I dati
giovedì 12 Settembre, 2024
di Tommaso Di Giannantonio
Oltre 10 milioni di euro di spese non pagate. A tanto ammontano i debiti accumulati nel 2023 dagli inquilini delle case popolari di Itea. Una cifra mai registrata, lievitata principalmente a causa dei rincari energetici. A tal riguardo, ieri l’assessore provinciale alle politiche per la casa Simone Marchiori è tornato sul caso «bollette pazze»: «I contratti, stipulati prima del boom energetico, sono stati legittimi».
«Sfratti diminuiti»
Per la prima volta, ieri, al termine della riunione del comitato sulla condizione abitativa, è stato fatto il punto della situazione con tutti i nuovi vertici provinciali: il presidente di Itea Sergio Anzelini, il direttore generale dell’istituto Roberto Ceccato e il dirigente dell’unità di missione strategica Resilienza abitativa Walter Viola. Sono stati illustrati i dati del bilancio sociale di Itea, già pubblicato nelle scorse settimane (si veda il T del 30 agosto). In estrema sintesi, sono esplose sia le lettere di sollecito di pagamento (da 1.824 nel 2021 a 2.611 nel 2023) sia le rateizzazioni concesse (da 591 a 1.696). «Ciononostante il numero di sfratti eseguiti per morosità è rimasto pressoché invariato: sono stati 15 nel 2023, 19 nel 2022 e 7 nel 2021 — ha sottolineato Marchiori — Questo significa che non stiamo mettendo in strada nessuno. I casi di sfratto sono stati casi limite».
«Regolari i contratti calori»
Allo stesso tempo sono aumentati i crediti di Itea nei confronti degli utenti, ossia i debiti degli inquilini: da 8 milioni nel 2021 a 10,3 nel 2023. «Un incremento importante», ha chiosato Ceccato. Per quanto riguarda la questione delle spese condominiali, «ci siamo presi l’impegno di approfondire e non lasciare coni d’ombra — ha riferito Marchiori — Abbiamo ascoltato tutte le parti in causa e abbiamo chiesto un approfondimento alle strutture provinciali, in modo particolare all’energy manager e all’Avvocatura. È emerso che i contratti calore stipulati dai condomini esternalizzati con Comat non hanno nulla di irregolare e sono assolutamente legittimi. I presupposti su cui si basano i contratti sono in linea con analoghi contratti che ad oggi stipula Consip, che è la centrale d’acquisti nazionale a cui fa riferimento Itea per i condomini gestiti internamente. Per quanto riguarda l’adeguamento del prezzo applicato da Comat, che avrebbe creato l’impennata dei costi, questo si applica esclusivamente alla componente costo del gas (materia prima) ed è in linea con quello che oggi applica Consip. Infine, per quanto riguarda la parte legata alla gestione degli impianti di calore, i valori sono in linea con quelli di riferimento».
Si mostra scettico il consigliere provinciale Paolo Zanella (Pd): «Le ragioni degli aumenti ci convincono poco: attendiamo la documentazione riservandoci altri approfondimenti a tutela degli inquilini».
La strategia per gli alloggi
Resta il nodo degli alloggi di risulta, ossia gli appartamenti che per vari motivi – principalmente perché necessitano di piccoli o grandi lavori, ma non solo – restano sfitti. Ecco, questi alloggi sono saliti a 1.134 (il 10% degli alloggi gestiti da Itea), a fronte di 3mila famiglie in graduatoria. «Venerdì destiniamo i primi 15 milioni dei 21 previsti nell’assestamento per facilitare il recupero degli alloggi di risulta», ha detto Marchiori. Il presidente Anzelini è entrato più nel dettaglio: «Dopo il Covid il cambio di normativa in materia di appalti e l’arrivo della forte concorrenza del Superbonus hanno impresso una frenata alla ristrutturazione degli alloggi di risulta.
Oggi la società sta studiando nuove iniziative all’insegna della semplificazione. Entro gennaio contiamo di partire con nuove procedure. Un esempio sono i tre bandi pubblicati per la ristrutturazione di 17 alloggi a Trento, 19 in Vallagarina e 16 nell’Alto Garda e Ledro».
In aumento il canone medio
Sul fronte delle graduatorie l’assessore ha precisato che «lo stop temporaneo serve per mettere in campo nuove misure, più efficienti, puntuali e veloci. Contiamo di ottenere le prime assegnazioni già per giugno-luglio dell’anno prossimo, in anticipo rispetto all’ottobre 2025 nel caso avessimo aperto nuovamente le graduatorie».
Intanto il canone medio degli inquilini è aumentato da 145 a 160 euro al mese. Critica la Cgil: «La Provincia ha fatto cassa sulla pelle dei nuclei familiari più deboli. Solo per il 2023 si è trattato di maggiori esborsi da parte degli inquilini per oltre 2 milioni di euro. La mancata indicizzazione dell’Icef continuerà a gravare come una sovrattassa». Su questo Viola ha riferito che «stiamo studiando misure per calmierare e per la rivisitazione dell’indicatore Icef».