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martedì 8 Novembre, 2022

Lungo il sentiero degli animali nel bosco

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Seguite le indicazioni sul Sentiero degli animali del bosco: li troverete al riparo, in piccoli alloggi, ricavati nel legno, mentre «dialogano» con la natura. Non aspettateveli in carne e ossa, ma di ceramica della Thun

Seguite le indicazioni sul Sentiero degli animali del bosco: li troverete al riparo, in piccoli alloggi, ricavati nel legno, mentre «dialogano» con la natura. Non aspettateveli in carne e ossa, ma di ceramica della Thun. Siamo sul Sentiero Thun – Animali del bosco, in val d’Algone. Il punto di partenza è malga Stabli, nei pressi di rifugio Ghedina, nel settore meridionale del gruppo del Brenta. Ci arriviamo in automobile, dalla strada provinciale 34 che collega i paesi di Preore e Stenico, nelle Giudicarie esteriori. La strada sale ripida, ma asfaltata. Giunti a malga Stabli e rifugio Ghedina, posti l’una vicina all’altro, parcheggiamo. Di qui, partono una serie di escursioni in val d’Algone ben rappresentate nella segnaletica Sat. L’itinerario didattico è un divertente percorso che stimola i più piccoli a cercare gli animali della foresta, nascosti tra le abetaie d’alto fusto e il sottobosco. Il sentiero è privo di qualsiasi difficoltà. Un giro ad anello che si sviluppa per circa un chilometro e mezzo con un dislivello di settantacinque metri.
Iniziamo a camminare in un’ampia radura prativa incorniciata dai boschi, che chiudono in idrografica destra e sinistra la valle. Oggi il bosco si è ripreso i prati e pascoli di un tempo e la foresta sta avanzando. Ma in passato era diverso. Se fossimo giunti alle porte della val d’Algone – dove ci troviamo – sui primi del Novecento, avremmo visto questi pendii molto più spogli. Il bosco era quasi sparito. Il prelievo forestale da parte delle comunità locali era stato eccessivo. Una situazione che si era protratta per lunghi decenni. Gli abitanti, si capisce, erano spinti dalla necessità. Usavano la legna per scaldarsi e per altre finalità legate al sostentamento. Ma la usavano anche per alimentare i forni delle vetrerie, che si erano stabilite nella zona. Nelle immediate vicinanze di rifugio Ghedina, noterete infatti un vecchio camino di muratura e sassi semiabbandonato. Somiglia più a una torre, è alto circa dieci metri. Così come lo vediamo oggi, è ciò che resta del sito di lavorazione di una delle antiche vetrerie trentine ottocentesche, che lavoravano il quarzo per ottenere la pasta vetrosa. Il grande camino è un luogo della memoria, il rudere della vecchia ciminiera. La produzione fu avviata negli ultimi anni del Settecento e si protrasse per tutto il secolo, fino ai primi del Novecento. Poi, lentamente, lo stabilimento venne chiuso e le strutture dismesse. Un insieme di cause e circostanze portarono all’abbandono dell’attività. Tra queste, vi fu anche la mancanza di legname da ardere, per il progressivo esaurirsi delle risorse boschive. Il problema si presentò con una tale urgenza da richiedere l’intervento dei forestali. Tanto che, all’inizio del Novecento, l’Austria-Ungheria inviò da Cortina d’Ampezzo Orazio Ghedina, commissario forestale dell’impero, con il compito di riforestare la zona. Un ruolo non facile, il suo, che lo costrinse a mediare continuamente con le comunità locali. La sua opera lo rese noto in tutto il territorio della valle. Rifugio Ghedina, oggi, prende il suo nome.
Giungendo a malga Stabli, dove ha inizio il Sentiero degli animali, il paesaggio culturale racconta tutto questo. L’elemento più visibile rimane l’alto camino della ciminiera, simbolo di un comparto industriale che interessò anche le Giudicarie e la val Rendena, con altre vetrerie che sorsero nella zona. Tra le più note, avviate quasi tutte sui primi dell’Ottocento, si ricordano anche quelle di Carisolo (nei pressi di Pinzolo) e di Tione.