Tribunale
lunedì 24 Giugno, 2024
Trento, palpeggia, deruba una giovane e poi la incolpa in aula: condannato un uomo
di Benedetta Centin
Oltre ad aver subito l'aggressione, la ventenne si è vista puntare il dito contro dal suo aggressore
A novembre 2018 aveva aggredito e allungato le mani su cosce, petto e natiche di una ventenne alla fermata del bus, in via Maccani a Trento. L’uomo, un peruviano di 39 anni — che la vittima aveva poi identificato grazie ai social — aveva gettato a terra la giovane rubandole soldi e cellulare, questo poi restituito. Per quei fatti l’uomo, accusato di violenza sessuale e rapina, è stato condannato dal tribunale a due anni, tre mesi e dieci giorni di reclusione e 540 euro di multa, oltre al risarcimento da liquidare alla giovane. Una sentenza, questa, confermata in Appello e Cassazione. Ma non è l’unica condanna che il peruviano si è «guadagnato». Accusato di aver calunniato la vittima, di aver raccontato in aula che la ladra era la ventenne, che lo aveva baciato e toccato per riuscire a sottrargli, con destrezza, cellulare e portafogli, è stato sbugiardato anche dalla testimonianza di una suora e nei giorni scorsi il giudice Enrico Borrelli lo ha riconosciuto colpevole di calunnia e gli ha inflitto, in continuazione con i precedenti reati, 8 mesi e 20 giorni di reclusione, accordando un risarcimento di 2mila euro alla giovane, assistita dall’avvocato Giuliano Valer. Che dichiara: «L’iniziativa di denunciare anche quest’ultimo segmento dell’amara vicenda si è rivelata opportuna e necessaria per la doverosa tutela dell’onorabilità della mia assistita, non solo fuori dalle aule di giustizia, ma anche dentro, in quanto era apparso sin da subito intollerabile che l’imputato potesse difendersi accusando e calunniando di furto questa giovane donna, che stava rincasando da una giornata di lavoro».
Il caso
Morte di Chiara Poggi: le impronte di Sempio, le gemelle Cappa, la vacanza in Trentino. Gli sviluppi del delitto di Garlasco e le nuove indagini
di Redazione
È ancora aperto il caso. La Procura di Milano ha chiesto il sequestro della società di investigazioni che nel 2016 prelevò in segreto e per conto della difesa di Alberto Stasi il dna di Andrea Sempio