L'intervista
giovedì 10 Luglio, 2025
Stefano Ghisolfi e il muro infranto dell’8C di boulder. «Un’emozione fantastica. La prima scalata? A11 anni. Ora la mia casa è il Trentino»
di Jacopo Mustaffi
È uno dei più forti arrampicatori italiani e ha scelto Arco come residenza. «Luoghi dove una volta si poteva scalare anche ad agosto ora sono impraticabili. Ecco perché andiamo spesso in Norvegia»

Arco non è solo una città famosa per i parchi secolari, gli ulivi e per la rocca, ma è anche un vero Eden per gli scalatori. Ed è proprio qui che uno dei più forti arrampicatori italiani di sempre, Stefano Ghisolfi, ha scelto di trasferirsi dalla sua Torino. Atleta del gruppo sportivo Fiamme Oro, Ghisolfi ha recentemente chiuso Anam Cara Low, un blocco di boulder da 8c a Silvretta, in Austria: il più duro che abbia mai salito. Un risultato che si aggiunge a un palmarès già straordinario, con la vittoria della Coppa del Mondo Lead nel 2021 e l’ascesa di alcune delle vie più difficili al mondo, tra cui quattro 9b+: Perfecto Mundo, Change, Bibliographie ed Excalibur.
Ghisolfi, ha chiuso la Anam Cara Low, un 8c di boulder in Austria. Quali sensazioni ha provato?
«È stata un’emozione fantastica anche perché è stato il mio primo 8c di boulder. Prima non avevo mai scalato blocchi di quel grado, al massimo avevo fatto alcuni 8b+. È successo un po’ per caso, perché il viaggio non era partito con grandi aspettative, volevo solo fare un po’ di boulder. Il primo giorno ho chiuso la versione più facile, quella da 8b+, e già il giorno dopo ho iniziato a provare la partenza più bassa: la Anam Cara Low, che vale l’8c».
E l’ha chiusa in pochi tentativi. Se lo aspettava?
«No, non me lo aspettavo. Appena ho iniziato mi sembrava difficile, ma aderiva molto bene alle mie caratteristiche. È un blocco strapiombante, con prese piccole: esattamente il tipo che mi piace. Pensavo mi avrebbe richiesto più tempo, invece alla fine l’ho risolto abbastanza in fretta».
Da qualche anno vive ad Arco. Come mai ha scelto il Trentino?
«È stata una scelta condivisa con mia moglie, che all’epoca era la mia ragazza. Entrambi, anche prima di conoscerci, avevamo questo sogno di vivere ad Arco, che già conoscevamo come luogo ideale per arrampicare. All’epoca vivevamo a Torino, ma venivamo spesso ad Arco nei weekend e, parlandone, ci siamo detti: “Perché non trasferirci qui, visto che ci veniamo sempre?” Così, nel 2016, appena ho finito l’università, ci siamo trasferiti».
Quali sono i posti migliori per scalare in Trentino?
«Oltre ad Arco, che ha tantissime falesie, mi piace molto la Valdaone per il boulder. Secondo me è uno dei posti più belli in Italia: ha dei blocchi fantastici e un paesaggio davvero suggestivo. Da Arco ci andiamo spesso, in un’oretta ci si arriva».
C’è una via alla quale è particolarmente affezionato?
«Sì, sicuramente la Excalibur, a Drena, vicino ad Arco. È stato l’ultimo 9b+ che ho chiuso, e sono stato il primo a scalarlo. Mi è rimasta nel cuore non solo perché è la via più difficile che ho fatto, ma anche per tutto il processo di avvicinamento: prove, tentativi, momenti condivisi con altri forti scalatori. All’inizio l’ho studiata con Adam Ondra, poi anche per poco tempo con Jakob Schubert e, infine, con William Bosi. Mi ha richiesto un paio di stagioni per chiuderla: ho iniziato a provarla nel 2021 e sono riuscito a chiuderla nel 2023».
Ha citato Adam Ondra: siete amici da tanto?
«Sì, facciamo gare insieme da quando avevamo 12 anni perché abbiamo la stessa età, siamo nati a pochi giorni di distanza. Siamo sempre stati nella stessa categoria, sia nelle gare giovanili che nella Coppa del Mondo. Siamo molto legati e, ultimamente, abbiamo anche scalato molto insieme, soprattutto ad Arco. Questo ha rafforzato ancora di più il legame».
Parlando di lei invece, come ha iniziato a scalare?
«Ho iniziato in palestra a Torino, ma prima ancora facevo gare in bicicletta. A 11 anni, dopo una gara di mountain bike, alcuni amici mi hanno portato a provare l’arrampicata su una parete artificiale in Valle d’Aosta. Mi è piaciuto subito e con mia sorella Claudia abbiamo cercato un corso per principianti, perché i nostri genitori non erano scalatori. Abbiamo iniziato a Torino, partecipando subito a gare giovanili e regionali. Poi, col tempo, siamo diventati entrambi professionisti».
Condivide questa passione anche con sua moglie Sara. Come vi siete conosciuti?
«Ci siamo conosciuti durante una gara di arrampicata a Torino, in una palestra. Da lì siamo andati a scalare insieme, ci siamo innamorati e ci siamo sposati a Narango in Val di Gresta, all’agriturismo Maso Naranch. Tra l’altro lì vicino c’è anche una delle falesie più belle. Ormai con Sara siamo quasi sempre in camper in giro per l’Europa. Adesso stiamo tornando a Innsbruck per allenarci. Siamo stati quattro mesi in Spagna e forse quest’inverno andremo in Norvegia. Negli ultimi anni passiamo il 90% del tempo in camper, più che a casa».
Quali mete mondiali consiglierebbe a uno scalatore?
«In realtà, secondo me le falesie più belle sono in Europa. La Norvegia è fantastica, ci sono stato molte volte, soprattutto d’estate perché non fa troppo caldo. Ovviamente Arco resta uno dei nostri luoghi preferiti, tanto che ci viviamo. Anche Céüse, in Francia, è molto bella per l’estate. D’inverno invece preferiamo la Spagna, soprattutto la Catalogna».
Ha notato l’impatto del cambiamento climatico sulla scalata?
«Sì, anche se non andiamo spesso in alta montagna perché facciamo più arrampicata sportiva. Negli ultimi anni si nota chiaramente che d’estate fa sempre più caldo e per scalare dobbiamo spostarci più a nord. Luoghi dove una volta si poteva scalare anche ad agosto ora sono impraticabili. Ecco perché andiamo spesso in Norvegia, che è uno dei pochi posti dove si riesce ancora a scalare bene d’estate».
Quindi il caldo incide anche sulle prestazioni?
«Sì, sicuramente. Ad alti livelli il caldo rende molto difficile riuscire a fare cose complesse. Cambiano i periodi in cui si può andare in certe falesie, e a volte bisogna proprio cambiare in base alla stagione».
Quali sono i suoi obiettivi futuri?
«Non lo so con certezza. Negli ultimi anni ho scelto di fare meno gare, solo quelle più mirate. Quest’anno ne farò due o tre, l’anno prossimo vedremo. La scalata su roccia sarà sicuramente la mia priorità nei prossimi anni. So che posso ancora fare grandi cose. Un obiettivo che ho da tempo è riuscire a chiudere un 9c. Ho provato Silence, in Norvegia, (la via di free climbig considerata la più difficile al mondo, ndr) per qualche anno, ma per ora non ci sono ancora riuscito».
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