La Giostra

venerdì 4 Novembre, 2022

Quando il museo insegna la storia

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L'area educativa dalla Fondazione Museo storico del Trentino mette in campo tutti i linguaggi e i media. Luca Caracristi: «Svelare i legami tra passato, presente e futuro: questa è la nostra sfida»

Come si insegna la storia ai bambini e alle bambine? Luca Caracristi, dell’area educativa della Fondazione Museo storico del Trentino, ci spiega quali sono gli strumenti che utilizzano lui e i suoi colleghi e colleghe per l’insegnamento della storia nelle scuole. Un insegnamento che si basa sempre più sull’ausilio di linguaggi differenti, dove la multimedialità, la televisione e il web svolgono un ruolo decisivo. Il progetto Storia Edu prevede infatti videolezioni e contenuti online in continuo aggiornamento. «Con il nostro canale tematico “History Lab”, il canale televisivo della fondazione, progettiamo i percorsi didattici nelle scuole in modo da ottenere strumenti concreti anche per il web e per la televisione. I risultati vengono poi messi a disposizione dei docenti sul nostro canale youtube».
Svelare i legami tra passato, presente e futuro. Ci si aspetta questo dall’insegnamento della storia nelle scuole. Ma anche molto altro. Per coloro che se ne occupano, spiegare la storia non è mai facile. Ma è appassionante. «Ci muoviamo su due ambiti principalmente», dice Caracristi. «Da un lato lavoriamo sulla conoscenza delle fonti della storia, dall’altro cerchiamo di spiegare i cambiamenti del nostro territorio. In entrambi i casi, progettiamo percorsi che portiamo nelle classi in stretta collaborazione con la redazione di History Lab». Per quanto riguarda lo studio delle fonti, per esempio, Caracristi ci racconta delle Storie in scatola, tra i percorsi più richiesti dalle scuole nell’offerta didattica della fondazione. «Con “Storie in scatola” programmiamo, d’intesa con gli insegnanti, tre incontri in classe. Nel primo spieghiamo quali sono le fonti e come si usano, nel secondo chiediamo ai ragazzi di potare una fonte della storia in una scatola, che racconti qualcosa della loro vita personale e famigliare, nel terzo realizziamo una puntata per il format televisivo, che poi viene caricata su youtube. È un percorso rivolto alle scuole primarie. Spesso emergono elementi importanti su cui riflettere, che coinvolgono direttamente i bambini, chiamati a raccontare le loro storie partendo da un oggetto. È anche un’occasione di confronto tra culture differenti, sulla base della diversa provenienza famigliare». Sempre sull’uso delle fonti, ci sono altri percorsi simili, come Il mistero dell’archivio. Per quanto riguarda invece i cambiamenti del territorio, «portiamo i ragazzi in città con dei percorsi guidati – continua il ricercatore – sui luoghi delle principali trasformazioni che Trento ha conosciuto, concentrandoci sullo spostamento del fiume Adige e sul perimetro delle vecchie mura medievali». Per mostrare il cambiamento, l’area educativa della fondazione Museo storico propone Immagina una storia. «Un percorso tematico – dice Caracristi – che coinvolge direttamente i bambini. Chiediamo loro di portare una fonte visiva, una fotografia o una cartolina, la analizziamo insieme e poi andiamo a scoprire gli elementi di confronto ieri/oggi, cercando come è cambiato quel posto. Nelle proposte didattiche si trovano anche “Storia in 5 mosse”, pensato per le scuole secondarie di primo grado, ma esteso anche ad altre classi: un format televisivo dove viene approfondito un tema storico in meno di dieci minuti con un conduttore/attore che interpreta un copione scritto dai ricercatori dell’area educativa». Tra le ultime creazioni del gruppo di lavoro di Luca Caracristi, infine, c’è anche Una famiglia in movimento, sviluppato in questi mesi.
Parallelamente a queste attività, l’insegnamento della storia ai bambini e alle bambine viene portato avanti con altri percorsi didattici su temi differenti, anche in relazione a singoli territori, e nelle sedi espositive della fondazione, dove sono presenti le mostre temporanee: a Le Gallerie, a Forte Cadine e al Museo dell’aeronautica Gianni Caproni.