L'omicidio
mercoledì 16 Luglio, 2025
Uccise il papà per difendere la mamma, Bojan Panic si diploma e cerca un impiego
di Benedetta Centin
Dopo l'autopsia sulla vittima e l'analisi dei cellulari, ora scatta la perizia psichiatrica richiesta dalla pm nei confronti del diciannovenne

Uccise il papà a coltellate nella loro abitazione di Mezzolombardo tre mesi fa. Dopo l’autopsia sulla vittima e l’analisi del contenuto dei telefoni di tutta la famiglia a caccia di riscontri, ora è il momento della perizia psichiatrica sul diciannovenne Bojan Panic che il 4 aprile scorso si è macchiato di un terribile delitto. Confessando fin da subito di aver aggredito il genitore Simeun, 46 anni, «per difendere la mamma, temendo che papà potesse mettere in atto le minacce di morte che le aveva fatto».
La pm Patrizia Foiera, che ha voluto rimettere in libertà a stretto giro lo studente, accusato di omicidio volontario aggravato, ha infatti chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari Gianmarco Giua che l’indagato venga sottoposto a perizia psichiatrica. Un passaggio fondamentale, questo, che avverrà nella forma dell’incidente probatorio, per cristallizzare appunto come prova l’esito della perizia. Questa mattina il gip conferirà l’incarico allo psichiatra bresciano Giacomo Filippini. La Procura si avvarrà di un proprio consulente, così come il diciannovenne, che attraverso l’avvocata Veronica Manca si farà affiancare da Giuseppe Sartori, professore ordinario di neuropsicologia forense all’Università di Padova. L’obiettivo è quello di valutare se Bojan Panic fosse capace di intendere e volere la notte in cui ha aggredito a morte il padre, se sia imputabile, ancora se possa essere socialmente pericoloso e se sia in grado di stare in giudizio, quindi di affrontare un eventuale processo. Starà al giudice formulare nel particolare i quesiti per lo specialista a cui oggi conferirà l’incarico della perizia sul giovane che, promosso a scuola, ora sta cercando un lavoretto per tenersi occupato nel corso dell’estate.
L’autopsia sul papà
Intanto c’è attesa per l’esito dell’autopsia effettuata, su delega della Procura, sul bosniaco 46enne da parte dall’anatomopatologo Dario Raniero dell’Istituto di Medicina legale di Verona. Bisognerà capire se siano state quattro, cinque oppure di più le coltellate che il diciannovenne ha inferto al padre di spalle. Una di queste sarebbe penetrata nel polmone. Risultando fatale. Avrebbe infatti provocato un’emorragia, quindi la morte del muratore Simeun Panic, nonostante i ripetuti tentativi, della moglie prima e dei soccorritori poi, di far tornare a battere il suo cuore. Le ferite sul corpo sono risultate compatibili con il coltello a serramanico che il figlio maggiore, spaventato e preoccupato per la madre oggetto di pressanti minacce, aveva raccolto in casa e portato con sé in camera da letto. Il coltello che ha appunto usato nel momento in cui il muratore, quella notte del 4 aprile, è avanzato nella penombra urlando, chinandosi sulla moglie stesa a letto, inveendole ancora una volta contro con disprezzo, pretendendo il cellulare, lui che da tempo ormai, soprattutto nelle ultime giornate e ore, le aveva promesso che le avrebbe fatto del male, che si sarebbe presentato di nuovo nel negozio in cui faceva la commessa, per farle lasciare quel lavoro, sempre più possessivo e autoritario.
Cellulari al setaccio
Gli inquirenti si sono nel frattempo concentrati anche sui cellulari della famiglia a caccia di conferme, di elementi probatori, sul rapporto di coppia, su quell’atteggiamento descritto come aggressivo, oppressivo, dominante e autoritario che il muratore avrebbe avuto verso la moglie, costretta a subire vessazioni e maltrattamenti da almeno dieci anni.
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