In tribunale
sabato 14 Giugno, 2025
Celledizzo, il gip ordina di riaprire le indagini sulla morte di Massimiliano Lucietti: «Si faccia luce su contraddizioni e omissioni»
di Ubaldo Cordellini
A ottobre 2022 la tragedia in cui perse la vita il giovane cacciatore: la famiglia aveva espresso dei dubbi su alcune persone

Svolta clamorosa nelle indagini sulla morte di Massimiliano Lucietti, il giovane cacciatore ucciso da un colpo di fucile durante una battuta di caccia, nei boschi sopra a Celledizzo, il 31 ottobre del 2022. A quasi setti mesi dalla richiesta di archiviazione dell’inchiesta depositata dalla Procura, il giudice per le indagini preliminari Enrico Borrelli ha fatto propri i dubbi dell’avvocato della famiglia Lucietti, Giuliano Valer, e restituito gli atti al pm Davide Ognibene ordinando la riapertura delle indagini. L’avvocato Valer si era opposto alla richiesta di archiviazione mettendo in evidenza alcune contraddizioni emerse dal racconto dei testimoni. Contraddizioni e omissioni delle quali ora la Procura dovrà accertare e valutare il significato. Da ricordare che il giorno dopo la morte di Lucietti venne trovato morto un altro cacciatore, Maurizio Gionta, che si tolse la vita lasciando un biglietto sul comodino accanto al letto nel quale aveva scritto che non voleva pagare per colpe non sue.
Nel corso delle indagini, la Procura aveva fatto esaminare ai carabinieri del Ris di Parma la canna del fucile di Gionta con la pallottola che uccise Lucietti e poi aveva fatto la stessa cosa con le armi di altri cacciatori che quella mattina erano in zona, ma l’esito delle analisi non ha portato a un risultato sicuro. Per questo, non emergendo altri elementi di rilievo che potessero portare all’identificazione dell’eventuale responsabile, la Procura aveva chiesto l’archiviazione. L’avvocato Valer, però, ha fatto notare come nelle carte vi fossero ancora elementi da chiarire. Per questo motivo, il giudice Borrelli ha chiesto nei giorni scorsi alla Procura di riaprire l’inchiesta.
Ora il pubblico ministero dovrà riprendere le indagini e valutare anche tutti gli elementi indicati dall’avvocato della famiglia di Max Lucietti. In particolare dovrà rivedere alcune testimonianze e valutarle confrontandole tra di loro. Un lavoro che richiederà diversi mesi e che, intanto, lascia alla famiglia di Max la speranza che si possa arrivare finalmente alla verità sulla morte del ragazzo. Come spiega l’avvocato Valer, la famiglia Lucietti esprime «soddisfazione per la decisione del giudice e massima fiducia nella giustizia».
L’obbiettivo era, per il momento, che non si spegnessero le luci sulla tragica morte di Massimiliano. Ora la parola passa nuovamente agli inquirenti, verso i quali è sempre stata riposta massima fiducia e stima. Spetterà a loro fare tesoro delle sollecitazioni del Giudice e dare finalmente un volto ai responsabili, diretti o indiretti che siano, della tragica morte di Massimiliano. Vero è che la ferita per la tragica scomparsa, brucia, sanguina e chiede giustizia». L’avvocato si dice sicuro che qualcuno sappia quello che è accaduto quella maledetta mattina nei boschi durante la battuta di caccia al cervo e spera che finalmente questo qualcuno si faccia vivo con gli inquirenti e spieghi come è andata: «Auspico che l’eco del dolore che la famiglia Lucietti sta provando da quasi tre anni illumini le menti di chi può aiutare la giustizia e sproni chi sa a dare requie al senso di inaccettabile oscurità di questa vicenda».
Intanto la Procura dovrà valutare nuovamente tutte le posizioni emerse nel corso delle indagini e risentire tutte le persone informate sui fatti confrontando il loro racconto con gli elementi oggettivi emersi. Le perizie balistiche non hanno aiutato molto finora, ma la speranza del giudice e del legale della famiglia Lucietti è che la coscienza delle persone che sanno o potrebbero sapere qualcosa di utile possa arrivare laddove le perizie hanno fallito. Lo chiede la sete di giustizia per una fine così ingiusta e, per ora, non spiegata.
E dire che Max Lucietti era un giovane di 24 anni con tutta la vita davanti. Quella mattina di fine ottobre era uscito di casa per una battuta di caccia, come faceva quando poteva. Verso le sette, però, è stato centrato da un colpo alla nuca che non gli ha lasciato scampo. Il suo corpo venne trovato da Maurizio Gionta che era cacciatore esperto e caposquadra. Gionta venne sentito dai carabinieri la sera stessa e il giorno dopo si tolse la vita la mattina presto lasciando il biglietto accanto al letto. Da allora l’inchiesta ha cercato di capire cosa possa essere successo, ma in alta val di Sole nessuno ha dato elementi utili. Tanto che gli stessi genitori di Massimiliano, Mirta e Roberto, hanno voluto intervenire davanti al giudice chiedendo di non archiviare le indagini: «Non chiudete le indagini su nostro figlio. Qualcuno ha taciuto e qualcun altro sa e non ha ancora trovato il coraggio di parlare».
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