Il caso
mercoledì 9 Luglio, 2025
L’annuncio di lavoro discriminatorio, i tatuaggi nazisti, chef Cappuccio rivendica tutto: «Toglierò la svastica quando renderanno illegale la falce e il martello»
di Patrizia Rapposelli
In Trentino ondata di reazione indignate. L'ex concorrente di Masterchef Andrea Torelli: «Un povero invidioso»

L’annuncio di lavoro di chef Paolo Cappuccio, volto noto della ristorazione italiana, sul proprio profilo Facebook è finito al centro di una polemica virale. Il post destinato alla selezione di personale ha sollevato critiche per i toni discriminatori provocando numerose prese di posizione. Lui ha rilanciato anche in un’intervista alla Zanzara, in cui ha rivendicato i suoi tatuaggi di estrema destra: «Ho Mussolini, l’altare della Patria, la svastica. Per me è un gesto di ribellione, il comunismo non ha fatto morti? La svastica è un segno forte e quando renderanno illegale la falce e il martello allora anche io toglierò la svastica. Perché il Che Guevara fa figo e la svastica no?».
Ma l’elenco degli insultati è lungo. Tra questi anche glie ex concorrenti di Masterchef. «Non voglio Master chef del ca**o», aveva ribadito nel suo annuncio.
Torelli (Masterchef)
A questa precisazione risponde Andrea Torelli, concorrente trentino di Masterchef Italia, oggi executive chef e creative manager per Avocado Factory a Bali, Indonesia: «Ho letto il commento di questo Cappuccio e mi ha fatto innervosire. Non so se lo ha fatto di proposito per far parlare di sé». Insomma, il post di Cappuccio non è piaciuto a Torelli: «Personalmente non mi sento colpito, ho provato la mia passione e le mie qualità indipendentemente da etichette e categorie. Ma ha tirato in ballo tante categorie in maniera sbagliata e irrispettosa». Che aggiunge: «Se devo parlare della mia categoria, Masterchef, tanti amici e colleghi hanno fatto carriera negli anni, con stelle e no, ma sempre con grande successo e soddisfazioni, cosa di cui probabilmente questo Cappuccio è molto invidioso e ha dovuto provare a fare scandalo per far parlare di sé. Con pessimi risultati».
Da Arcigay alla politica
Dalla sua chef Cappuccio non ha negato l’autenticità del post, ha cercato di contestualizzare il contenuto: «Non c’è nulla di male in quello che ho scritto». Dopo l’ennesima delusione cercava collaboratori seri con un’idea chiara della loro posizione all’interno della brigata, che si comportino bene. Perché dice di essere stufo di persone che gli fanno perdere tempo, si mettono in malattia, non svolgono le proprie, mansioni, «in brigata ci vuole disciplina e rigore». Per il presidente di Arcigay del Trentino, Shamar Droghetti, non ci sono giustificazioni che tengono: «Sono sorpreso, la sua è una forma di discriminazione in quanto ha attaccato una parte di comunità. Oltretutto, ha violato la legge e c’è impunità». Droghetti fa riferimento a una legge del 2003 dove si dice che non è possibile discriminare una persona per il sesso, l’orientamento religioso, l’età o altro. «A parte l’amara ironia, ci tocca apprendere che nel 2025 esistono ancora persone che pensano sia legittima la discriminazione per l’orientamento sessuale e per appartenenza politica. Peccato che il principio di uguaglianza sia sancito nella nostra Costituzione— gli fa eco Paolo Zanella (Pd) con un post social— Tutto sdoganato, un tempo ci si vergognava solo a pensarle queste cose». Anche Valeria Allocati, esponente di Rifondazione Comunista, interviene: «Non ci avrà come clienti— ironizza— Invito lo chef a rispettare tutti i lavoratori e a puntare alla professionalità dei suoi dipendenti».
I sindacalisti
Arriva anche la reazione dei sindacalisti della Uiltucs del Trentino-Alto Adige/Südtirol e della Uil del Trentino. «Le parole dello chef Paolo Cappuccio rappresentano qualcosa di molto più grave di uno sfogo personale. Si tratta di un attacco diretto alla dignità delle persone e ai principi che regolano il lavoro nel nostro Paese— si legge in una nota— Il Trentino non può essere associato a chi pensa di poter scegliere lavoratore in base a criteri arbitrari e offensivi». Stefano Picchetti (Uiltucs): «Nel turismo serve rispetto, non pregiudizio». Per Walter Largher (Uil del Trentino), il tempo delle parole è finito: «Non basta più indignarsi: bisogna agire. Chi pubblica annunci che violano i diritti non solo va sanzionato, ma dev’essere esclusa da ogni forma di contributo pubblico, intervento o aiuto istituzionale».