Cultura
giovedì 9 Ottobre, 2025
Satantango, libro da Nobel e film da record: 435 minuti (7 ore e mezza) che sono diventati un cult
di Redazione
Al nome di László Krasznahorkai, autore ungherese fresco del premio, è legata anche una pellicola «estrema»
Il nome László Krasznahorkai, da poche ore premio Nobel per per la letteratura è legato anche a un film estremo: estremo come la sua durata, 453 minuti: 7:30 ore. Estremo come la scena di apertura: una lunga sequenza con delle mucche «senza proprietari» che si avvicinano lentamente allo schermo. È Satantango, girato da Béla Tarr, con l’aiuto dell’autore nel 1994 e protagonista, qualche anno fa, di una serie di fortunate maratone nei cinema d’essai.
Il film è ambientato in un villaggio desolato della campagna ungherese dopo la caduta del regime comunista. Qui gli abitanti, poveri e rassegnati, vivono di stenti e di piccole illusioni. Un gruppo di uomini escogita un piano per rubare ciò che resta delle finanze comuni e scappare, ma la situazione si complica quando si diffonde la voce del ritorno di un uomo creduto morto da tempo: un sedicente profeta, Irimiás, che convince i compaesani a seguirlo verso una nuova vita, chiedendo però di consegnargli tutti i loro beni.
La trama si sviluppa attraverso prospettive diverse, intrecciando piccoli destini individuali in un mosaico di disperazione collettiva. Accanto ai protagonisti principali, troviamo figure marginali che osservano e annotano ciò che accade, come il medico alcolizzato che passa le giornate a scrivere appunti sul villaggio, o la piccola Estike, simbolo di innocenza tradita, la cui parabola tragica rappresenta il lato più doloroso e spietato della vicenda.
Il film è unico anche per il suo linguaggio visivo. Tarr porta alle estreme conseguenze il concetto di «slow cinema», con inquadrature interminabili, pochi tagli di montaggio e scene che sembrano sospese nel tempo. Il film si apre con un piano sequenza di otto minuti che mostra un gruppo di mucche che cammina lentamente: un incipit che dichiara subito l’intenzione di mettere alla prova lo spettatore, costringendolo a contemplare, ad attendere, a immergersi in un ritmo diverso da quello del cinema tradizionale.
Dopo una prima difficoltà a essere accolto dal pubblico, Satantango, nella sua versione cinematografica, è diventato con il tempo una sorta di «meme», una sfida per appassionati: sui social circolano anche consigli su come affrontarlo con il giusto spirito per guastarselo al meglio.
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