Politica

sabato 29 Ottobre, 2022

«Il futuro della sinistra è fuori dal Pd». Pippo Civati (a Trento) indica la via dell’opposizione

di

L'ex dem fa il punto sulla situazione italiana e sulla necessità di rinnovare la sinistra abbandonando il modello del partito democratico per disegnare un nuovo perimetro politico

«Se tutti quelli che venissero ad ascoltare Pippo Civati votassero per lui a quest’ora sarebbe in parlamento» si lascia scappare qualcuno nel vasto pubblico che sabato 15 ottobre sera ha affollato la Bookique di Trento per ascoltare le parole dell’ex parlamentare ora editore.
Pippo Civati è stato ospite, assieme alla sua casa editrice People, del festival “Lezioni contro la Paura” organizzato a Trento dal 13 al 15 di ottobre.
Pippo Civati perché Lezioni contro la Paura?
Perché la paura precede la politica ed è una delle chiavi per leggere la situazione attuale e il voto del 25 settembre, una paura innanzitutto economica legata alle condizioni materiali di buona parte della popolazione, una paura del futuro e del domani inedita e che spinge a guardare indietro invece che avanti. Un sentimento al cui dobbiamo sottrarci per immaginare il futuro

Pippo Civati davanti alla Bookique per il festival «Lezioni contro la paura»

Se guardiamo alle ultime elezioni, vista l’alta astensione, a influenzare il voto oltre alla paura sono state anche la sfiducia e la rassegnazione?
È un sintomo che ha sicuramente a vedere con qualcosa di emotivo prima ancora che razionale. Non c’è più un rapporto stretto tra politici e popolazione, in più non ci si riconosce più in grandi battaglie valoriali. Vince chi convince i propri ad andare a votare. E chi ha perso (il PD ndr) dovrebbe chiedersi perché il proprio elettorato non vada più ai seggi
C’è una crisi della rappresentanza, del rapporto eletti elettori?
Noi abbiamo una situazione politica dal punto di vista della rappresentanza che fuori dall’Italia non capiscono: non abbiamo il partito socialdemocratico, non abbiamo i verdi forti, non abbiamo un partito cattolico di centro perché si è frammentato, abbiamo delle forze di destra che sono state ripulite da Berlusconi ma ora abbiamo visto con l’elezione dei presidenti delle camere stanno tornando su posizioni identitarie forti. C’è infine una legge elettorale che non favorisce il contatto tra elettori e rappresentanti politici
È la crisi dei partiti che ha generato questa legge elettorale o viceversa?
Prima viene la crisi dei partiti, da lì poi nasce una legge elettorale che risponde a un’idea di potere molto discutibile per cui sono i segretari dei partiti a fare le liste secondo una logica per cui i candidati rispondono a loro e non agli elettori. Questo dà vita a correnti personali legati ai leader del momento. Arriviamo al paradosso per cui in Italia si vota tutto con le preferenze, dai comuni fino al parlamento europeo, e l’unica elezione in cui non sono previste sono è proprio quella per il Parlamento.
Sembra che lei chieda che vengano aperti i partiti? Il Partito Democratico nello specifico?
Ogni operazione attorno al Partito Democratico mi sembra il tentativo di tenere vivo qualcosa che non lo è più. Il PD è una strana cosa che in questo momento in cui non c’è più il bipolarismo non si capisce perché esista. Da quando a sinistra e a destra (del Pd ndr) tutti i protagonisti politici se ne sono usciti nel partito sono rimasti solo i grandi gestori di questa azienda. Anche la scelta di Calenda, che si è comportato in maniera scandalosa, ha avuto il risultato di ricomporre un centro al di fuori del PD. E allora il PD rimane con questo assetto o cambia tutto? Ma ce la fa a cambiare?

Ma quindi secondo lei è finita l’esperienza politica del PD?
Finita no perché lo terranno in vita, perché c’è troppo potere a livello locale e nazionale per rinunciarci, ma è un equivoco che va risolto.
Se ormai ci siamo stabilizzati su un sistema proporzionale non ha senso rimanere incastrati in coalizioni di convenienza. È tempo di ricostituirsi in una sinistra radicale, una sinistra di governo e un centro. Perché possono esistere Berlusconi, Salvini e Meloni e invece a sinistra dobbiamo fingere che ci sia un partito che li tiene insieme tutti ma alla fine non rappresenta nessuno? Anche la destra aveva fatto il PDL ma poi si sono organizzati in modo diverso ed esiste una dialettica interna a quel mondo.
Guardando a sinistra del PD ci crede al riposizionamento dei 5 stelle?
No, mi sembra una posizione molto tattica. I 5 stelle hanno occupato tutte le posizioni possibili e adesso c’era uno spazio a sinistra del PD perché lì esiste una voragine. Tra l’altro il risultato fa riflettere perché evidentemente la caduta del governo era strategica. Fare cadere Draghi non è stato un caso come lo hanno rappresentato ma una precisa scelta politica e il fatto che il Partito Democratico non lo abbia capito è grave. Quello che è successo a luglio ha poco dell’omicidio preterintenzionale e molto dell’omicidio volontario
L’hanno sorpresa le prime nomine del centrodestra? Fontana e La Russa sono ben lontani da quell’immagine moderata di Meloni che era stata raccontata.
Sorpreso no, la Meloni è sempre stata di estrema destra e queste elezioni lo dimostrano. Sono così e hanno preso i voti così, in Italia invece c’è spesso una narrazione tranquillizzante che tende a minimizzare.