Trasporti

mercoledì 13 Agosto, 2025

Funivie da record in Trentino, boom di passeggeri: nel 2024 sono stati 92 milioni

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Luca Guadagnini (Anef Trento): «Nessun problema di overtourism, ma servono investimenti»

Quando si pensa alle montagne del Trentino, l’immaginario corre subito a cime innevate, boschi rigogliosi e piste perfettamente battute. Dietro a questo paesaggio idilliaco c’è però un ingranaggio silenzioso, spesso dato per scontato, che tiene in movimento il tutto, permettendo a turisti e residenti di vivere la montagna in modo comodo e sicuro: gli impianti a fune. Funivie, seggiovie, sciovie e altri impianti non sono solo mezzi di trasporto, ma rappresentano una componente essenziale dell’infrastruttura turistica della provincia di Trento, con un ruolo strategico per lo sviluppo economico e sociale delle nostre valli.

 

Il report Ispat

Il recente rapporto Ispat offre una fotografia dettagliata di questo mondo in trasformazione, con numeri che raccontano storie di flussi turistici, evoluzioni tecnologiche e sfide future. Nel 2024, la provincia constava complessivamente di 224 impianti a fune, per un totale di 239 chilometri di cavi e una portata oraria complessiva di 357.700 persone. Rispetto al 2023 si registra un lieve calo nel numero di strutture – erano 229 – nella lunghezza complessiva (242,7 km) e nella portata (oltre 362.000 persone all’ora). Nonostante questa diminuzione, tuttavia, nel corso del 2024 si è registrato un aumento delle persone trasportate dagli impianti trentini, passando da 89,1 a 91,5 milioni.

 

A trainare questa crescita, le grandi località turistiche. La Val di Fassa è in testa con ben 53 impianti ed oltre 24 milioni di persone trasportate, seguita dalle Giudicarie (18,2 milioni e 34 impianti) e dalla Val di Sole (17,7 milioni e 39 impianti). Queste tre aree, insieme agli Altipiani Cimbri (24 impianti), al Primiero (20), alla Val di Fiemme (18) e alla Paganella (13), costituiscono i poli principali dell’attività funiviaria, dimostrando come gli impianti a fune rappresentino non solo un’infrastruttura tecnica, ma anche un volano fondamentale per il turismo locale, l’economia e l’occupazione stagionale.

 

L’offerta stagionale

«Nel 2024 abbiamo registrato risultati soddisfacenti – spiega Luca Guadagnini, presidente di Anef Trento – con un flusso stabile in crescita e una fidelizzazione sempre maggiore della clientela. Questo è frutto di investimenti mirati che hanno permesso di aumentare la qualità e la competitività dei nostri impianti. Un investimento complessivo in infrastrutture, ammodernamento e marketing in collaborazione con tutta la filiera turistica del Trentino, che ci permette di garantire un inizio stagione costante già ai primi di dicembre, con la certezza di offrire neve di qualità e piste perfettamente preparate». Per Guadagnini, il successo non si limita alla stagione invernale: «La maggior parte dei 91,5 milioni di passeggeri del trasporto a fune trentino – dichiara il presidente di Anef Trento – deriva dal turismo invernale, ma stiamo investendo molto anche sull’estate, che risulta avere una crescita percentuale maggiore. L’offerta si sta ampliando con una maggiore attenzione alla proposta naturalistica montana».

 

Il settore ha anche un forte impatto sociale: «Senza impianti di risalita la stagione invernale non esisterebbe – osserva Guadagnini – Garantiamo occupazione a personale fidelizzato. Lo scorso anno, ad esempio, abbiamo incentivato l’avvicinamento allo sci tra i più giovani, alzando da 16 a 18 anni la fascia d’età per gli sconti sugli skipass. Il nostro è un settore in crescita a livello economico e sociale: gli impianti fanno economia, portano indotto al territorio grazie al turismo».

 

Il futuro

Ma non mancano le sfide future. Guadagnini sottolinea come il settore «sotto il profilo economico va a gonfie vele, la maggior parte delle società reinvestono tutti i loro utili sul territorio e sugli impianti, notiamo però una difficoltà nella programmazione con concessioni edilizie difficili da ottenere. Queste permetterebbero di valorizzare il nostro territorio e il nostro ambiente, dobbiamo rimanere competitivi con gli altri territori, puntando ad un aumento della qualità piuttosto che ad uno della quantità. Dobbiamo fornire un miglioramento della nostra offerta e della qualità dei nostri impianti e di ciò che ci ruota attorno: dalle piste ai parcheggi, passando per i noleggi e la ristorazione in quota. Offriamo già impianti a fune moderni e, dove non lo sono, esistono progetti di ammodernamento che verranno realizzati appena le società ne avranno le possibilità».

 

Dal 2007 a oggi, il numero complessivo di impianti è passato da 237 a 224. Un calo che, però, non ha ridotto la capacità del sistema: portata oraria e passeggeri trasportati sono infatti aumentati, passando dai 78 milioni di passeggeri del 2010 ai 91,5 milioni del 2024: «Questo dato – evidenzia Guadagnini – non è sintomo di overtourism: non c’è nessun problema sugli impianti di risalita. I veri problemi si presentano nelle infrastrutture che portano verso gli impianti. Serve una revisione dell’intera infrastruttura trentina: gli impianti sono l’ultimo passo per arrivare in montagna, ci sono altre infrastrutture a valle che hanno bisogno d’investimenti per aumentare la quantità oltre che la qualità».

 

Per un territorio dove il turismo è spesso la principale risorsa, la tenuta del comparto funiviario è una questione strategica. Guadagnini ne è certo: «Con investimenti mirati e una visione di lungo periodo, la montagna trentina può continuare a crescere e a differenziarsi, mantenendo il suo ambiente intatto e la sua offerta tra le migliori delle Alpi. Per fare ciò sono fondamentali anche investimenti sulla sostenibilità ambientale con impianti di nuova generazione che consumano meno».