L'intervista
domenica 14 Aprile, 2024
Gelataio a ventiquattro anni: «Ho lavorato nella cucina di un ristorante, ma è dura. Ora sono schiavo di me stesso»
di Daniele Benfanti
Paolo D'Angelo, giovane esercente, ha aperto una gelateria tutta sua a Caldonazzo, in un palazzo che in passato ospitava un teatro: «Mi piace rendere felici gli altri»

«Tutti mi dicono che ho molto coraggio. Penso semplicemente di amare quello che faccio». Paolo D’Angelo, di Calceranica, classe 1999, sembra anche più giovane dei suoi quasi 25 anni. Ma ha la maturità di un veterano d’impresa. E l’entusiasmo d’obbligo, invece, alla sua età. Il 18 marzo ha aperto il suo nuovo locale in centro a Caldonazzo, nella centralissima via Stazione, poco più avanti rispetto alla Casa della Cultura. Un bar gelateria con giardino. Si chiama «Chic». «Il perché di questo nome? Perché volevo offrire qualcosa di più rispetto alla solita gelateria. Un ambiente elegante e curato nei dettagli, dove è piacevole passare qualche ora».
L’arredamento è particolare.
«Sì, perché questo edificio un secolo fa era un teatro. Ho voluto delle poltroncine ai tavoli, sipari dipinti alle pareti. Era già stato bar e negozio, ma ho voluto un richiamo alle origini».
Accanto al nome «Chic», però, rimane lo storico «Fiocco di neve» della sua precedente esperienza. Come mai?
«Avevo il “Fiocco di Neve”, quasi di fronte al municipio, all’inizio di via della Polla, per tre anni. Lì ho imparato le tecniche della preparazione del gelato dalla precedente gestione e ho ereditato i macchinari. Era, però, una gelateria solo d’asporto, che teneva aperto soltanto nella bella stagione».
Ora, invece, il progetto è annuale…
«Sì, sulle quattro stagioni. Il mercato c’è. Il gelato, se è buono, si mangia anche in inverno e l’offerta turistica è sempre più spalmata sui dodici mesi».
Giovanissimo, ma già con parecchi anni di esperienza alle spalle, anche nella ristorazione…
«Ho iniziato mentre studiavo all’Alberghiero, prima Levico e poi Varone, dove ho conseguito la qualifica nel settore cucina. Davo una mano in una discoteca. Poi ho lavorato tre anni nella cucina di un ristorante di Trento e i tre anni al vecchio “Fiocco di neve”».
Dura lavorare nella cucina di un ristorante?
«Sì, decisamente impegnativo, come sforzo e orari. Ora, lo dico a tutti quelli che mi chiedono come farò a gestire un locale tutto mio, almeno sarò “schiavo” (sorride, ndr) di me stesso».
Comunque ha uno staff, giovanissimo, vediamo…
«Sì, mi dà una mano mia sorella e ho due dipendenti. Facciamo bar, caffetteria, gelateria, pasticceria e una piccola offerta salata. Ho già una bella clientela per torte e dolci che facevo durante il periodo invernale della gelateria d’asporto».
Ma fare il gelato che soddisfazione dà?
«È un prodotto che piace a tutti. Vedi i clienti sorridenti, sempre. Mi piace renderli felici con qualcosa prodotto da me. Consiglio i gusti, sperimento qualcosa di nuovo».
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