l'intervista
mercoledì 16 Ottobre, 2024
di Gabriele Stanga
Dal Trentino ad uno dei più prestigiosi collegi internazionali. A metà dei propri studi presso il liceo delle scienze umane Andrea Maffei, Fatima Dafir ha avvertito il richiamo di un’esperienza all’estero. Informandosi sul web, ha scoperto I collegi del mondo unito (UWC). Si tratta di un percorso di studio che occupa gli ultimi due anni di scuola superiore. Gli studenti interessati a prendervi parte affrontano un iter di selezione al termine del quale potranno frequentare una delle 18 scuole di eccellenza aderenti alla rete. Gli Istituti sono sparsi ovunque nei 4 continenti, dall’Italia al Canada e alla Cina. Durante l’intero biennio si studia esclusivamente in lingua inglese e gli alunni si trovano immersi in una realtà unica, che li proietta fin da subito verso il mondo universitario. I ragazzi devono avere un’età compresa tra i 16 e i 19 anni e tanta voglia di mettersi in gioco. Accanto alle materie di studio, sono previste attività pomeridiane suddivise tra volontariato, attività sportive e creative. Queste vanno dalla musica al module united nations, che simula conferenze delle nazioni unite. Gli studenti che vi hanno interesse possono anche seguire un corso di formazione per fornire supporto ai propri compagni dell’anno successivo. Supporto non solo per le singole materie ma per l’intera vita collegiale. Sul sito di Uwc si trova il bando di concorso per il nuovo biennio. Ci si può candidare entro il primo di novembre. Ai collegi si accede per merito e sono previste borse di studio totali o parziali.
Fatima, come è venuta a conoscenza dei collegi del mondo unito?
«Ero in terza e volevo fare un’esperienza all’estero. Mi serviva un aiuto economico, motivo per cui cercavo anche borse di studio. Sul sito vivoscuola ho scoperto “I collegi del mondo unito”. Mi sono informata e iscritta alle selezioni. Sono arrivata trentunesima, all’ultimo posto disponibile. Inizialmente mi era stata data la possibilità di frequentare un collegio in Costa Rica ma senza borsa di studio. Dopo due mesi, invece, mi è stata offerta una borsa di studio al collegio di Duino e mi ci sono fiondata».
In cosa consistono le selezioni?
«Si passa prima da un test scritto di matematica, poi ci sono delle selezioni regionali e poi quelle nazionali. In generale non viene valutato tanto il lato accademico quanto personalità, prontezza ed approccio ai problemi. Si parte da un semplice gioco in cui si prova a identificarsi con un personaggio, ad esempio, poi ci sono colloqui individuali in cui i selezionatori cercano di metterti in difficoltà per capire come ti comporti e valutano anche la predisposizione al lavoro di gruppo. La cosa che più viene ricercata è l’unicità, che si cerca di valorizzare il più possibile».
Fondamentale è la lingua inglese
«Senza dubbio, però non è oggetto delle selezioni. Lo si impara perché tutto il corso di studi è in inglese, fatta eccezione per la lingua madre. Oltre a questo, si vive a contatto con studenti di nazionalità diverse, provenienti da tutto il mondo e questo è un altro incentivo ad imparare la lingua. Per me l’inglese era una nota dolente: non lo sapevo ancora bene ma volevo impararlo. Dopo sei mesi, posso dire di averlo imparato molto bene. Sull’intero anno scolastico si è visto un forte cambiamento, sia nel parlare la lingua che di mentalità. Io, pur essendo di base molto timida ho stretto fortissimi legami e mi sono molto aperta».
Anche il percorso di studi è diverso da quello di un classico liceo o istituto italiano.
«È diverso perché possiamo conformarlo ai nostri interessi. Si studiano sei materie: tre a livello standard e tre a livello avanzato, quasi universitario. Obbligatorie sono la lingua madre, la seconda lingua (che può essere l’inglese ma anche un’altra lingua) e la matematica, poi le altre sono a scelta in base all’ambito di riferimento. Io, ad esempio, ho scelto filosofia ed economia. Al collegio di Duino, inoltre, gli studenti devono apprendere per forza la lingua italiana. Questo però è reso più facile dal fatto che l’istituto si trova all’interno del villaggio e non in una realtà chiusa».
Lo studio è molto impegnativo?
«Il primo quadrimestre è più un adattamento alla nuova realtà. Il secondo è molto più tosto a livello scolastico. Ci sono più valutazioni scritte e meno interrogazioni rispetto alla scuola italiana standard. Si vive però appieno tutto lo stress accademico. Le valutazioni vanno dal 4 voto minimo al 7 che rappresenta il voto massimo. Se si vuole avere un 7 in tutte le materie, lo sforzo da portare avanti è molto importante. Però è proprio questo che fa crescere ancora di più. Anche perché non ci sono i genitori che aiutano a sopportare il carico emotivo. Allo stesso tempo, però non siamo soli: oltre ai compagni, i professori vivono con noi e sono disponibili al 100%. Possiamo anche chiamarli a mezzanotte, se ci sono problemi di salute e ci supportano in tutto».
Cosa ti ha dato questa esperienza finora?
«È difficile da spiegare per chi non la vive. Anche soltanto percepire l’entusiasmo che genera. Ho avuto il privilegio di conoscere persone da tutto il mondo e di creare con loro legami unici, vivendo insieme 24 ore su 24. È un po’ come vivere l’università 2 anni prima, ti fa crescere molto anche a livello umano. Diventa un po’ una seconda famiglia, al punto che quando torni chiedi quale sia la tua vera casa. Anche per quanto riguarda il futuro universitario, i collegi del mondo unito danno l’opportunità di accedere a borse di studio per università come Harvard ed Oxford, che normalmente non sarebbe possibile avere. C’è anche un consulente universitario che aiuta a scegliere il percorso più adatto per ciascuno».
Hai già pensato a cosa vorresti fare dopo il collegio?
«Devo ancora fare i conti con la scelta tra Italia ed estero, mi piacerebbe, però, fare qualcosa di legato alla legge e alle relazioni internazionali. Pensavo ad una triennale in global law».
l'inchiesta
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