Genitore a processo
domenica 11 Maggio, 2025
Lavis, bambini litigano al parco di via Rosmini e interviene un papà: schiaffi all’undicenne
di Benedetta Centin
Un uomo se l’era presa con il ragazzino che aveva tirato una scarpa al figlio coetaneo. L'ha anche minacciato: «Ti taglio la gola»

Parco di via Rosmini a Lavis, pomeriggio dell’estate scorsa. Durante una partitella al campetto da calcio un ragazzino di allora undici anni scaglia una pallonata sul sedere a un coetaneo e questi, infastidito, risponde tirandogli una scarpa, a quanto pare seguita da un’offesa. Una reazione per niente gradita dal minore, che fa intervenire il padre. E allora scatta la violenza: l’uomo, del posto, urla al ragazzino di alzarsi in piedi, gli piazza un ceffone in pieno viso, e mimando il gesto di dargli un pugno, gli ordina: «Chiedi scusa a mio figlio, non fare la testa di … come ti sei permesso di dirgli così?». Aggiungendo: «Ti taglio la gola». Il tutto mentre il ragazzino, finito a terra con la guancia rossa dallo schiaffone, piangeva e, impaurito, gli implorava: «Ti prego, non farmi ancora del male». E certo non aveva tergiversato a porgere le sue scuse all’altro ragazzetto, data la situazione in cui si trovava, temendo ulteriori ripercussioni da parte di suo padre.
A dare l’allarme, allora, era stato lo stesso undicenne ferito. Ancora in lacrime e scosso, ha chiamato il numero unico di emergenza 112, poi suo papà, che è corso subito da lui al parco pubblico, dove è convogliata anche la pattuglia dei carabinieri. «Non l’ho picchiato, non gli ho dato alcuno schiaffo, l’ho solo spinto con la mano sulla guancia» si è difeso già sulle prime l’uomo che ha fornito una versione diversa dei fatti (negando che il figlio avesse tirato la prima pallonata), smentendo di aver fatto il violento con quel ragazzino che, a sentire lui, gli si sarebbe avvicinato in modo arrogante dopo aver fatto un torto al suo bambino.
Testimoni e denuncia
Un episodio inquietante, questo, registrato a luglio 2024, ricostruito dagli investigatori dell’Arma anche grazie alle testimonianze di alcuni giovani e di una mamma presente al parco con i suoi figli (le persone indicate dall’uomo invece hanno riferito di non aver assistito alla scena). Allora il padre del minore aggredito — a parole e nei fatti secondo la ricostruzione — aveva formalizzato una denuncia querela in caserma allegando anche tanto di foto, scattata quel giorno al figlio, che mostrava la guancia arrossata dallo schiaffo. Non aveva voluto infatti portare l’undicenne al pronto soccorso visto che era particolarmente scosso: voleva solo farlo rientrare a casa, per calmarlo e rassicurarlo.
Davanti al giudice di pace
Da lì la Procura si era attivata iscrivendo il nome dell’uomo sul registro degli indagati. Per percosse e minaccia. Accuse, queste, da cui l’uomo avrà modo di difendersi, facendo valere la sua versione, nel corso del processo davanti al giudice di pace di Trento. Parte offesa il minore, oggi di 12 anni, rappresentato dal papà. Minore che era rimasto traumatizzato da quell’episodio e che ancora oggi teme di poter incontrare di nuovo l’uomo che lo ha aggredito, lasciandogli il segno, e non solo sulla guancia.
Una mamma presente quel pomeriggio al parco di via Rosmini di Lavis ha raccontato di essere stata attirata dalle urla di un uomo al campetto da calcio e di aver visto l’adulto girare la faccia dell’undicenne verso quella di suo figlio, costringendolo a chiedergli scusa, occhi negli occhi. La stessa donna aveva ottenuto poi maggiori informazioni dal figlio, che aveva assistito alla scena più da vicino: l’ordine al minore, in quel momento seduto, di alzarsi in piedi; lo schiaffo in pieno viso: il pugno simulato; le scuse forzate da fare. E la pesante minaccia, sempre da parte del papà intervenuto: «Se lo rifai un’altra volta ti taglio la gola». E a sentire i testimoni non c’era alcun dubbio che quella dell’uomo fosse una messinscena. No. Tutto, purtroppo, vero. Un incubo ancora presente per il dodicenne.
Inchiesta Sciabolata
Alessio Agostini e Andrea Villotti, per l’accusa «un rapporto simbiotico». L’ex presidente di Patrimonio del Trentino «a disposizione» dell’amico
di Benedetta Centin
Per la Procura il funzionario pubblico era «asservito» alla famiglia di ristoratori trentini, ai loro affari e investimenti: «La forma più grave e devastante di corruzione»