L'intervista

giovedì 31 Luglio, 2025

Riva fuori dalla Comunità del Garda. Le motivazioni del sindaco Zanoni: «Nessuna trasparenza, dove vanno a finire i soldi?»

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Il primo cittadino risponde alle critiche (arrivate anche dai colleghi): «Una lettera condivisa contro la ciclovia voluta da Fugatti sarebbe un segnale in controtendenza»

Difficili da digerire le posizioni dei sindaci gardesani e del vicepresidente della Comunità del Garda, Filippo Gavazzoni, che avevano ammesso stupore e incredulità per l’annuncio dell’uscita dall’Ente interregionale del Comune di Riva voluta dal sindaco Alessio Zanoni, Un’uscita motivata dallo stesso sindaco rivano per mancanza di trasparenza in termini di bilanci e di vera coesione.

 

Sindaco, la decisione da lei presa si fonda su un precedente storico di epoca molinariana. Come mai?
«È il frutto di un’attenta riflessione, maturata anche in ragione di esperienze pregresse. È ben noto il precedente del 2012, quando l’uscita del Comune dalla Comunità, disposta dall’allora sindaco Claudio Molinari con il versamento di una quota una tantum, portò ad un contenzioso civile promosso dalla Comunità del Garda, con un esborso finale per Riva di oltre 98 mila euro. Ho ritenuto doveroso agire con la massima cautela e adottare tutti i passaggi necessari per garantire libertà di scelta e tutela patrimoniale».

 

Vi sono quindi dei costi che il Comune sostiene per aderire alla Comunità del Garda?
«Per aderire versiamo 30 mila euro l’anno, altrettanti se ne spendevano per l’evento, che nulla a che fare con la tutela delle acque del lago, denominato “Garda in love”».

 

Lei afferma inoltre che vi sia una mancanza di trasparenza sui bilanci.
«Reputo che un’associazione di Enti pubblici dovrebbe operare nella massima trasparenza e pubblicare in chiaro ed in tutta evidenza i bilanci dell’associazione, informando adeguatamente in merito alle spese di funzionamento, del personale, oltre ovviamente alla specifica dettagliata delle risorse che rimangono da destinare all’attività utile all’interesse generale e collettivo. È un passaggio che ho sempre preteso, ma che ad oggi non si è ancora concretizzato. Spero che su questo i colleghi sindaci possano concordare, perché pure le loro quote di adesione rappresentano risorse di tutti».

 

Qual è il ruolo della Comunità del Garda?
«Vi è una sovrapposizione di ruoli e compiti. Basti pensare che anche la nostra Apt Garda Dolomiti è associata alla Comunità del Garda, quando esistono già altri organismi di coordinamento, valorizzazione e promozione turistica come “Garda Unico”».

 

Lei però non ha voluto un confronto prima di decidere di uscire, è così?
«Dopo la delibera di uscita, nessun rappresentante dell’associazione, men che meno la Presidente Mariastella Gelmini, ha ritenuto opportuno un confronto diretto. Solo il Segretario ha espresso “osservazioni”, che a mio avviso hanno travalicato il suo ruolo. Leggo di una “crociata” di sindaci per un “ripensamento”, portata avanti forse nel mal celato tentativo di sollevare l’opinione pubblica sperando nelle pressioni della stessa verso il sottoscritto. Questo non è il modo migliore per aprire un confronto serio. Quello che conta sono le azioni che una realtà, pagata con soldi pubblici, riesce a portare avanti a favore di un territorio e dei suoi abitanti».

 

Cosa dovrebbe fare a Comunità del Garda?
«La Comunità del Garda, ha recentemente compiuto 70 anni, e ha il dovere di dimostrare con i fatti il proprio impegno verso la tutela del bacino lacustre. Un ente che si nutre di fondi pubblici dovrebbe avere come obiettivo prioritario la tutela del Garda, non la semplice promozione. Mi sarei aspettato una presa di posizione netta contro le criticità ambientali del progetto della ciclovia trentina, che prevede strutture a sbalzo di 5,5 metri, mentre invece questo soggetto, che racchiude tutti i Comuni del lago, non è riuscito a fare sintesi ed ora ci troviamo di fronte a soluzioni diversificate fra le varie Regioni. Infatti la Regione Lombardia, in una logica di tutela paesaggistica, ha scelto di non procedere con la realizzazione della ciclovia sotto le falesie, preferendo una soluzione alternativa sul lago. Qui si comprende in maniera plastica che la rappresentanza unitaria dentro questa realtà di fatto non ha partorito nulla di unitario».

 

Questa mancanza di unità c’è sempre stata o la Comunità ha dimostrato di poter incidere?
«L’impressione che ne traggo è che questa realtà di fatto si sovrapponga alla promozione più che all’esercizio della vera e concreta protezione del Garda. In questi 70 anni, la Comunità del Garda non è riuscita a incidere concretamente su temi centrali a partire dall’edificato, alla rete di depurazione, alle condizioni della viabilità e della mobilità nel suo complesso, per non parlare poi della qualità dell’aria che respiriamo in alcuni periodi dell’anno».

 

Cosa deve fare oggi la Comunità del Garda?
«Non si tratta di trovare colpevoli, ma di assumerci collettivamente delle responsabilità. A fronte di tutto questo, ritengo che oggi servano azioni concrete, non celebrazioni o riunioni simboliche. Se davvero si vuole iniziare un nuovo corso, si parta da un gesto unitario e significativo: ad esempio, una lettera condivisa da tutti i sindaci del Garda indirizzata al presidente Fugatti, contro lo scempio ambientale che con la realizzazione della ciclovia si sta consumando sulla sponda trentina, potrebbe rappresentare un primo segno tangibile di responsabilità e coerenza. Riva continuerà a fare la propria parte nella tutela del lago, pretendendo che ogni euro pubblico sia speso in modo efficace, trasparente e nell’interesse della collettività».