L'intervista

sabato 25 Marzo, 2023

Mobilità, sprint di A22 verso un corridoio verde (e IH-Tech). Costa: «Guida autonoma, idrogeno ed elettrico sono il futuro»

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Il direttore tecnico di Autobrennero: «È tempo di sostituire i combustibili fossili con le fonti rinnovabili. Guida autonoma, una scelta per rendere le strade più sicure. Ma servono investimenti sulle infrasfrutture»

Un corridoio digitale ed ecologico che colleghi l’Italia con il resto dell’Unione Europea: questa è la sfida che Autostrada del Brennero si prefigge di realizzare nel medio-lungo periodo. Obiettivo certamente ambizioso, che passa attraverso la sperimentazione, sia nel campo delle tecnologie e dell’utilizzo delle intelligenze artificiali, sia in quello delle fonti rinnovabili, quali idrogeno verde e alimentazione elettrica. Numerosi sono i progetti concreti già avviati dalla società, a cominciare da quelli dedicati alla guida autonoma, come 5G Carmen, Meridian e C-road, senza dimenticare il primo impianto di produzione e distribuzione di Idrogeno in Italia e le stazioni di ricarica per veicoli elettrici distribuite lungo l’A22. Autobrennero ha scelto così di investire su un futuro sostenibile. «La transizione digitale ed ecologica è una sfida straordinaria, che inciderà presto sulle nostre abitudini quotidiane» sintetizza Carlo Costa, direttore tecnico generale di Autobrennero.

Direttore Costa, per cominciare: cosa ha portato una società autostradale a investire sulla guida autonoma?

«Innanzitutto, bisogna considerare che la digitalizzazione della mobilità è destinata a cambiare in modo radicale i comportamenti di tutti. Lo scambio di dati permette la riduzione delle distanze ed esistono già funzioni per cui i veicoli si muovono scambiandosi queste informazioni. Mancano infrastrutture che consentano di mettere in pratica tutto ciò. Le piattaforme per la guida autonoma sull’Autostrada del Brennero hanno dimostrato che, tramite l’intelligenza artificiale, si possono conseguire miglioramenti in termini di sicurezza stradale ed ambientale».

In che cosa consistono questi miglioramenti?

«La viabilità odierna presenta un limite, dato dall’imprevedibilità con cui si muovono i mezzi. La guida autonoma consente di regolare questo aspetto. Ciò comporta una riduzione del numero di incidenti, una diminuzione dei tempi di percorrenza e non ultimo dell’impatto ambientale. Con un piccolo sforzo di immaginazione, si può anche pensare ad una città in cui non sia più necessario sovrastimare gli spazi di parcheggio, perché gli stessi potranno essere ottimizzati, proprio grazie alla guida autonoma».

Ma come funziona, in concreto, la mobilità autonoma?

«La circolazione diventa simile a quella di un convoglio ferroviario, in cui ogni pezzo si muove in relazione con il precedente. Tutto ciò in sicurezza, attraverso lo scambio di informazioni tra veicoli. Al momento, il 5G rappresenta lo strumento di connessione che fornisce le principali garanzie».

Ci sono, però, rischi di malfunzionamento o anche di attacchi informatici.

«I rischi non sono maggiori di quelli attualmente legati alla disattenzione e alle responsabilità dei conducenti, per non citare problemi come la guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti. I molti test presso le nostre autostrade hanno dato risultati positivi. Ovviamente, sarebbe necessaria una regolazione normativa. Io penso a una riforma del codice della strada che coinvolga anche aspetti di cyber security. Bisogna avere il coraggio di intervenire in maniera chiara ed efficace».

Come vede invece l’atteggiamento delle case automobilistiche?

«In verità, sono più avanti di autostrade ed enti pubblici. Tuttavia, senza infrastrutture, ciò serve a poco. Per questo c’è bisogno di investimenti su di esse».

Parliamo dell’impegno ambientale.

«La transizione ecologica è necessaria e deve basarsi su più fonti. La somma dei diversi contributi ci porterà a sostituire i combustibili fossili con le fonti rinnovabili. Idrogeno ed elettrico sono quelle su cui si è fatta la ricerca maggiore. Noi abbiamo investito su entrambe».

Quali sono le principali differenze tra le due fonti?

«L’elettrico ha, di per sé, il vantaggio di non rilasciare emissioni nell’atmosfera. Tuttavia, le centrali di produzione non sempre condividono questo vantaggio e possono risultare inquinanti. L’idrogeno verde non ha questo problema. Infatti, esso deriva dall’elettrolisi dell’acqua, per la quale si usa energia prodotta, ad esempio, da pannelli fotovoltaici. Centrali come quella da noi realizzata in provincia di Bolzano sono ad impatto zero. L’idrogeno verde è l’unico vettore realmente privo di emissioni».

Si pensa che l’idrogeno sia un investimento molto costoso. È così?

«Oggi produrre idrogeno verde ha un costo molto elevato, non paragonabile a quello degli idrocarburi. Si tratta, però, di mettere le cose in prospettiva. Inoltre, l’idrogeno presenta alcune caratteristiche favorevoli rispetto all’elettrico: i tempi di rifornimento e la durata del carburante sono quasi perfettamente sovrapponibili a quelli relativi a gasolio e benzina. Autobrennero ha ricevuto altri 4 anni di contributo UE per la sperimentazione e continuerà gli investimenti sul campo.

Vede altre società pronte a seguire il vostro esempio?

«Essere i pionieri ha dei benefici. Stiamo notando molto interesse, indubbiamente. La transizione digitale ed ecologica è una sfida straordinaria, che inciderà presto sulle nostre abitudini quotidiane».