Riti

mercoledì 22 Marzo, 2023

Siccità, tornano le processioni per la pioggia. Ci pensano anche a Bleggio

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In diverse parti d'Italia si invoca l'aiuto dall'«alto». In Trentino uno dei luoghi di pellegrinaggio è la località delle Giudicarie

Tornano le processioni per la pioggia. Dal Piemonte (Oropa) alla Liguria (Imperia), fino alla Sicilia, qualche vecchio parroco ha rispolverato in questi giorni le antiche tradizioni. Peraltro anticipate sul calendario agricolo. Di solito i cortei devoti si tenevano nel cuore dell’estate, quando la siccità mordeva, i raccolti seccavano, e non restava altra via che invocare la benevolenza del cielo. In tutti i sensi. Nel Trentino dai torrenti boccheggianti, con i laghi calati di livello e i ghiacciai ridotti al lumicino, a quanto si sa non sono alle viste processioni propiziatorie. Eppure, per secoli, la pratica di andare tra i campi a invocare la pioggia fu una delle costanti della devozione cattolica.
Si cominciava con le rogazioni di primavera, pubbliche processioni di supplica per propiziare un buon raccolto. Quelle maggiori si tenevano il 25 aprile; quelle minori nei tre giorni avanti l’Ascensione. In presenza di siccità servivano pure a far aprire «i rubinetti del cielo», o a chiuderli se il Padreterno li spalancava tanto da provocare un’alluvione. Nel Trentino occidentale c’è un luogo di culto, una chiesa divenuta santuario, che da cinque secoli conserva la chiave inglese dell’idraulico celeste. È una croce di legno, due mezzi tronchi di larice del peso di 106 chili, conservata nella cappella laterale della pieve dei santi Dionisio, Rustico ed Eleuterio, a Santa Croce di Bleggio.
La croce fu piantata da alcuni pastori sul monte San Martino che domina la vasta plaga delle Giudicarie esteriori. Secondo una pia leggenda, nel 1623 cominciò a lampeggiare di notte. Si disse che era un legno miracoloso. La domenica, i devoti bleggiani disertavano le funzioni religiose e la dottrina cristiana per salire alla croce sul monte. Il pievano, Alberto Farina, visti inutili i richiami, ordinò la rimozione della croce che fece portare in paese, nella parrocchiale. Mica una chiesa qualsiasi: la più insigne della valle. Vanta una cripta del XII secolo con sculture del VIII e IX secolo e affreschi bizantini di un precedente edificio sacro altomedievale.
Nell’archivio parrocchiale di Stenico si legge che «Li 11 maggio 1624 fu cavata la croce posta in Monte Bracco [ora S. Martino], sopra Tignerone, (es)sendo di larice di pesi 24 e fu portata con solennità alla Pieve di Bleggio alla pubblica venerazione per li miracoli operati e poi fu posta in una cappella fattavi apposta, che fu poi compita l’anno 1640». La croce misura 5 metri e mezzo con il braccio di 3 metri.
Il pievano, Alberto Farina, che fu parroco di Bleggio dal 1593 al 1646, tenne la conta delle «grazie ottenute dalla S. Croce». Un manoscritto di 33 paginette ne enumera ben 153. Le tavolette «ex voto», che ancor oggi tappezzano le pareti della cappella, testimoniano lo sviluppo del culto. Infatti, la croce di legno fu levata più volte dalla propria sede per essere riportata in montagna. Un rinnovato Calvario per invocare la pioggia, la cessazione delle epidemie o delle guerre. Raccontano le cronache: ogni volta che la croce fu portata in processione «cadde la sospirata pioggia». Forse si cominciò fin dal 1630, al tempo della peste manzoniana o nel 1643 quando per «il mal contagio», a Fiavé, «morivano otto, dieci persone al giorno».
È certo che nel 1703, all’approssimarsi delle armate del generale francese Louis Vendôme, la comunità si votò alla «Santa Croce». I Francesi fecero poco danno. Se ne andarono a settembre del 1703 e il 28 ottobre il pesante legno di larice fu portato in corteo sulla montagna. Analogo rito fu compiuto negli anni di «grande siccità»: 1734, 1743; 1754 e via a seguire una ventina di volte dal 1775 al 1881. Nel XX secolo, processioni e devozioni si tennero nel 1913, 1914, 1921, 1927, 1933, 1938, 1946, 1975 e 1983. Questi ultimi due legati alle celebrazioni per essere anni di giubileo. Nel 2000 si replicò e si fece una processione (per «l’anno della fede») il 14 settembre 2013. Tremila devoti, guidati dall’arcivescovo Bressan, accompagnarono la croce di Bleggio sul monte San Martino. La portarono, alternandosi, i pompieri, gli alpini in congedo, i volontari della zona. Dovrebbe accadere nuovamente fra due anni, poiché la Chiesa cattolica proclamerà un nuovo giubileo così come accade, salvo eventi straordinari, ogni quarto di secolo. A meno che la comunità del Bleggio non decida di anticipare al 2023 la levata della croce. Gli spunti non mancano: la pandemia che volge al termine, la guerra in Ucraina che non pare aver fine, la siccità che minaccia la semina. Inoltre, nel 2023 cadono 160 anni da quando fu alzata, di fronte alla chiesa, una croce di granito alta 18 metri. Costò 7 mila fiorini. Il monumento alla croce fu inaugurato il 14 settembre 1863 «col concorso di 4 mila persone, quantunque giorno feriale e di 30 preti».