Il fenomeno
venerdì 6 Settembre, 2024
di Davide Orsato
Da due mesi i corpi dei vigili del fuoco volontari del Trentino vanno a caccia di vespe e di calabroni. Quasi ogni giorno arriva almeno una chiamata (e spesso di più): c’è un nido in giardino, sotto una trave, tra gli scuri della finestra oppure — capita anche questo — sotto il sellino della bicicletta. È normale amministrazione ma ci sono anni in cui l’impegno è molto maggiore di altri e il 2024, con il suo lungo, caldo, strascico estivo, è uno di quelli. Tra luglio e agosto, la Federazione dei vigili del fuoco volontari ha contato ben 60 uscite dei propri corpi per «imenotteri», come vengono, in gergo, classificati questi tipi di interventi. Ma nei primi giorni di settembre gli interventi sono aumentati ancora, con un picco fino a inizio di questa settimana. La pioggia, arrivata ieri assieme a un calo generalizzato delle temperature, sembra averli placati.
Al lavoro di notte
La chiamata da parte dei singoli cittadini arrivano spesso al corpo volontario di riferimento piuttosto che al 112. I vigili del fuoco però, non intervengono subito, sia perché non si tratta di missioni urgenti, sia perché la rimozione del nido deve avvenire al tramonto, per una questione di precauzione. Gli insetti, infatti, sono meno attivi e non si corre il rischio di essere punti. Poche chiamate, negli ultimi tempi, hanno riguardato gli sciami d’api, per il quale c’è una procedura particolare. Per i preziosi insetti impollinatori, infatti, viene chiamato un apicoltore, che provvede a far traslocare l’intero sciame in un’arnia salvaguardando la regina. Per vespe e calabroni, invece, si usano le maniere cattive: i nidi vengono rimossi. La procedura è a pagamento, cosa che sorprende qualche cittadino, ma è prassi, visto che si tratta di un servizio tecnico, più che un intervento d’aiuto. I tariffari vengono decisi a livello comunale e si aggirano, mediamente sui 60 – 70 euro a intervento.
Caldo e umidità
Ma perché tanti sciami di imenotteri si stanno spostando in questo periodo? Un simile fenomeno era già avvenuto nel 2011, anno in cui si è registrato — non a caso — uno dei mesi di settembre più caldi della storia climatica italiana. «Il caldo e, soprattutto, l’alto tasso di umidità che ha caratterizzato le ultime settimane sono entrambi elementi che favoriscono la proliferazione degli insetti — spiega Alessandra Franceschini, biologa e ricercatrice del Muse — vale per tutti, a cominciare dalle zanzare e per gli insetti che notiamo di meno. Tra questi ci sono le prede di vespe e calabroni. Gli “insetti sociali” possono così aumentare di numero ed espandersi: è questo che sta all’origine degli sciamo che si notano anche in questi giorni. Poi c’è un aspetto di tipo psicologico: le persone prestano una maggiore attenzione, nei mesi estivi, a questo tipo di insetti: si gira all’aperto e, tendenzialmente, poco coperti. Così aumentano anche le precauzioni. Quanto ai luoghi scelti dagli imenotteri, i “criteri” sono quelli di un posto caldo, ma riparato dal sole, per evitare l’esposizione diretta ai raggi». Il maggior numero di interventi si è registrato proprio nelle città, Trento (dove operano i permanenti: anche loro con una media di oltre un intervento al giorno), Rovereto, Pergine. Anche le autorità sanitarie prendono precauzioni: diverse aziende sanitarie in Italia si sono attrezzate per un aumento degli interventi dovuti a reazioni allergiche il cui picco, negli ultimi anni, si registra proprio nei mesi di settembre e ottobre.