IL PROCESSO
venerdì 20 Gennaio, 2023
Messina Denaro diserta il processo delle stragi del 92
di Redazione
Il boss non si collega con l’aula bunker, forse perché impegnato con la chemioterapia. Trovato un terzo covo

Proseguono le indagini dopo l’arresto di lunedì scorso a Palermo del boss della mafia, Matteo Messina Denaro. Ieri è stata posta sotto sequestro anche la casa di proprietà della mamma di Andrea Bonafede, il prestanome del boss durante la sua latitanza. L’appartamento, un piano terra con due ingressi disabitato da tempo, si trova all’angolo tra la via Marsala e la via Cusmano a Campobello di Mazara. La madre di Bonafede vive nella casa di Tre Fontane insieme a una delle sue figlie. Trovato inoltre, sempre ieri nel paesino, un terzo covo riconducibile a Messina Denaro e nel quale avrebbe vissuto fino a giugno; nel secondo covo invece sarebbero stati trovati appunti e numeri di telefono. Intanto, il boss non si è presentato in videoconferenza all’udienza del processo per le stragi del 1992. Messina Denaro ha rinunciato a essere presente in videoconferenza dal carcere de L’Aquila, dove si trova detenuto, con l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta per il processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il boss sarebbe impegnato a sottoporsi alla sua prima seduta di chemioterapia all’interno dell’istituto penitenziario. A quanto si apprende da fonti informate, sarebbe stata allestita un’apposita stanza, non molto distante dalla sua cella, dove Messina Denaro si sottopone alle cure. Intanto Giovanni Luppino, suo autista prima dell’arresto, ha detto che non sapeva che fosse Messina Denaro.
«Noi ci auguriamo che Matteo Messina Denaro possa dire qualcosa sulla scomparsa di Denise Pipitone, anche se nominando come difensore la nipote ha dato un segnale preciso, che forse ancora non è stato colto, e si tratta di un segnale di chiusura. Tuttavia quando un padrino di questo livello viene arrestato si scompagina il sistema della criminalità organizzata e potrebbero esserci a breve altri arresti, qualche retata, con la conseguenza che qualcuno possa decidere di pentirsi e parlare». Lo ha detto l’avvocato Giacomo Frazzitta – legale di parte civile per Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, la bambina scomparsa a Mazara del Vallo il primo settembre 2004, quando aveva poco meno di quattro anni – intervenendo nel programma di Rai2 “Ore14”.
«Quando in un territorio accade qualcosa che suscita grande clamore e non è stata Cosa Nostra – prosegue Frazzitta -, i mafiosi cercano subito di informarsi. Come nel caso della scomparsa di Stefano e Antonio Maiorana, anche se in quel caso ai mafiosi furono dette delle bugie».
Il legale poi chiarisce: «Non pensiamo che Messina Denaro possa essere stato coinvolto nella scomparsa di Denise, ma se per 30 anni ha comandato la mafia nel Trapanese, allora potrebbe essere a conoscenza di qualcosa. La speranza è che, eventualmente, decida di riparare in parte ai reati che ha commesso aiutando la giustizia a fare luce sul caso. Sarebbe bello, ma è un messaggio messo in una bottiglia e lanciato nell’oceano».
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