Inchiesta Sciabolata
domenica 18 Maggio, 2025
Claudio Agostini e il giro d’affari con i truffatori d’oro. Lingotti alla Global Group che ha frodato 185 trentini
di Francesco Terreri
Nell’aprile 2024 i principali indagati di Sciabolata avrebbero riciclato i proventi della droga in 17 lingotti da 120mila euro consegnati alla società finanziaria, i cui titolari sono stati arrestati per la maxi truffa

L’otto aprile 2024 Claudio Agostini, il capofila degli indagati dell’inchiesta Sciabolata, dichiara in un documento di consegnare dei lingotti d’oro per un valore di 121.541,32 euro. I lingotti finiscono alla Global Group Consulting, registrata a Parigi e operativa a Milano, e in particolare al suo rappresentante Samuel Gatto e vengono custoditi, almeno all’inizio, presso la sede di rappresentanza di Pergine della società. I lingotti sono uno dei veicoli attraverso cui gli Agostini, la famiglia di gestori di locali e alberghi attorno a cui ruota l’indagine della Procura di Trento, hanno riciclato i proventi dell’attività illecita di spaccio di droga. Ma la società che riceve i lingotti non è ignota ai trentini. A metà gennaio scorso il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Procura di Milano e in base a un’ordinanza del Gip, ha eseguito un arresto in carcere e quattro arresti domiciliari nei confronti dei titolari della Global Consulting Group, con contestuale sequestro preventivo per 22,9 milioni di euro. La società e le persone che la gestivano sono accusate di una truffa piramidale proprio nel campo dei lingotti d’oro, un’attività che avrebbe visto 60 milioni raccolti e 5.000 vittime del raggiro, tra cui 185 trentini (Il T del 21 gennaio). L’indagine milanese era partita nello stesso mese dell’operazione degli Agostini, l’aprile 2024. A dir la verità, non tutte le misure cautelari sono state eseguite: il titolare della Global Group Samuel Gatto, il partner di Agostini nell’operazione lingotti, è tuttora latitante. Insomma gli Agostini erano in affari con truffatori finanziari.
La vicenda del lavaggio del denaro dei proventi illeciti è spiegata nelle carte dell’inchiesta Sciabolata. Oltre al riciclaggio in attività finanziarie, gestito in particolare dal consulente assicurativo Steve Stinghel, nel marzo 2024 si passa all’oro. Claudio Agostini consegna al figlio Gabriele Agostini 65mila euro in contanti e un lingotto del valore di 54mila euro, per un totale di circa 120mila euro, somme che per gli inquirenti sono profitti illeciti ottenuti da spaccio e traffico di droga. In cambio della somma in contanti, una oreficeria trentina consegna quindici giorni dopo a Gabriele Agostini 17 lingotti d’oro puro (999 carati): uno da 250 grammi, 14 da 100 grammi, uno da 50 grammi e uno da 20 grammi per un totale di un chilo e 720 grammi. A quel punto i lingotti vengono riconsegnati al padre che li porta alla Global Group Consulting di Samuel Gatto.
La Global Group Consulting era nata nel 2019 con sede a Parigi, in place de la Madeleine, e presidente Gatto. Secondo le Fiamme Gialle e la Procura di Milano, gli indagati avevamo messo insieme uno schema Ponzi, dal nome di un truffatore italo-americano degli anni Venti del Novecento, mascherato da un «sofisticato sistema societario» imperniato su una «capillare rete di promotori dediti al procacciamento di numerosi clienti su tutto il territorio nazionale». Le indagini partono nell’aprile 2024 in seguito a numerose denunce. A dicembre la Consob, l’organismo di vigilanza sulle società e la Borsa, sollecita l’attenzione della Procura di Milano sulle attività della Global Group, anche in questo caso dopo segnalazioni di cittadini. L’Unità di informazione finanziaria, i detective antiriciclaggio della Banca d’Italia, segnalano a loro volta operazioni finanziarie sospette effettuate dalla società per 3,4 milioni. Le ipotesi di reato contestate a Gatto e agli altri riguardano l’associazione per delinquere, l’abusiva attività finanziaria e la truffa. Oltre agli investimenti in oro fisico, c’era la raccolta di somme per presunti investimenti che avrebbero fruttato il 4% mensile – 48% annuo – mentre a ricevere questi rendimenti erano solo i primi clienti, gli altri – circa cinquemila di cui quasi 200 trentini – sono rimasti col cerino in mano.
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