L'inchiesta
giovedì 12 Gennaio, 2023
di Francesco Terreri
Nei primi dieci mesi del 2022 le imprese trentine hanno assunto, stabilmente, a tempo determinato, a chiamata, per la stagione, 144.618 persone, di cui 73.475 lavoratori e 71.143 lavoratrici. Le chiamate al lavoro sono aumentate dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2021. Le assunzioni di giovani fino a 29 anni sono state 55.851, pari al 38,6% del totale e risultano in crescita del 10,9%, lo stesso ritmo delle assunzioni in generale. Tuttavia da gennaio a ottobre le cessazioni dal lavoro per uscita volontaria, licenziamento, pensionamento sono state 151.588, ben il 26,7% in più di un anno prima.
Di conseguenza il saldo occupazionale è negativo di quasi 7.000 unità, per la precisione 6.970. Significa che tanti lavoratori precari e stagionali hanno finito il loro lavoro in primavera e in estate e aspettano nuove chiamate nella stagione invernale. Dove il turismo sembra reggere, mentre altri settori sono in affanno per la crisi dell’energia e delle catene produttive a livello internazionale. Colpiti sono soprattutto i giovani: nella prima parte dell’anno le assunzioni degli under 30 viaggiavano al ritmo del 35-40% di aumento. A ottobre sono state superate dalle cessazioni. Infatti ci sono più di 10.000 giovani iscritti ai Centri per l’impiego perché disoccupati o perché disponibili a lavorare, circa un quarto di tutti gli iscritti. Le nuove iscrizioni di ragazzi e ragazze ai Centri sono aumentate l’anno scorso del 21,9%.
Secondo il rapporto aggiornato dell’Agenzia del Lavoro, a ottobre per il secondo mese consecutivo in Trentino calano le assunzioni. Le chiamate al lavoro sono state 9.785, cioè 1.458 in meno dello stesso mese del 2021 pari ad un calo del 13%. La flessione, spiega l’Agenzia presieduta da Riccardo Salomone e diretta da Stefania Terlizzi, è conseguenza soprattutto dell’anticipata raccolta della frutta nei mesi precedenti e infatti la riduzione della domanda di lavoro è quasi tutta nel settore agricolo. Tuttavia primi segnali di rallentamento dell’occupazione si registrano nei pubblici esercizi, 196 chiamate in meno pari al -9,5%, nelle costruzioni, 123 assunti in meno pari al -18,5%, nell’industria con 78 assunzioni in meno e nel commercio con un calo di 63 assunzioni.
I dati di ottobre non cambiano segno all’andamento annuale. Come detto, nei primi dieci mesi del 2022 le assunzioni lavorative sono oltre 144mila, in crescita sul 2021. Solo l’agricoltura perde personale, 698 chiamate in meno per un calo del 2,5%, mentre le assunzioni crescono nell’industria, +491 pari al +2,7%, e soprattutto nel terziario con 14.485 assunzioni in più pari ad un balzo del 17,1%, grazie alla netta ripresa del turismo lo scorso inverno e in estate.
La dinamica delle assunzioni si mantiene più positiva per le donne, con 8.787 chiamate al lavoro pari al 14,1% in più, rispetto agli uomini, che registrano 5.491 assunzioni in più pari al +8,1%. Gli assunti italiani crescono dell’11,3%, mentre per gli stranieri l’aumento è del 10,3%.
Rispetto ai primi dieci mesi del 2021, le assunzioni dei giovani crescono di 5.847 unità e del 10,9%, mentre quelle dei lavoratori fra 30 e 54 anni salgono del 9,9% e le assunzioni degli over 54 anni aumentano del 15,3%.
I contratti a tempo indeterminato, 12.776, vedono un aumento del 21%, anche se restano l’8,8% del totale. Aumentano però del 9,3% gli apprendisti, che formalmente sono anch’essi a tempo indeterminato e costituiscono il 3,8% del totale delle assunzioni. Ma salgono anche del 12,5% i lavori a termine, che sono 107.301, il 74,2% del totale, e comprendono le numerose chiamate di lavoratori stagionali. Rallenta invece la crescita del lavoro a chiamata, 9.830 assunzioni in aumento dell’1,5%, mentre è in calo del 5,2% il lavoro somministrato, pari a 9.200 contratti. Tra i lavori a termine, 6.678 sono diventati stabili, con un aumento del 43,2% rispetto ai primi dieci mesi del 2021.