il lutto

mercoledì 24 Maggio, 2023

Addio a Silvietto Bomé, il «re dello speck» a Pieve di Bono

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Il ricordo di Angelo Frigerio del direttore del salumificio che si è spento all'età di 71 anni

La comunità di Pieve di Bono piange una figura storica del paese e dell’imprenditoria locale: ieri Silvietto Bomè, direttore dell’omonimo salumificio, si è spento all’ospedale di Trento dov’era ricoverato da una settimana. A darne l’annuncio sono la moglie Rita, i figli Silvia e Fabio, i fratelli Dario, Nora (assieme ai quali dirigeva l’azienda di famiglia), Ivana e Orietta. I funerali si terranno domani alle 16 presso la chiesa parrocchiale di Creto (Pieve di Bono).
Bomè, che in azienda si occupava anche dell’area commerciale e acquisti assieme al figlio Fabio, se n’è andato all’età di 71 anni dopo una vita dedicata al mondo dei salumi. Tutto iniziò nel 1962 con suo padre Odorizio Bomè, fondatore di una piccola macelleria. Furono i figli, nel 1987, a fare il salto decidendo di abbandonare il commercio di carni all’ingrosso per dedicarsi solo alla produzione di salumi. L’idea fu proprio del giovane imprenditore Silvietto Bomè: «Si era innamorato dello speck, visto e assaggiato in Alto Adige, e si mise in testa di replicarlo in Trentino – racconta Angelo Frigerio, direttore del periodico «Alimentando» –. I primi due prodotti li porta al bar dove il papà gioca a carte. Li fa assaggiare a lui e ai suoi amici. I commenti, non si sa quanto veri o influenzati dal vino, sono entusiastici. Negli anni Ottanta nasce così il primo stabilimento, nel 1996 l’ampliamento, nel 2002 un altro ancora fino al 2022 quando viene inaugurato il nuovissimo impianto che viene utilizzato oggi e che permetterà la produzione di quindicimila speck a settimana. Quell’impianto era il suo sogno che si era realizzato». Oggi l’azienda esporta i suoi prodotti in tutto il mondo: Giappone, Canada, Hong-Kong, Emirati Arabi, Taiwan e Qatar. «Silvietto era così – prosegue Frigerio –, con una spiccata attitudine a fare affari sin da piccolo, quando raccoglie le pelli dei conigli per poi rivenderle ai commercianti: il suo primo business». Negli anni Silvietto Bomè strinse collaborazioni con i maggiori produttori di salumi in Italia. «Silvietto – conclude Frigerio – ricordava sempre il rapporto con Paolo Rovagnati. Siamo verso la fine degli anni Novanta. Si presenta all’ideatore del Gran Biscotto con due mattonelle di speck, è emozionato, sa di trovarsi di fronte a un grande imprenditore. Il signor Rovagnati, come lo chiamava lui, soppesa e assaggia il prodotto. Poco prima di Natale arriva un ordine di 300 mattonelle che Rovagnati vuole per il 24 dicembre e altre ancora per Capodanno. Da lì comincia un rapporto commerciale e umano che continua ancora oggi».