la storia
giovedì 2 Maggio, 2024
Lo studente-commesso senza orari: «Gli straordinari spesso non sono riconosciuti»
di Massimo Furlani
Il giovane dipendente: «I turni sono spregiudicati. Il primo maggio è un giorno di speranza»

Il primo maggio è un giorno di speranza, anche se per chi lavora nel terziario il futuro non sembra andare nella direzione desiderata. È quello che emerge dal racconto di uno studente e lavoratore nel commercio: «Sono studente e lavoro da 4 anni come commesso all’interno di un supermercato, quindi nel terziario — spiega — Un settore che, da quando ho iniziato a lavorarci, ha vissuto dei cambiamenti evidenti, in negativo».
La questione relativa alla flessibilità oraria e i turni di lavoro richiesti è quella da cui derivano le maggiori difficoltà: «La principale criticità nel mio settore è quella di una flessibilità oraria ormai spregiudicata — prosegue — Sempre più spesso chi fa questo lavoro si ritrova a dover fare i conti con una totale assenza di stabilità negli orari: a volte ci si trova ad avere un solo turno spezzato in una settimana, quella successiva magari tre». Un problema soprattutto per chi deve conciliare a quelli lavorativi anche impegni di studio o familiari: «Questo io lo sento in modo particolare in quanto sono studente e lavoratore — continua — ma allo stesso modo è un problema per i genitori che hanno delle famiglie a cui badare e devono stare alle dipendenze di datori che spesso decidono unilateralmente. Questa instabilità è anche frutto di una continua contrazione personale negli ultimi anni». Una riduzione che finisce per alimentare un circolo vizioso, che minaccia quelle che sono le prospettive future del settore: «Temo che la direzione intrapresa ci stia portando verso un ulteriore peggioramento — dice il giovane lavoratore — solo a Trento ci sono competitor sempre più importanti e agguerriti per quello che riguarda il settore in cui lavoro. In un contesto del genere è chiaro che le aziende più piccole devono prendere decisioni che ricadono sulla testa dei lavoratori, che si ritrovano a fare tante ore di lavoro e straordinari spesso non riconosciuti, decidendo quindi di cambiare lavoro e alimentando così un circolo vizioso».
L’attività dei sindacati può rappresentare una via d’uscita da questa situazione, ma è necessario contrastare la perdita di fiducia nei confronti di queste organizzazioni: «Io credo fermamente nel ruolo dei sindacati — considera — e riconosco i loro interventi per regolare l’organizzazione del mondo del lavoro. Allo stesso tempo, però, mi è chiaro come l’efficacia dei sindacati sia dovuta ai lavoratori che li sostengono, che negli ultimi anni hanno perso di vista il concetto dell’unione che fa la forza. Questo porta le sigle ad avere un impatto minore e le obbliga a portare avanti battaglie impari». Il primo maggio, però, incarna la speranza in un mondo del lavoro più attento, e per questo è una giornata da festeggiare: «Da quando lavoro in questo settore per me il primo maggio rappresenta la speranza in un futuro migliore — conclude — in un mondo del lavoro differente in cui le istanze dei lavoratori per questioni salariali, di sicurezza o di conciliazione con la loro vita privata vengano maggiormente prese in considerazione».
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