L'intervista
venerdì 9 Giugno, 2023
di Daniele Benfanti
«Due mesi fa avrei detto con fermezza di no. Come ho ribadito più volte, non ho mai avuto ambizioni personali. Fare il sindaco mi piace, c’è ancora del lavoro da fare che vorrei seguire». Roberto Oss Emer, che esattamente dieci anni fa saliva da vincitore le scale del municipio perginese e diventava primo cittadino, poi riconfermato con consensi crescenti nel 2015 e nel 2020, non si nasconde: «Sostengo Francesco Valduga, cui mi legano stima e amicizia, e c’è bisogno di candidati competitivi nell’Alleanza democratica per l’autonomia. Se mi viene chiesto, sono a disposizione per una candidatura alle provinciali del 22 ottobre. Per puro spirito di servizio. Se ci sarà da ufficializzare la candidatura, sarà tra luglio e agosto. Come prevede la legge, il sindaco di una città come Pergine dovrebbe dimettersi per partecipare alle provinciali. La nuova normativa nazionale applicata anche in Trentino, che prevede un tetto ai due mandati, mi spingerebbe a optare per questa scelta con meno rammarichi».
Sindaco Oss Emer, riavvolgiamo il nastro. Il primo ricordo di quel 9 giugno di dieci anni fa in cui vinse al ballottaggio con Osler in rimonta?
«L’ho detto più volte: ho iniziato per caso. Ma al ballottaggio ero convinto di potercela fare con le liste civiche. Venendo dal mondo dell’impresa non avevo certo paura del ruolo, ma il primo pensiero è stata la preoccupazione per la responsabilità di guidare il terzo comune del Trentino. Prestigio e responsabilità».
Come fu l’inizio dell’esperienza da primo cittadino?
«Terribile… L’opposizione era cattivissima. D’altronde avevo rotto, da esterno, un giocattolo che avevano tra le mani da 30-40 anni. Fu dura anche per me, che sono tendenzialmente un decisionista».
Soddisfazioni e rimpianti di questi dieci anni da sindaco?
«La soddisfazione è stata il crescente consenso: passare dal 27 al 54 al 60% nelle tre elezioni è stata una conferma del buon lavoro fatto. Penso i cittadini abbiano apprezzato che non ho paura di dire di no e ho sempre lasciato le porte aperte. Rammarichi? Il mio cruccio è il finanziamento provinciale mancato, dal 2019, per le scuole Andreatta. Fondi ora usati dalla Provincia per rimpinguare il Pnrr. Ma che potrebbero uscire dalla variazione di bilancio di luglio. Vedremo».
«Sgambetti» dalla Provincia in questi anni, per il fatto di non essere collocato nel centrodestra?
«No. Ma nemmeno grandissima attenzione per il terzo comune del Trentino. Un’altra soddisfazione è aver fatto tanti lavori senza che dal 2012 arrivassero risorse provinciali. Tutto con le nostre forze».
Qual è lo stato di salute della nostra autonomia?
«La usiamo male. Alle norme nazionali diamo una veste locale, ma non siamo riusciti a snellire la burocrazia. Le norme nuove si affiancano alle vecchie, di fatto si complica sempre tutto».
Come finirà la questione San Cristoforo?
«Il consiglio comunale si è espresso all’unanimità. Il nostro obiettivo era ottenere l’area del Teatro tenda con la perequazione. A San Cristoforo serve dare una mano agli operatori per riqualificare la frazione. Sono ottimista: la variante ci sarà. E riqualifichiamo l’ex Cus, con una sala polifunzionale».
L’ex Artigianelli a Susà è un altro nodo storico. Novità?
«Con la Provincia stiamo elaborando un masterplan. Sarà tutto demolito e la Provincia ci cede una parte dell’area per un parco e un campo sportivo. E una scuola, quando ci saranno le risorse. Sul resto c’è un’ipotesi da verificare: l’archivio provinciale».
C’era anche grande attesa per lo studentato universitario.
«Dipende dal ministero. Sapremo qualcosa entro questo mese. Auguro alla Cassa Rurale di farcela».
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