L'intervista
venerdì 19 Luglio, 2024
Ania Marziana, vita da fumettista. Dalle collaborazioni con Sio al suo «Studio Streghetta»: «Con le strisce racconto anche l’ansia da prestazione»
di Anna Maria Eccli
L'artista, all'anagrafe Stefania Bolner, è nata a Villa Lagarina e si è diplomata alla Laba: «Il mio pseudonimo? Mi sento un po' aliena»

Lasciate stare Flintstones, Spider Man, i Simpson e Dragon Ball: la nuova frontiera dei cartoon travalica il mero divertimento più o meno infantile, o adolescenziale, per farsi arte grafica a tutti gli effetti, spesso satirica, e per tutte le età. Ne è testimone Stefania Bolner, alias Ania Marziana, nata a Villa Lagarina il 5 luglio 1996, che per il proprio compleanno ha chiesto una stampante speciale adatta a chi ha fatto della propria passione per il fumetto la propria cifra, e con successo. Dopo il diploma al Liceo delle Scienze Umane di Rovereto Stefania ha infatti virato verso altri lidi: si è laureata in Graphic Design Multimedia alla Laba Trentino con 110 e Lode e in Cinema e Animazione all’Accademia Nemo di Firenze. Viso pulito, modi garbati, che tradiscono una certa timidezza e una grande educazione: oggi è decisamente «in carriera», disegna e anima fumetti, scrive testi, è esperta Animatrice 2D, pubblica su Instagram. Ha autoprodotto «Marziana Comics», «Moon», «Streghette» e all’orizzonte ora c’è l’uscita del libro illustrato «Doppio Balzo nello strato-Tempo» scritto a quattro mani col fidanzato. Tra le altre cose, per Cantiere 26, centro per giovani di Arco, ha ideato, scritto e disegnato la rivista «Tsunami». In Accademia le hanno insegnato il metodo Disney degli anni ‘40 e anche questo le ha permesso di avere quelle basi sicure da cui partire per confrontarsi da freelance con il vasto mondo dei fumettisti nell’Anno Domini 2024 o, come si autodefinisce, dei webcomic artists. A Firenze, dove ormai vive da 4 anni, ha aperto il suo studio creativo con un nome giustamente da cartoon: Studio Streghetta, con la piccola maghetta, di cappellaccio e stivaletto a punta munita, disegnata e animata ai tempi dell’Accademia mentre incede sicura di sé, come avatar. Era un esercizio scolastico, è diventato il suo logo. Collabora con Sio, famoso youtuber fumettista veronese.
Stefania, prima di tutto come dobbiamo definirla? Fumettista? Animatrice di disegni?
«Sono fumettista, illustratrice, animatrice… ho studiato tante cose. Il mondo del fumetto l’ho scoperto grazie ad amici con cui ho iniziato a frequentare fiere dedicate. Negli ultimi 10 anni si è molto evoluto, passando da intrattenimento a forma d’arte grazie anche a ZeroCalcare, alias Michele Rech. In Italia però, a differenza di quanto accade in Francia, il lavoro del fumettista è ancora percepito come “strano”».
Il fumetto resta genere letterario minore.
«Assolutamente no, anzi è un ottimo modo per iniziare a leggere anche il resto».
Lettura dei balloon viatico per Tolstoj?
«Perché no? Il fumetto appartiene alla cultura cinematografica; è testo, parola, disegno, ma anche “regia”, inquadratura, tagli, sfondi… permette di attingere a tanti mondi, al cinema, alla pittura, al romanzo. Può trattare tematiche sociali, culturali, ambientali con poesia, grinta e anche ironia. È un modo per riflettere sulla società attuale».
Si firma con lo pseudonimo, Ania Marziana.
«Ania sono le ultime lettere del mio nome e Marziana… perché mi sento sempre un po’ marziana, fuori luogo».
Diplomata in un liceo come il Filzi, più adatto a futuri maestri, o psicologi.
«Infatti quando l’ho ultimato ero molto confusa, in fondo l’avevo scelto sulle orme di mia sorella Silvia. Di frequentare un liceo artistico non m’era nemmeno venuto in mente. Ho sempre disegnato tanto, nutrito grande passione per le storie e per i cartoni animati, sentivo che ad attrarmi era l’ambito creativo, ma non capivo ancora in quali termini. Le cose importanti di te le capisci solo con il tempo, col passo lento dell’evoluzione. A 18 anni hai la maturità che prima non avevi, così andai alla Libera Accademia Belle Arti dove mi sono laureata in Graphic Design Multimedia. Sono fortunata per avermi potuto formare in ciò che ho sempre amato. I miei genitori mi hanno sempre appoggiata, sono molto legata alla mia famiglia e stare distante non è sempre facile».
Già, perché dal 2020 lei vive a Firenze.
