L'intervista
venerdì 23 Maggio, 2025
Mammadimerda: «Tre mesi di vacanza? Per i genitori un’angoscia. C’è chi fa un prestito per pagare i centri estivi. Ripensiamo il calendario scolastico»
di Marika Damaggio
Sarah Malnerich e Francesca Fiore a Comano. «Troppo caldo per le scuole a luglio? Perché in inverno si usa il riscaldamento? Il ceto medio scivola verso la povertà e le donne sono penalizzate»

Le risate sono spesso fragorose anche se in bocca resta un retrogusto amarognolo. Anzi: acido. Dissacrano il mito della maternità, specie l’iconografia mariana che prevede un ruolo ben preciso della donna con parannanza e sorriso mite nella gestione del funambolismo quotidiano. Dicono finalmente che no, quei lavoretti natalizi scalderanno il cuore ma non sono arte (nemmeno contemporanea). E poi generano sorellanza, per smuovere norme e servizi. Sarah Malnerich e Francesca Fiore – alias «Mammadimerda», MdM in acronimo per chi le segue – da anni sono la voce di migliaia di donne e da un profilo Instagram hanno saputo creare una community impegnata che ride ma pensa seriamente. Tanto seriamente da predisporre una proposta di riforma del calendario scolastico. Obiettivo: superare il ciclo del grano, figlio di un tempo in cui le donne non lavoravano. E distribuendo così le giornate di ferie, per sgretolare il muro dei tre mesi di stop che spingono le lavoratrici ad attingere a ferie, permessi o congedi. «Non solo: ci sono famiglie che fanno un prestito per pagare i centri estivi», ricordano Fiore e Malnerich che, sabato 24 maggio, saranno alle Terme di Comano nell’ambito di «Stay Young», per parlare di carico mentale e longevità (alle 20.30).
Siamo a fine maggio, c’è chi attende le graduatorie del nido per settembre e chi fa i conti – letterali – con i centri estivi. Estate per chi ha figli cosa significa?
Francesca Fiore: «Ansia, angoscia e soldi da “cacciare”. I centri estivi hanno raggiunto cifre considerevoli a settimana e se non c’è un’offerta calmierata permettersi fino a 250 euro a settimana per chi non ha tre mesi di ferie è impensabile».
Sarah Malnerich: «E poi c’è tutto il terno al lotto di chi aspetta fino all’ultimo le graduatorie dei nidi, tra l’altro con criteri che cambiano da Regione a Regione. Peccato che i servizi per l’infanzia si inseriscono nel sistema integrato 0-6 e non tutti i bambini possono usufruirne, dunque siamo davanti a una grave violazione dei diritti dei bambini e delle bambine. Sappiamo che l’Europa ha imposto all’Italia di raggiungere la soglia del 33% in termini di copertura delle domande e in Italia siamo ben al di sotto. Comunque sia, posto questo tetto, parliamo di tre bambini su dieci. Cosa significa? Che sette famiglie non sanno cosa fare. E il risultato di questo inghippo ce lo consegna l’Istat con i dati sulla disoccupazione femminile e con il numero delle donne, il 20%, che si licenziano dopo il parto».
In Trentino una legge ha esteso il calendario delle scuole dell’infanzia anche per il mese di luglio, ovviamente tra le polemiche e le proteste del personale. Un tema che anche voi avete sollevato, con una proposta di legge precisa che rivede il calendario scolastico superando il ciclo del grano. Al di là delle giuste richieste contrattuali del personale perché è così difficile da superare un modello socialmente datato?
Malnerich: «Sia chiaro: noi non intendiamo la scuola come un parcheggio. Viceversa è il posto più consono dove può stare un bambino. Se non è conciliazione qual è allora l’alternativa? Il 70% dei congedi sono richiesti dalle donne. Se teniamo fermo il 52% del Paese perché è donna e lavora allora è evidente che questo sistema non funziona».
Fiore: «Sono contenta che il Trentino abbia sperimentato questa strada. Il cambiamento mette in gioco molte professioni: è un cambio totale del sistema scuola che deve ripensare i tempi delle nomine, i contratti del personale Ata. Ciò detto le critiche che riceviamo sono sempre non pertinenti: leggete la nostra proposta, dico. Alcune delle obiezioni riguardano il caldo in estate. Bene. Ma se in inverno abbiamo il riscaldamento perché non è possibile immaginare piuttosto a un adeguamento strutturale di edifici non consoni e prevedere il raffrescamento in estate? Ancora: la scuola non è un parcheggio, si dice. Anche qui: non chiediamo di aggiungere giornate di scuola, ma di ridistribuirle. Non fa bene nemmeno alle bambine e ai bambini staccare per tre mesi, c’è un calo dell’apprendimento scientificamente dimostrato».
Francesca Fiore pochi giorni fa in Instagram sollevava un altro tema: l’Isee che non intercetta le reali condizioni economiche e, così, le rette diventano stratosferiche.
Fiore: «L’Isee è uno strumento burocratico di cui devi conoscere il funzionamento per non commettere ingenuità. La situazione patrimoniale non corrisponde alla reale potenza economica. Basta la firma sul conto di una nonna per avere i suoi risparmi, basta ereditare il quinto di un rudere in una regione remota e la condizione cambia, condizionando le rette. Quello che dico è: siamo sicuri che questo strumento sia idoneo visto che anche il ceto medio sta scivolando verso la povertà? Fare figli è un salasso. Ci sono famiglie che non vanno in ferie o fanno prestiti per pagare i centri estivi».
Sulla natalità c’è tanta retorica che voi dissacrate con la forza della quotidianità, tra funambolismi per tenere insieme lavoro e cura, servizi mancanti, stereotipi. L’Italia è un Paese per vecchi e per uomini lavoratori?
Malnerich: «Tutto ci dice che è così: questo è un Paese tarato su un uomo-etero-lavoratore. Dall’urbanistica alla viabilità, dall’illuminazione ai marciapiedi dove non passano i passeggini: non c’è posto per le famiglie. E le persone improduttive, come i bambini, sono percepite come un fastidio».
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