il caso

giovedì 26 Gennaio, 2023

Marcialonga, la protesta di Extinction Rebellion: «La politica è fatta di simboli e deve dare l’esempio»

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La pista di fondo allestita nel centro di Trento non è piaciuta agli attivisti ambientali che denunciano i costi così come il significato simbolico. In occasione della cerimonia inaugurale hanno fatto sentire la loro voce

È sulla bocca di tutti, impossibile non notarla. Con i suoi 200 metri di lunghezza, da piazza Duomo fino a a via Belenzani, la pista da fondo allestita in centro a Trento in occasione del cinquantesimo anniversario della Marcialonga continua ad alimentare polemiche.
Si tratta del secondo passo falso in tema ambientale fatto dagli organizzatori.
Se gli organizzatori e il comune difendono l’iniziativa, spiegando che si tratta di un evento straordinario legato a celebrazioni eccezionali, sono stati gli ambientalisti a dare voce al dissenso di chi pensa che trasportare dieci camion di neve nel centro di Trento, nel bel mezzo di un inverno caldo, mandi un messaggio profondamente sbagliato.
Sia gli attivisti di Extinction Rebellion che quelli dell’Oipa si sono presentati in centro a Trento in occasione della cerimonia di inaugurazione della Marcialonga per protestare contro l’iniziativa.
«Nelle Alpi le temperature stanno aumentando al doppio della velocità rispetto alla media globale, con un costante decremento della neve al suolo» recita il comunicato di Extinction Rebellion.
A fronte di questa situazione «Diversi camion hanno percorso quasi 1000 km (in totale) per portare tonnellate di neve dalla val di Fiemme in centro a Trento per creare una pista da sci di fondo che per meno di 12 ore servirà a presentare la Marcialonga. Questa gara è patrimonio di tutto il Trentino ed è legittimo festeggiare il suo 50° anniversario ma non è possibile continuare a ignorare il contesto climatico in cui ci troviamo. Sono stati toccati ieri gli 11,5 gradi di temperatura massima a Trento (5 oltre la media); il 2022 è stato l’anno più caldo dal 1800 e sicuramente uno dei più freschi dei prossimi decenni. Dopo Vaia, la tragedia della Marmolada, la siccità, cos’altro deve fare la natura per farci capire che è necessario un enorme e radicale cambiamento?».
Gli attivisti calcolano in più di una tonnellata le emissioni di Co2 che sono state generate per realizzare la pista, ma il punto sottolineano non è solo questo: «Si può pensare che un evento simile non sia certo un dramma ma la politica è fatta di simboli e deve dare l’esempio a tutta la comunità».