il diario

martedì 16 Aprile, 2024

Figli maschi e faccende domestiche, la sorpresa delle atlete del Pakistan. «Qui se ne occupano solo le femmine»

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Continua il racconto dell'allenatrice trentina ad Islamabad tra delusioni e nuove lezioni di vita: «Coach, qui per gli uomini è più facile vivere. Hanno più diritti e opportunità»

Per trasferirci dall’ostello femminile alla palestra in cui ci alleniamo, ogni volta dobbiamo percorrere una decina di minuti a piedi all’interno del centro sportivo. Due passi che si fanno volentieri durante il giorno…un po’ meno volentieri di notte visto che il percorso è completamente privo di illuminazione e il centro sportivo è abitato dai più svariati tipi di animali.
Una notte (durante il Ramadan ci allenavamo dalle 23 alle 2 di mattina), mentre stavamo rientrando, tre delle mie atlete, le più giovani (che hanno 18 anni), si sono avvicinate a me e, per la prima volta, hanno provato ad ‘entrare in relazione con me’…nonostante il loro inglese stentato. Credo che si siano preparate per giorni usando google translator…prima di trovare il coraggio…
Non credo sia un caso che abbiano deciso di farlo di notte e abbiano voluto appositamente trovare un momento in cui erano da sole con me, senza le atlete più ‘vecchie’ (due trentenni) di cui hanno, è evidente in ogni contesto, un rispetto quasi reverenziale che si manifesta in ‘morbosa’ soggezione verso ‘la persona adulta.
Laraib, l’unica ragazza ‘bionda e chiara’ della squadra, mi chiede: ‘Coach…hai figli o figlie?’.
’Sì, Lareib. Ho due figli, Nicolò che ha 24 anni e Riccardo che ne ha 22’
Interviene Haleema: ‘Quindi solo due? E tutti e due maschi?’
‘Si Haleema!’
E Lareib: ‘ma non vuoi avere delle figlie femmine?’
‘Perché dovrei? Io sono felice così!’
Interviene Rimsha, curiosa ed evidentemente stupita nell’ ascoltare la mia risposta: ‘Ma come, coach??!! Se non hai figlie femmine chi ti aiuta nelle faccende di casa??’
Io, incredula, cercando di fare attenzione al tono della mia risposta per non far loro percepire di aver posto una domanda per me ‘ridicola’: ‘A dire il vero, ragazze, Nicolò e Riccardo sono bravissimi ad aiutarmi nelle faccende di casa. Sanno cucinare, pulire, fare lavatrici… Da noi è normale che anche i maschi diano una mano a casa!’
Occhi stupiti. Sguardo misto tra incredulità e curiosità…
Lareib, colei che mastica un pochino meglio l’inglese: ‘Ce li farai conoscere, coach, quando andremo in Italia, vero?’
Ma Haleema sembra voler rimarcare…la vedo perplessa. È evidente che ha qualcosa da precisare e che, nonostante sia solitamente una ragazza molto riservata e timida, ci tiene a farlo. Mette insieme le idee, si confronta con le compagne e poi: ‘Qui in Pakistan, coach, ogni donna sogna di avere tanti figli maschi, perché per loro è più facile vivere e hanno più diritti e opportunità. Ma non potrebbe stare senza qualche figlia femmina che lavori in casa…e da dare in moglie per ricevere la dote.’
Il mio sorriso fatica a mantenere un aspetto sereno. Una sensazione di nausea mi assale…proprio come quando aspettavo con piacere ed emozione di sapere se Nicolò e Riccardo sarebbero stati maschi o femmine…
Ma…con il solo scopo di scegliere il fiocco rosa o azzurro per annunciare la loro nascita…senza mai aver nemmeno dovuto mai pensare ad un sesso o ad un altro come veicolo di maggiori opportunità…e condizioni di vita migliori.
Tristezza mista a gratitudine per aver ricevuto un’altra lezione di vita da queste ragazzine…che, nonostante le difficoltà dovute alla lingua, hanno trovato il modo di esprimersi e di aiutarmi a comprendere qualcosa in più della loro vita e della loro cultura.