Olimpiadi

domenica 22 Gennaio, 2023

Terremoto Piné, Deville lascia la Federghiaccio

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Dopo l’addio alle Olimpiadi, il presidente del comitato trentino si dimette: «Traditi dalle istituzioni locali»

Non sono passate neanche 24 ore per vedere i primi effetti della rinuncia della Provincia all’Oval di Baselga di Piné, che avrebbe dovuto ospitare le gare di pattinaggio di velocità alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. La sera stessa della conferenza stampa d’addio Paolo Deville ha rassegnato le sue dimissioni dal ruolo di presidente del comitato trentino di Federghiaccio (Federazione italiana degli sport del ghiaccio). «Ritengo impossibile proseguire il mio mandato essendo venuta meno la fiducia necessaria nei confronti delle istituzioni politiche e sportive», si legge nella lettera. Al telefono è ancora più diretto: «Le mie società, i miei atleti, si sentono traditi dalle istituzioni locali». Quella dei costi è «solo una barzelletta — aggiunge — a Torino i costi di gestione arrivano a 200-300mila euro al mese, non all’anno».

Quello che non va proprio giù è infatti la messa in discussione della «sostenibilità economica dell’investimento». Su cui il Comitato olimpico internazionale (Cio) aveva espresso forti dubbi già a inizio ottobre. Dubbi messi nero su bianco in una lettera rimasta «confidenziale» fino alla conferenza stampa di venerdì al Centro congresso Piné. Cioè fino a quando il presidente del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) Giovanni Malagò, dietro autorizzazione, ne ha letto alcuni passaggi chiave. «Malgrado il supporto della Provincia, noi (il Cio, ndr) riteniamo che non è una buona cosa per la comunità di Baselga fare questo investimento — questa la traduzione dall’inglese di Malagò — Le attività successive non consentiranno di avere un business plan che si possa mantenere». Ergo: meglio evitare le Olimpiadi a Piné.

Una sostenibilità a geometria variabile, contesta Deville, che non parla più come presidente del comitato trentino di Federghiaccio. E quindi si lascia andare. «Mi venite a parlare di sostenibilità a Torino? Per rimettere in funzione l’Oval di Torino serviranno 20 milioni, non 10 milioni come si dice. E poi cosa ne sarà? Sarà chiuso di nuovo e tornerà ad essere una zona fiera come lo è oggi, affittata fino al 2031 ad una società francese», considera l’ormai ex numero uno del ghiaccio trentino. «A Baselga è in dubbio la sostenibilità dell’investimento? — è un fiume in piena — Prima della pandemia, con un impianto che cade a pezzi, registravamo 140mila utilizzatori (presenze) annui. Figurarsi con il nuovo impianto».

Il nuovo impianto avrebbe significato uno stadio del ghiaccio coperto. Sarebbe stato l’unico in Italia, ad eccezione dell’Oval di Torino, che però non è più in funzione. Una struttura attesa da tutto il mondo del ghiaccio italiano. Anche dallo stesso Piemonte. «Baselga è sempre stata definita come sede naturale per la pista lunga, e come confermato nella conferenza stampa sarà la sede della preparazione olimpica. Su Torino quindi cosa facciamo? Apriamo 15 giorni e poi chiudiamo», si chiede il presidente del comitato piemontese Renato Viglianisi. E a lasciare stupito Deville è stato l’«assordante silenzio» della Federazione nazionale del ghiaccio.

Quello che non riesce a spiegarsi, però, è la cronologia degli eventi: «Il 7 novembre l’assessore Failoni redarguiva, allo stesso Centro congresso Piné, chi metteva in dubbio il progetto, poi un mese dopo c’erano già i primi rumors. Mi sento tradito dalla Provincia: l’assenza di visione di questa politica è davvero incredibile», dice con rammarico Deville. Reazioni sono arrivate anche dai consiglieri provinciali di minoranza. «Le Olimpiadi a Piné — afferma Alessandro Olivi (Partito democratico) — volevano anche dire rimettere al centro l’area della mezza montagna. Ecco perché propongo che i ristori vengano messi a disposizione per un piano straordinario di riqualificazione anche per altre realtà turistiche e sportive di quel Trentino che, al pari di Pinè, si sente escluso».