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domenica 4 Maggio, 2025

Lavoratori cercansi: fra dieci anni in Trentino saranno 12 mila in meno

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Le cifre della Cgia di Mestre: il calo è comunque più contenuto di altre regioni d'Italia (specie del Sud)

Fra dieci anni, nel 2035, la popolazione trentina tra 15 e 64 anni ammonterà a 333.286 persone, il 3,5% in meno di quest’anno, quando la popolazione in età lavorativa conta 345.269 unità. In pratica, fra un decennio mancheranno 12mila lavoratori e lavoratrici, per la precisione 11.983. Non siamo tra le situazioni peggiori in Italia: la media nazionale parla di un calo della fascia di età da lavoro del 7,8%, più di 2,9 milioni di persone in meno rispetto ai 37,3 milioni attuali. In Sardegna e in Sicilia si prevede la diminuzione maggiore: nella provincia di Nuoro siamo al -17,9%, in Sud Sardegna al -17,7%, a Caltanisetta a -17,6%, a Enna al -17,5%. L’impatto dell’inverno demografico e dell’invecchiamento della popolazione è però importante anche da noi: da tempo industriali e sindacati lanciano l’allarme sulla chiusura dei flussi di immigrazione mentre cala la popolazione in età lavorativa.
«Con un numero sempre più ridotto di giovani e un consistente gruppo di baby boomer prossimo all’uscita dal mercato del lavoro per raggiunti limiti d’età, il nostro Paese rischia lo spopolamento della coorte anagrafica potenzialmente occupabile» afferma l’Ufficio studi della Cgia, l’Associazione artigiani di Mestre, che ieri ha reso noto l’analisi realizzata elaborando le previsioni demografiche dell’Istat. Tutte le 107 province italiane monitorate in questo studio registreranno entro il prossimo decennio una variazione assoluta negativa, anche se di dimensioni diverse, confermando che il fenomeno colpirà indistintamente tutte le aree del Paese.

 

Rischio calo del Pil
Se si considera il declino demografico insieme all’instabilità geopolitica, alla transizione energetica e a quella digitale, osserva la Cgia, nei prossimi anni le imprese sono destinate a subire dei contraccolpi molto preoccupanti. «La difficoltà nel reperire giovani lavoratori da inserire nelle aziende artigiane, commerciali o industriali è un problema sentito già oggi, figuriamoci tra un decennio. È importante sottolineare che chi spera in un’inversione del trend demografico rischia di rimanere deluso, poiché non esistono misure efficaci in grado di modificare questa tendenza in tempi ragionevolmente brevi». Secondo gli Artigiani di Mestre, tuttavia, nemmeno il ricorso alla manodopera straniera potrà risolvere completamente la situazione. «Di conseguenza, dobbiamo prepararci a un progressivo rallentamento del Pil. Va inoltre considerato che una società con una popolazione sempre più anziana e meno giovane dovrà affrontare un aumento rilevante della spesa previdenziale, sanitaria e assistenziale» con implicazioni negative sui conti pubblici.

 

Assunzioni, difficile il 58%
Da qualche anno in tutto il Paese le imprese denunciano grosse difficoltà nel reperire personale qualificato da inserire nei propri organici. Secondo l’ultimo bollettino Excelsior-Unioncamere, delle 5.270 assunzioni che le aziende trentine hanno previsto in aprile, più di 3.000, il 58,5%, sono di difficile reperimento, per lo più per mancanza di candidati, ma in parte anche per la preparazione inadeguata di chi si candida. Le difficoltà maggiori riguardano sanitari e paramedici ma anche ingegneri, architetti, idraulici. Nel complesso, dice la Cgia, il Mezzogiorno potrebbe incontrare meno problemi rispetto al Centronord. Il Sud e le Isole infatti presentano tassi di disoccupazione e inattività significativamente elevati che potrebbero consentire di colmare almeno parzialmente le lacune occupazionali previste soprattutto nel settore agroalimentare e in quello turistico-ricettivo. Molte aziende, in particolare quelle di piccole dimensioni, saranno comunque costrette a ridurre gli organici a causa dell’impossibilità di procedere ad assunzioni. Per quanto riguarda le medie e grandi imprese, invece, la problematica potrebbe risultare meno rilevante: grazie alla possibilità di offrire salari superiori alla media, orari flessibili, benefit e pacchetti significativi di welfare aziendale, i giovani presenti sul mercato del lavoro tenderanno a preferire le realtà più strutturate piuttosto che le piccole e micro imprese. che solo in piccola parte sono in grado di erogare tali benefici.