L'intervista

domenica 21 Maggio, 2023

Festival dell’Economia, l’appello del Nobel Yunus: «Servono banche sociali. Sistema non sostenibile»

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Padre del microcredito e della Grameen Bank, è considerato «il banchiere dei poveri»: «La ricchezza deve scorrere anche verso il basso». Sarà oggi a Trento

Premio Nobel per la pace ma non solo. Muhammad Yunus, che per anni è stato e continua a essere «il banchiere dei poveri», con estrema umiltà delinea una nuova forma di banca del futuro, una «banca sociale» capace di invertire la direzione di un’economia sempre più improntata verso l’alto. Bisogna guardare verso il basso e questo è ciò che la Grameen Bank fa da oltre cinquant’anni.

I beneficiari del microcredito nel mondo oggi sono 140 milioni per un totale di 124 miliardi di dollari di crediti: quali sono gli effetti di questa attività? C’è stata una diminuzione della povertà almeno in alcune aree del mondo?
«Il microcredito ha svolto un ruolo significativo nella riduzione della povertà nel mondo. Ha avuto un impatto molto significativo sulle famiglie povere attraverso le donne che ne fanno parte. Infatti, studi in tutto il mondo hanno dimostrato come milioni di famiglie siano uscite dalla povertà grazie al microcredito. Ora che questa porta è aperta, le giovani generazioni sono facilitate a intraprendere questa strada per uscire più velocemente dalla povertà».

Secondo lei qual è il futuro delle istituzioni di microfinanza? Dovrebbero diventare vere e proprie banche di sviluppo, investitori a medio e lungo termine?
«Possono diventare vere e proprie banche di sviluppo permettendo alla classe povera di sfoderare la propria capacità imprenditoriale per uscire dalla povertà e continuare a crescere. Ma è necessaria una nuova legge bancaria che consenta loro di diventare vere banche di sviluppo, poiché l’attuale legge bancaria non lo consente. Le banche esistenti operano in un quadro economico che promuove la concentrazione della ricchezza. Anche se si chiamano banche di sviluppo, solitamente sono banche di sviluppo delle infrastrutture, che aiutano i ricchi ad arricchirsi».

Lei sottolinea che le imprese devono diventare sempre più imprese sociali o «social business»: perché?
«L’economia riconosce solo le imprese che si dedicano alla massimizzazione del profitto per i loro proprietari. Non esistono altre categorie di imprese all’interno del quadro economico esistente e, di conseguenza, questo concetto di business ha trasformato gli esseri umani in robot per fare soldi. Se una persona vuole svolgere un ruolo nella protezione del pianeta, nella riduzione del riscaldamento globale, nell’assistenza sanitaria o nell’eliminazione dei rifiuti, non può farlo, o lo fa in modo insignificante, perché il loro obiettivo non è di certo risolvere i problemi delle persone o del pianeta. La beneficenza è l’unica via percorribile per farlo ed abbiamo introdotto un nuovo concetto di impresa, ovvero, un business dedicato esclusivamente a risolvere i problemi delle persone e del pianeta. In queste imprese, i profitti vengono riversati nell’azienda e non possono essere distribuiti ai proprietari. Questo è ciò che abbiamo coniato come ‘imprese sociali’ e sono certo che questa nuova categoria diventerà popolare, perché fa sentire le persone come esseri umani e non come robot che fanno soldi».

Negli ultimi tre anni abbiamo assistito a crisi senza precedenti: la pandemia, l’aumento dell’inflazione e la crisi energetica. Ultimamente le istituzioni finanziarie hanno aumentato i tassi di interesse. L’impatto grava sulle persone a basso reddito e sui piccoli risparmiatori molto più che sui ricchi. Questi valori torneranno alla normalità? Quali effetti vi aspettate per i cittadini?
«Il quadro economico non si preoccupa di ciò che provano i poveri o di quanto soffrono. Incoraggia, invece, le imprese a concentrarsi esclusivamente sulla massimizzazione del profitto in ogni circostanza. Questa macchina economica è progettata per spingere la ricchezza verso il vertice della piramide, che appartiene a un numero esiguo di persone che diventano sempre più ricche. Questo creerà una macchina esplosiva ai danni della società con il passare del tempo».

D’altra parte, i profitti delle grandi banche e degli istituti locali e nazionali sono cresciuti in modo significativo nel 2022, grazie ai margini di interesse. Tuttavia, questo non sempre si è tradotto in un beneficio per i clienti finali. Quali considerazioni ne trae?
«È così che è stato costruito l’attuale quadro economico, che non richiede di prestare attenzione alle persone delle classi sociali più basse. L’unico obiettivo dell’economia è continuare a crescere, senza porsi particolari problemi su chi beneficia di questa crescita. Questo processo rende i ricchi ricchissimi, finché il sistema non si autodistruggerà».

Dopo la fondazione della Grameen Bank, basata sul microcredito, e la sua battaglia per sradicare la povertà, lei è sempre stato considerato “il banchiere dei poveri”. Ma il microcredito è davvero ancora legato alla povertà?
«Sì. Esistono finte banche di microcredito che hanno ottenuto la rispettabilità, ma che in realtà sono istituti di strozzinaggio che usano la maschera del microcredito. Le vere banche di microcredito sono banche sociali e hanno l’obiettivo di aiutare i poveri ad uscire dalla povertà».

Secondo il World Inequality Report 2022, il 10% più ricco della popolazione del pianeta possiede il 76% della ricchezza mondiale. Come si spiega questa marcata disuguaglianza?
«È molto semplice. Le banche non aspettano altro che consegnarvi denaro se ne avete già. È così si sale la scala. Una volta imboccata questa strada, si diventa sempre più ricchi, le banche sono sempre più felici perché continuano a ottenere sempre più profitti da voi, e nel frattempo diventano sempre più ricche. Nel settore bancario la ricchezza agisce come una calamita: se avete un piccolo magnete, le banche vi aiuteranno a trasformarlo in un magnete più grande. Se avete un magnete più grande, le banche vi aiuteranno a renderlo ancora più grande. E il processo continua fino a quando non possedete sempre più magneti. Se non avete alcun magnete, resterete per sempre sul fondo».

In passato, le banche rappresentavano la crescita e lo sviluppo economico e sociale. Le banche sono ancora in grado di farlo? Le attività legate al credito e alla gestione del denaro privato sono cambiate in meglio o in peggio?
«L’istituto bancario è stato costruito come veicolo per portare la ricchezza ai ricchi e renderli più ricchi non per aprire le porte ai poveri. Non sono proprio progettate per farlo. Per questo motivo chiedo che venga rivista la legge bancaria che ha creato le banche così come sono e che, invece, dovrebbe incoraggiare la creazione di banche sociali. Si tratterà di banche che si concentreranno esclusivamente sul portare la ricchezza verso il basso, facendo diventare imprenditori i poveri. Questo può essere fatto ed è proprio ciò che Grameen Bank in Bangladesh ha dimostrato negli ultimi cinquant’anni. Ma al momento nessun governo è pronto a muoversi in questa direzione».