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martedì 28 Marzo, 2023

Israele, Netanyahu congela la riforma e i sindacati ritirano gli scioperi

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È tregua tra il popolo in protesta e il premier israeliano che ieri sera, durante un discorso alla nazione, ha deciso di sospendere la seconda e terza lettura alla Knesset della riforma della giustizia e dare «tempo» per un esame allargato

Per senso di responsabilità verso la nazione, ieri sera durante un discorso alla nazione, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha deciso di sospendere la seconda e terza lettura alla Knesset della riforma della giustizia e dare «tempo» per un esame allargato nella prossima sessione parlamentare per «raggiungere un’intesa». Netanyahu ha giustificato la decisione in «nome della responsabilità nazionale», ma ha ribadito che «la riforma va fatta»; ha infatti anche licenziato il ministro della Difesa che era contrario alla riforma della giustizia. Dopo aver ricordato l’episodio biblico delle due mamme che rivendicano davanti Re Salomone il figlio e la scelta di una di loro che non vuole fare a pezzi il piccolo, Netanyahu ha detto che «non vuole fare a pezzi il popolo». «Ho fatto appello al dialogo e ricordo che non ci troviamo di fronte a nemici ma a fratelli. Non ci deve essere guerra civile». Quindi ha attaccato «una minoranza di estremisti pronta a lacerare il Paese, che usa violenza, appicca il fuoco, fomenta la guerra civile e fa appello alla disobbedienza».
«Ieri ho letto la lettera di Benny Gantz (leader del partito centrista di opposizione “Mahane Mamlachti”, ndr) che si impegna in un dialogo e lo faccio anch’io. C’è la possibilità di prendere tempo. Do l’occasione per un dialogo, vogliamo fare gli aggiustamenti necessari». «Mi presenterò al dialogo con cuore aperto e anima sincera», ha sottolineato Benny Gantz; anche Yair Lapid, leader del partito centrista “Yesh Aitd”, ha dichiarato di essere disposto a intavolare un dialogo sotto l’egida di Herzog. I sindacati hanno revocato lo sciopero generale. Fra le misure più contestate della riforma c’è quella in base alla quale il potere della Corte suprema di rivedere o respingere le leggi verrebbe indebolito: basterebbe una maggioranza semplice in Parlamento per annullare le decisioni della Corte suprema, sottolinea la Bbc. La Knesset è composta da 120 seggi: secondo la proposta, con 61 voti, quindi con un solo voto di scarto, sarebbe possibile annullare quasi tutte le sentenze dell’Alta Corte. Altro punto controverso è quello che consentirebbe ai politici di nominare la maggior parte dei giudici. Il governo avrebbe un’influenza decisiva su chi diventa giudice anche alla Corte Suprema.