Economia

venerdì 6 Gennaio, 2023

Stangata da inflazione e bollette

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I prezzi calano ovunque tranne che in Italia dove famiglie e imprese soffrono rincari doppi rispetto a Francia, Spagna e Germania

L’inflazione non molla. Il dato italiano di dicembre, confrontato con lo stesso mese del 2021, segna +11,6%, in leggero calo rispetto al +11,8% di ottobre e novembre. Però nei confronti di novembre il caro-vita cresce di un altro 0,3%. «Nel 2022 i prezzi al consumo registrano una crescita in media d’anno di +8,1%, segnando l’aumento più ampio dal 1985 (quando fu pari a +9,2%), principalmente a causa dall’andamento dei prezzi dei Beni energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021). Al netto di questi beni, nell’anno che si chiude, la crescita dei prezzi al consumo è pari a +4,1% (da +0,8% del 2021)», aveva commentato l’Istat, giovedì. «In base alle stime preliminari l’inflazione acquisita, o trascinamento, per il 2023 (ossia la crescita media che si avrebbe nell’anno se i prezzi rimanessero stabili fino al prossimo dicembre) è pari a +5,1%, ben più ampia di quella osservata per il 2022, quando fu pari a +1,8%», concludeva l’istituto di statistica.
L’Italia, si sa, è oppressa dalle bollette. In particolare dal gas, che rappresenta la fonte per oltre il 50% di energia elettrica. Le tariffe del metano erano salite a dicembre e quelle della luce si trovavano ancora ai massimi, così i prezzi degli energetici regolamentati hanno registrato un balzo, mese su mese del 7,9% per effetto degli aumenti dei prezzi del gas di città e gas naturale mercato tutelato: +23,4%. Si sono raffreddati invece i beni alimentari, le cui quotazioni evidenziano una sensibile attenuazione del loro ritmo di crescita. In particolare, la tendenza al rallentamento riguarda i prezzi degli alimentari non lavorati. Si accentua, invece, il ritmo di crescita su base dei valori degli alimentari lavorati (+0,8% il congiunturale).
Volano però i servizi, +0,7% rispetto a novembre, prevalentemente a causa dei prezzi di quelli ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,4% sul mese), che risentono dell’accelerazione che interessa i prezzi di alberghi e motel (+0,3% il congiunturale) e dei pacchetti vacanza, balzati addirittura del 34,2%. In moderata risalita anche i servizi relativi alle comunicazioni (+0,4% la variazione congiunturale) per effetto del balzo della telefonia mobile (+0,7% sul mese). In rialzo poi i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+1,1% il congiunturale) a causa dei prezzi del trasporto aereo passeggeri (+12,8% su base mensile dovuto per lo più a fattori stagionali), di quelli del trasporto passeggeri su rotaia (+0,4% rispetto a novembre) e del trasporto marittimo e per vie d’acqua interne (+1,8% il congiunturale).
Ma a dicembre su novembre l’inflazione è scesa in gran parte dell’Europa. In Germania è calata dello 0,8%, considerando che il governo federale ha pagato la bolletta del gas alle famiglie tedesche proprietarie di casa, riducendo a un +8,6% l’incremento annuo dei prezzi. In Francia il carovita è arretrato invece dello 0,1% portando il dato annuo a +5,9% (da +6,2% di novembre). Solo in Spagna i prezzi sono cresciuti, come in Italia, dello 0,3%, tuttavia l’inflazione annuale è crollata di un punto percentuale a +5,8%.
L’Italia soffre così rincari annuali quasi doppi rispetto a Parigi o Madrid. Un peso che è destinato ad accentuarsi considerando l’ulteriore aumento delle bollette del gas per il mercato tutelato e il balzo del costo dei carburanti dopo l’abolizione dell’ultimo sconto sulle accise scattato dall’1 gennaio. A dicembre, nonostante fosse stato già levato il primo sgravio accise di oltre 12 centesimi al litro, il prezzo della super era sceso di uno 0,5% nei confronti di novembre. Solo un calo del prezzo del petrolio a gennaio potrà evitare un rincaro e un balzo del tasso di inflazione. Per superare il picco, come è capitato ad altri Paesi europei, bisognerà aspettare qualche mese.