retribuito». Grosselli sollecita anche un rafforzamento delle istituzioni formative provinciali, dal nido all’Università, perno per lo sviluppo del Trentino. E allo stesso tempo serve superare la precarietà anche vincolando «i contributi provinciali alle imprese alla stabilizzazione e all’assunzione a tempo indeterminato dei giovani».

La terza emergenza è quella ambientale. L’adattamento e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico rappresentano una sfida cruciale per il Trentino. «Investire sulla sostenibilità sarà un fattore decisivo per la crescita del Trentino. Ma dovremo fare delle scelte: se servono davvero, le grandi opere vanno finanziate e realizzate senza dimenticare però che la più urgente grande opera pubblica è la prevenzione del dissesto idrogeologico. E oggi non è nell’agenda politica. Dovremo essere allo stesso tempo radicali nella richiesta che ogni singola politica, a livello provinciale, inglobi misure utili ad aumentare la sostenibilità. Ma dovremo anche essere molto pragmatici nell’affrontare scelte controverse senza il paraocchi dell’ideologia. In realtà il pericolo maggiore è quello dell’indifferenza». Su queste priorità – ha chiarito in chiusura Grosselli – giudicheremo i partiti alle prossime elezioni provinciali, rivendicando l’autonomia della Cgil. «Ma non siamo indifferenti al quadro politico. Giudichiamo sempre il merito, avanzando proposte migliorative o alternative. Ma abbiamo dei valori non negoziabili. Per questo non ci offende chi ci accusa di “fare politica”. Opporsi alle discriminazioni, sostenere le ragioni dell’accoglienza, contrastare la precarietà, chiedere il potenziamento dei servizi per l’impiego, difendere il servizio sanitario provinciale, reclamare il rinnovo dei contratti pubblici, tutelare chi è povero, pretendere che innovazione e produttività vadano a braccetto con sostenibilità sociale e ambientale, denunciare le colpevoli inerzie nel rafforzare i vincoli su salute e sicurezza sono tutte azioni di politica sindacale che ampliano la nostra capacità di rappresentanza e qualificano la nostra azione sociale. Per questo non vi rinunceremo mai».

Al congresso della Cgil del Trentino oggi sono intervenuti l’assessore allo Sviluppo Economico, Achille Spinelli, il presidente del Coordinamento imprenditori, Giovanni Bort, Cgil-Agb, Cisl e Uil, Ogb Tirol, con i segretari Cristina Masera, Michele Bezzi, Walter Alotti e Philip Wholgemuth. Hanno portato il loro saluto anche UDU Trento e Arcigay. In apertura dopo i saluti del sindaco di Pergine Roberto Oss Emer, hanno preso la parola Olha Vozna dell’Associazione Rasom e Zara Ebadi, della Comunità Donna Vita Libertà, testimoniando quanto sta accadendo in Ucraina e Iran.