Economia
domenica 13 Luglio, 2025
Trump annuncia dazi al 30%, l’Europa tratta e per le imprese trentine rincari di 200 milioni sull’export Usa
di Francesco Terreri
Il presidente di Confindustria, Lorenzo Delladio: «Con cambio e inflazione danno maggiore, subito la trattativa europea». Di 350 milioni l'impatto allargato sulle esportazioni trentine secondo la Cgia di Mestre

Con i dazi commerciali al 30% dal prossimo primo agosto annunciati dal presidente statunitense Donald Trump nella lettera inviata alla Commissione europea, il danno per le imprese trentine che esportano in Usa è di almeno 200 milioni di euro come rincaro dei beni, ovvero costo che gli esportatori devono accollarsi se vogliono mantenere il loro spazio di mercato. Ma il peso economico delle nuove tariffe potrebbe essere maggiore. «La decisione di Trump sconvolge tutto il mondo economico – afferma il presidente di Confindustria Trento Lorenzo Delladio – Non c’è solo il costo diretto dei dazi. Pesa anche il cambio tra euro e dollaro che oggi è sfavorevole a chi esporta negli Stati Uniti. Inoltre l’inflazione in Usa si alzerà e i nostri clienti statunitensi compreranno meno i prodotti dei territori. L’impatto complessivo potrebbe arrivare al 40 o al 50%». L’Ufficio studi della Cgia di Mestre calcola proprio questo impatto allargato dei dazi: 35 miliardi a livello nazionale, 350 milioni sulle esportazioni trentine. Unica consolazione: il Trentino ha un export un po’ meno concentrato su pochi prodotti rispetto ad altre regioni italiane. In Sardegna i primi dieci prodotti esportati pesano sul totale dell’export per oltre il 95%. La provincia di Trento è al 53,5%, Bolzano un po’ meno, con una media regionale del 51,1%. La regione più diversificata è la Lombardia: il valore dell’export dei primi dieci prodotti è pari al 43% delle esportazioni complessive. In ogni caso, però, non c’è tempo da perdere: «Abbiamo pochi giorni per decidere. è urgente avviare la trattativa come Europa, non solo come Italia».
Le esportazioni trentine negli Stati Uniti ammontano nel 2024 a oltre 683 milioni. Nel primo trimestre di quest’anno, a ridosso delle prime misure di protezionismo commerciale dell’amministrazione Trump, le nostre imprese hanno venduto in Usa prodotti per 186 milioni, il 17% in più dei primi tre mesi del 2024. In testa all’export c’è la voce bevande, che significa soprattutto vino, per 183 milioni l’anno scorso, seguita dalle parti e accessori per autoveicoli e loro motori (85 milioni) e dalle macchine per la formatura dei metalli (68 milioni). Rincari delle tariffe commerciali sono già scattati dopo il primo annuncio del presidente Usa il 3 aprile scorso: un dazio generalizzato del 10%, il 50% su acciaio, alluminio e derivati, il 25% su auto, ricambi, componentistica.
L’impatto allargato dei dazi – 35 miliardi in Italia, 350 milioni in Trentino – è calcolato dalla Cgia di Mestre in base a elaborazioni dell’Ocse. L’Ufficio studi degli Artigiani mestrini, tuttavia, sottolinea che i danni potrebbero essere più contenuti. «La Banca d’Italia ricorda che il 43% delle nostre esportazioni verso gli Stati Uniti sono costituite da prodotti di qualità alta e un altro 49% di qualità media. Pertanto, sono prodotti che, verosimilmente, sono diretti ad acquirenti (persone fisiche o imprese) ad elevato reddito che potrebbero rimanere indifferenti ad un aumento del prezzo causato dall’introduzione di nuove barriere doganali». Inoltre i ricercatori di Bankitalia «segnalano che il potenziale calo della domanda statunitense legato all’incremento dei prezzi dei prodotti finali potrebbe essere assorbito dalle nostre imprese attraverso una contrazione dei propri margini di profitto».
Lunedì il presidente di Confindustria Delladio, insieme al direttore Roberto Busato, convocherà subito un direttivo dell’associazione. «Una cifra così alta è stata inaspettata, una vera doccia fredda per i prodotti made in Europa e made in Trentino» commenta. «Trump ci ha abituato al fatto che butta lì cifre alte per trattare in maniera più forte con l’Europa. L’Europa quindi deve essere forte e unita, come ha detto Elly Schlein serve un discorso europeo, non solo italiano. La situazione comporterà azioni forti ma pragmatiche. Bisogna trattare e l’Europa ha carte in mano per farlo».
«Intanto l’eventuale entrata in vigore dei nuovi dazi potrebbe portare a rallentamenti e perfino al blocco di certi prodotti – sottolinea Delladio – Ci sono imprese che potrebbero trovarsi in seria difficoltà. Naturalmente ci stiamo organizzando per trovare altri Paesi di sbocco, ma tante aziende sono già sui mercati nuovi». C’è anche un altro aspetto che preoccupa il presidente di Confindustria Trento. «Quello che mi preoccupa di più è che in questo contesto la Cina diventa più forte. Potremmo essere inondati in Europa dei prodotti che i cinesi non vendono più negli Stati Uniti. Lo scontro commerciale porta danni, è necessario trattare. Dobbiamo mantenere i nervi saldi e guardare avanti positivi».