«Sì, dopo la laurea triennale alla Laba mi sono spostata per studiare Cinema e Animazione nella mia seconda Accademia, la Nemo. Il mio ragazzo, Michele De Stefano, mi ha seguita. Anche lui è fumettista, viviamo assieme, ma ogni due mesi torno a Villa perché i legami emotivi con la mia famiglia sono profondi. Di amici ne ho sempre avuti pochi, perché sono una marziana. Pochi, ma buoni».
Succede a chi sa stare sulle proprie gambe da sola. Quale novità c’è nella sua vita?
«Ho aperto uno studio di animazione a Firenze e sto scrivendo dei libri per l’editoria. Tra poco, uscirà anche un fumetto molto particolare, scritto e disegnato a quattro mani con Michele: “Doppio Balzo nello strato-Tempo”. È particolare. Abbiamo scritto e illustrato separatamente, due storie diverse, parallele, e poi le abbiamo fatte entrare in rotta di collisine».
Pubblica i fumetti online.
«Su Instagram, dal 2019. Ho raccolto fumetti brevi che tutti possono scaricare gratuitamente. Instagram mi piace perché mi permette di sperimentare molto, nell’uso del colore come nello stile del disegno».
Collabora con una star del fumetto, il veronese Sio.
«Sì, provvedo ad animare suoi fumetti. Sio, creatore del disegno di Cucciolone che troviamo sul gelato, realizza un sacco di cose, fa fumetti mensili, video online, ha persino avviato una casa editrice, per questo si avvale di assistenti come me che lo aiutano. Lui mi manda l’audio in cui letteralmente recita i personaggi che ha ideato e io li disegno nel suo stile e li animo. Ha uno stile grafico molto sintetico, diverso dal mio, che è più lento. Il suo stile ironico arriva subito, deve fare ridere. Spesso viene frainteso: sembra frivolo, esplosivo, invece nei suoi lavori c’è molta profondità. Lo seguivo da una decina di anni e adesso sono felice di lavorare per lui».
Una sua qualità e un difetto.
«Una qualità: sono introversa e mi trovo a mio agio nell’introversione. Questo non fa sentire soli, mai. Trovo molta forza in me stessa. Invece, un difetto è sicuramente quello di sentire l’ansia. Specchio dell’introversione, forse, ma danneggia, limita, è un ostacolo da superare».
Ha chiamato il suo laboratorio fiorentino «Studio Streghetta» e di mostri e streghette in effetti ne disegna molti.
«Sono appassionata di fantasy; nelle mie storie ci sono sempre creature strane, streghe, vampiri… questo non impedisce di trattare argomenti serissimi, che riguardano la vita di tutti i giorni. Amo anche la fantascienza, metto la fantasia al servizio della realtà. La vita è fatta fi magia: nell’arte, nell’amore, nelle relazioni».
Nei suoi balloon trovano spazio anche discorsi esistenziali, la critica alla «maschera», per esempio.
«In una serie di fumetti brevi, “Burnout”, parlo di situazioni che ho vissuto personalmente, come quella del dover dimostrare a tutti i costi di “avercela fatta”. In “Burnout” Ania esterna l’ossessione che costringe a innescare una corsa contro il tempo per evitare il fallimento. Ania sono io, con l’obiettivo strampalato di fare la fumettista come lavoro. Sento ancora il timer puntato sopra la testa; ti fa pensare alla caduta, al fallimento. Esternare questo meccanismo è stato terapeutico».
l'intervista
Alessandra Amoroso a Trento: «Salire sul palco insieme a mia figlia? Faticoso ma voglio continuare fin quando posso»
di Ilaria Bionda
Sabato 5 luglio la cantante pugliese si esibirà alla Trentino Music Arena: «Ho smesso di fare la guerra con me stessa. Ho accolto anche il mio lato oscuro»
l'intervista
L’architetto e docente Angonese: «Il riuso sarà il tema del futuro. Il concetto di nuovo diventerà secondario»
di Emanuele Paccher
Il professore ordinario dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana (Usi) a Mendrisio sarà ospite a Castel Vigolo: «Dobbiamo riportare la vita negli spazi pubblici, oggi non sono pensati»
La storia
Pietro Darra, 102 anni, che servì in trattoria Degasperi, Nenni e Togliatti: «Mangiavano assieme, sembravano inseparabili. L'attentato a Palmiro? Ero lì»
di Mattia Eccheli
Oggi è tornato a Raossi (Vallarsa) ma a 13 anni andò a Roma per lavorare in un ristorante della capitale, davanti alla Camera: «Mi chiamavano il "tedesco" perché venivo dal Nord. Cosa mangiava lo statista trentino? Il venerdì baccalà»
L'intervista
Federica Morelli e le radici del razzismo di oggi: «Fascismo e colonialismo arrivano dopo, l'origine è la tratta atlantica degli schiavi»
di Francesco Barana
Docente dell’Università di Torino e ricercatrice all’Istituto Storico Italo-Germanico della Fondazione Bruno Kessler di Trento, assieme al suo gruppo di ricercatori ha avviato il progetto «BlackItaly». «Raccontiamo una storia dimenticata»