la storia
venerdì 6 Ottobre, 2023
Ex killer della camorra confessa tre omicidi nella tesi di laurea. Voto finale: 110 e lode
di Benedetta Centin
Catanzaro, Catello Romano ha ammesso nuovi delitti. Il sociologo Barnao: «Uno dei migliori studenti del suo corso»

Ex killer della camorra, sta scontando 30 anni nel carcere di Catanzaro. Ha intrapreso gli studi universitari proprio nel penitenziario dove si trova da 14 anni nella sezione di alta sicurezza, 6 dei quali trascorsi in regime di carcere duro. Nella tesi di laurea in «Sociologia della sopravvivenza», discussa l’altro giorno, relatore il professor Charlie Barnao (nella foto), fino al 2009 insegnante a Trento, Catello Romano ha ammesso di aver commesso altri tre omicidi. Per i quali non era mai stato perseguito. «Ho 33 anni e sono in carcere da 14 anni ininterrotti. Ho commesso crimini orrendi e sono stato condannato per diversi omicidi di camorra. Quella che segue è la mia storia criminale» quanto nella tesi dal titolo «Fascinazione criminale» che gli è valsa il voto di 110 e lode. «Era uno dei migliori studenti del suo corso e ha scelto, con strumenti della sociologia, attraverso il metodo “autoetnografico”, di analizzare anche parti della sua vita non conosciute. In letteratura non ci sono precedenti», spiega il sociologo Barnao, professore all’università di Catanzaro, già ricercatore di Sociologia a Trento, città che ha lasciato nel 2009 e a cui è ancora legato. Vi ha vissuto 15 anni come volontario a Villa S. Ignazio, fondatore dei Volontari di strada per l’aiuto ai senza dimora. «Da relatore mi sono preoccupato che Romano fosse consapevole che riferiva di azioni finora mai perseguite ma non ha voluto fare censure». Romano riferisce che la sua è «una sorta di intervista con sé», con la rivelazione di «fatti e circostanze che a distanza di tantissimi anni non hanno mai avuto un seguito giudiziario» e dunque, scrive, «di appuramento di mie responsabilità penali dinanzi a un tribunale». Non solo quindi l’omicidio del consigliere comunale di Castellammare Luigi Tommasino. Il politico era stato ucciso il 3 febbraio 2009, quando era in auto con il figlio. Romano, al tempo fedelissimo di un esponente del clan camorristico D’Alessandro, spiega che proprio per la presenza dell’adolescente, di “na criatura”, aveva fatto cenno ai due sicari che seguivano l’auto del consigliere in scooter di non sparare ma «Malauguratamente quei due capirono l’esatto contrario».
Ma, appunto, non ci fu solo l’omicidio di Tommasino. Nella tesi di laurea c’è anche la clamorosa confessione di altri tre delitti di camorra. Il detenuto confessa anche di aver ucciso Carmine D’Antuono e Federico Donnarumma, il 28 ottobre del 2008. E il duplice omicidio lo descrive come «L’evento più violento, traumatico, irrimediabile della mia vita», raccontando di come aveva coinvolto pure sua sorella, ignara del tutto, e di come l’obiettivo doveva essere solo uno. «Non so perché, non l’ho capito e non me ne capacito ancora, ma sparai anche a Donnarumma» racconta il 33enne che si accolla anche l’assassinio di Nunzio Mascolo, che risale al 5 dicembre 2008. A distanza di tanto tempo, di 14 anni già trascorsi in cella, del percorso di studio affrontando anche con il professore Barnao (che a novembre sarà a Trento per un convegno), Romano scrive di voler ripartire «da quel Catello che ero prima di tutto quello che ho raccontato».
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