Il caso
venerdì 8 Dicembre, 2023
di Simone Casciano
L’indagine sulle polveri sottili del Guardian, analizzata anche sull’edizione di Terra Madre due giorni fa, pone il problema delle polveri sottili sotto la lente di ingrandimento e rende evidente l’urgenza di uno sforzo per migliorare la situazione. Gabriele Tonidandel, direttore dell’ufficio aria e agenti fisici dell’Agenzia provinciale per la protezione ambientale (Appa), precisa che «È vero che in molti comuni si sfora il valore di 5 microgrammi per metrocubo di Pm 2.5, ma il valore imposto dalla Comunità europea è 25 e siamo dentro». Anche l’Europa però è al lavoro per migliorare i suoi dati
Orizzonte 2050
La direttiva europea sulla qualità dell’aria infatti, i cui valori sono stati stabiliti nel 2008, è al momento in revisione. «L’obiettivo è quello di arrivare alla soglia di 5 microgrammi per metro cubo, il valore indicato da Oms sotto i quali non c’è evidenza di malattie indotte dalle polveri sottili, siano esse bronchiti o tumori – spiega Tonidandel – Chiaro che non ci si potrà arrivare dall’oggi al domani. Non basta fare una legge perché una cosa succeda». Lo scenario più probabile, quindi, è che l’Europa stili un cronoprogramma che preveda una progressiva diminuzione delle emissioni di polveri sottili (Pm 10) e ultrafini (Pm 2.5) nei prossimi anni, con obiettivi sempre più stringenti. «Si sta ragionando di creare un percorso che ci porti in Europa entro i 15 microgrammi per metro cubo nel 2035, per poi scendere a 10 nel 2045 e infine a 5 microgrammi nel 2050». Per riuscirci ogni nazione e ogni regione d’Europa dovrà darsi i propri obiettivi specifici. Il particolato infatti dipende da diverse fonti di emissioni a seconda dell’area. In pianura padana per esempio è l’ammoniaca degli allevamenti a giocare un ruolo molto importante in questo tipo di emissioni. In Trentino invece il problema è un altro: il riscaldamento domestico, in particolare quello a legna.
«Siamo quello che respiriamo»
L’identikit dell’inquinatore da polveri sottili numero uno in Trentino ha un nome solo: fornasela.
«Le stufe a legna sono un grande problema – dice Tonidandel – Per migliorare serve innanzitutto un balzo culturale. Dobbiamo capire che siamo quello che respiriamo e che quello che respiriamo è figlio di quello che consumiamo». Appa da tempo è impegnata nel migliorare la qualità della produzione di calore tramite biomassa e contemporaneamente di ridurne la quantità. Attraverso eventi di sensibilizzazione in tanti comuni e valli ma non solo. «È attivo in questo momento un bando provinciale per la sostituzione delle vecchie stufe, che sono molto inquinanti. È fondamentale preferire quelle nuove, capaci di produrre molto più calore, inquinando molto meno. Un po’ paragone simile a quello che si può fare tra le macchine di ultima generazione e quelle più vecchie». Poi è anche una grande battaglia culturale e di attenzione. «È fondamentale fare la manutenzione, pulire come si deve il camino, bruciare solo legna buona e secca e non umida». Fondamentale anche bruciare solo legna nelle stufe e non rifiuti. Anche questa una piaga di lungo corso e purtroppo ancora presente. «Purtroppo è così – conferma Tonidandel – Ancora oggi, soprattutto durante l’inverno, riceviamo segnalazioni giornaliere da parte di vicini che si lamentano dei cattivi odori che arrivano da abitazioni limitrofe. Un dato che ci conferma come ancora in molti brucino cose improprie all’interno delle stufe».