L'intervista

mercoledì 14 Maggio, 2025

Elisabetta Bozzarelli: «Serve un rivoluzione sui servizi nido gratuiti. La nostra vittoria? La città non tollera la politica urlata»

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È stata la più votata del Pd e la più votata in assoluto alle scorse elezioni comunali del capoluogo. Ora traccia una mappa delle priorità

Di preferenze ne ha prese una vagonata, Elisabetta Bozzarelli è infatti la più votata del Pd e la più votata in assoluto. Assessora uscente, è stata riconfermata nella seconda giunta di Ianeselli. E Ianeselli, di lei, dice che è «tenace, preparata, capace». Doti che lo hanno spinto a riconfermarla anche nel ruolo di vicesindaca.

Ruolo prodromico a quello di sindaco nel 2030?
«Mi sembra prematuro pensare ora al 2030. Siamo appena stati rieletti, e il nostro orizzonte è di cinque anni. Certamente, per come sono fatta, mi sento sempre a disposizione della mia città».
È in Consiglio dal 2015, in giunta già da 5 anni ininterrottamente…
«Non ininterrottamente. Per la verità martedì della scorsa settimana ero già al lavoro, all’Acav, la Ong di aiuti per l’Africa di cui sono dipendente. Quando viene nominato il nuovo sindaco le deleghe vanno tutte a lui, io sono in aspettativa politica e senza deleghe sono tornata alla mia scrivania».
E l’ha trovata?
«Certo, era lì ad aspettarmi, con tutti i miei colleghi che sono stata contentissima di ritrovare al lavoro».
Poi, lunedì scorso, il sindaco ha firmato le nuove deleghe. Lei è tornata a Palazzo Geremia. Anche quella scrivania la stava aspettando.

Il sindaco le ha confermato la cultura, ma questa volta anche lo sport.
«Alcune cose sono in continuità, e sono contenta di poter portare avanti quanto già iniziato».

Sulla scuola, per esempio. Anche questa delega è riaffidata a lei.
Su questo abbiamo lavorato tanto. Tra un anno sarà conclusa la ristrutturazione dell’Orsetto Pandi con posti in più. E si lavora a Mattarello per la sperimentazione, anche lì, dello zerosei. Su questo fronte abbiamo fatto scelte politiche ben precise, che hanno portato risultati tangibili. Do su questo una notizia: le domande per il nido sono in aumento, un trend di crescita che ci porta ad assomigliare a una città del Nord Europa per quanto riguarda i servizi educativi per l’infanzia. Il nido deve diventare una certezza per le famiglie, non deve diventare la corsa ad accaparrarsi un posto che forse arriva o forse no. Deve diventare un diritto, per il bambino ma anche per la famiglia, per la donna che può così coniugare i tempi di cura ai tempi della vita, anche lavorativa».

La spinta alla sperimentazione del Comune di Trento sullo zerosei ha trovato però qualche freno in Provincia.
«Io penso che la politica serva per fare le cose giuste per la collettività. Come negli anni Settanta si è fatta la rivoluzione sulla scuola dell’infanzia, ora che i bisogni sono cambiati c’è da fare una rivoluzione sui servizi nido, inseriti all’interno del sistema scolastico, gratuiti per tutti. Noi questa rivoluzione l’abbiamo iniziata, e non intendiamo fermarci, figurarsi se faremo passi indietro. Spero che anche altre istituzioni vogliano state al passo con noi».

Ma è la Provincia che gestisce il Servizio infanzia. È la Provincia che deve dire sì al nido nella scuola d’infanzia.
«C’è stata una sperimentazione che ha permesso di aprire alcune realtà, quindi si può fare. E dopo Povo inizieremo i lavori a Sardagna, a Mattarello stiamo definendo le ultime cose. Appena arrivano le autorizzazioni dal Servizio infanzia, noi siamo pronti. E non c’è motivo per cui non arrivino».

Lei ha anche la delega alla Trasformazione civica. Che cos’è?
«Tutte le città si muovono tra due poli. Uno è quello del movimento delle persone, delle storie, delle vite; l’altro è il polo statico, fatto di palazzi, di strade, di fiumi e montagne. Il compito sfidante della politica è costruire comunità che uniscano il tutto dentro un paesaggio condiviso, dentro un immaginario collettivo».

Più concretamente?
«Pensiamo all’ex Atesina, all’ex Lettere, alle Barchesse. Spazi che si trasformano in luoghi da vivere, da attraversare».

Sull’ex Atesina però c’è un problema. La proprietà è della Provincia, che non sembra intenzionata a lasciarla al Comune.
«Non è proprio così. Lo spazio era di Trentino Trasporti, poi passato alla Provincia, che lo ha dato in comodato d’uso al Comune in attesa di perfezionare un’operazione di tipo patrimoniale, così da far diventare il Comune proprietario a tutti gli effetti. Ora, la partita patrimoniale è stata definita, la Provincia non può che rispettare i patti».

Ma a quanto pare…
«E allora faccio un appello chiaro. La campagna elettorale è finita, le istituzioni devono lavorare per il bene pubblico. Come assessora, il mio impegno non è per la mia parte politica, non soltanto per chi mi ha votato, ma per tutti. Prevalga dunque anche nelle altre istituzioni l’interesse generale».

E se non prevalesse? C’è l’ipotesi di portare la Provincia in Tribunale?
«È una strada obbligata… Ma spero che domani, o dopodomani, la Provincia formalizzi il tutto».

Nuova delega, quella alla Sport. C’è da pensare al nuovo stadio a San Vincenzo.
«Lo stadio non riguarda solo il mio assessorato, ma anche e soprattutto l’assessorato all’urbanistica. E u questo facciamo a breve il punto e adottiamo una chiara direzione di marcia. Ricordo però che a breve ci saranno le nuove piscine Manazzon, partiranno i lavori della piscina olimpionica. Abbiamo lavorato tanto e ora vedremo i risultati».

Torniamo alla delega alla Cultura. Al Centro Santa Chiara è stato rinnovato il commissariamento.
«Del Santa Chiara stiamo ancora aspettando il bilancio. E vorrei che fosse chiaro che noi riteniamo questo ente importante per il Trentino ma soprattutto per la città di Trento. E pretendiamo, da questo ente, la qualità che Trento si merita. Lo sa il direttore, lo sanno tutti i dirigenti del Santa Chiara che il Comune di Trento c’è, che il dialogo è aperto. Ma, anche in questo caso, pretendiamo che il dialogo sia serio».
Ora qualche domanda politica. Il Pd chiedeva qualche posto in più in giunta, è vero?
«La rappresentanza del Pd è molto corposa, in Consiglio e anche in giunta. E gli assessorati affidati al Pd hanno deleghe importanti e sfidanti».
Quindi va bene così?
«Penso che sia una soddisfazione sufficiente aver avuto conferma, dal voti, di aver lavorato bene in questi ultimi cinque anni. Trento non ha perso la sua anima, è ancora la città che preferisce il pensiero critico ai ragionamenti di pancia, che usa la testa e il cuore e che non tollera la politica urlata».
A chi si riferisce?
«Per esempio a chi, in campagna elettorale, ha descritto una città che non esiste, insicura, in preda al degrado. E lo ha fatto vendendo questa immagine ai programmi televisivi di orientamento meloniano. Ecco, questo non è fare il bene della città, perché questo da male alla Trento turistica, alla Trento universitaria. A chi per mille motivi sceglie la nostra città».