il caso

mercoledì 15 Ottobre, 2025

Formaggi a latte crudo, Maestri querelato per diffamazione dalla Fondazione Edmund Mach

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Le critiche dell'uomo sono state avanzate con numerosi post su Facebook e riguardavano la produzione di Gaba, acido gamma-amminobutirrico neurotrasmettitore inibitorio che svolge un ruolo fondamentale nel contrastare stress e ansia, in formaggi sperimentali a latte crudo

Querelato per aver criticato una ricerca della Fondazione Edmund Mach. È quello che è capitato a Giovanni Battista Maestri, papà di Mattia, il bambino in coma da 8 anni dopo aver mangiato formaggio a latte crudo. Da allora Maestri sta conducendo una campagna coraggiosa per chiedere che i consumatori vengano avvertiti in maniera completa e sincera sui pericoli che soprattutto i bambini corrono mangiando formaggio a latte crudo. Una campagna che non guarda in faccia a nessuno e dai toni accesi. Maestri con una serie di post avrebbe anche criticato in maniera molto diretta e franca una ricerca condotta dalla Fondazione Mach e da una sua ricercatrice.

In particolare le critiche del papà di Mattia sono state avanzate con numerosi post su Facebook e riguardavano una ricerca specifica sulla produzione di Gaba, acido gamma-amminobutirrico neurotrasmettitore inibitorio che svolge un ruolo fondamentale nel contrastare stress e ansia, in formaggi sperimentali a latte crudo. Maestri ha contestato le conclusioni della ricerca in maniera molto vivace ed è stato querelato. Le sue espressioni e anche alcune illazioni non sono piaciute alla ricercatrice e la Fondazione Mach che hanno deciso di tutelarsi. Nella querela si contestano undici tra post e video pubblicati sui social tra metà maggio e fine giugno 2025. Il papà del bambino in coma ormai da otto anni proprio dopo aver mangiato formaggio da latte crudo del caseificio di Coredo è stato convocato dalla Procura per un interrogatorio per spiegare la sua posizione.

Maestri è stato protagonista anche di una campagna per contestare la concessione dal parte dell’Apt del marchio «Val di Non» proprio al caseificio di Coredo. Secondo Maestri azioni del genere potrebbero convincere che i formaggi a latte crudo non presentino rischi e per questo è partito lancia in resta: «Ho contestato questa ricerca così come ho chiesto per anni il ritiro della concessione del marchio al caseificio di Coredo perché i formaggi a latte crudo presentano rischi per i più piccoli come è successo al mio Mattia che è stato ucciso nel 2017. Dico che è stato ucciso perché da allora è in coma vegetativo. Se dico queste cose vengo denunciato. Ma io continuerò nelle mie campagne per avvertire dei pericoli che si corrono. Non ho paura», ha detto ieri Maestri. Sarà la Procura a valutare se le espressioni usate da Maestri siano o meno diffamatorie.
Nello scorso marzo la Corte di Cassazione aveva confermato la condanna pronunciata dalla Corte d’appello di Trento per il legale rappresentate del caseificio di Coredo Lorenzo Biasi e del casaro Gianluca Fornasari. Una condanna al massimo della pena prevista per il reato di lesioni personali colpose gravissime e cioè a una sanzione di poco meno di 2500 euro ciascuno (esattamente 2478 euro). C’è la pena, una multa contenuta ma con essa era stata confermata la ben più sostanziosa provvisionale, pari a un milione di euro. Seicentomila di indennizzo al piccolo Mattia e duecentomila per i genitori, papà e mamma. E proprio il papà, Gian Battista Maestri è da tempo impegnato in una battaglia per una maggiore trasparenza nel commercio dei prodotti a latte crudo. È stato proprio il suo attivismo a portare a un disegno che prevede una maggiore trasparenza in etichetta.