L'incendio

giovedì 20 Giugno, 2024

Val di Cembra, distrutta dalle fiamme la Legnami Grumes. La Procura ipotizza il dolo

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Calcolati danni per milioni di euro

I primi ad accorgersi sono stati i cani. Quelli delle famiglia di via Villa Alta, svegliati nel cuore della notte dai rumori e dall’odore, acre, di fumo. Il loro continuo latrare ha tirato giù dal letto i padroni, che sono usciti da casa e hanno visto, qualche metro più in basso, le fiamme già altissime. È scoppiato nel cuore della notte il furioso incendio che, in poco più di un’ora, ha ridotto in cenere un’intera azienda, la Legnami Grumes, di proprietà dei fratelli Santuari. La telefonata, ai vigili del fuoco, ma anche ai titolari, dato che i «vicini di casa» avevano il loro numero è arrivata alle 3, facendo scattare la macchina dell’emergenza, con la mobilitazione totale dei corpi dei vigili del fuoco volontari non solo della val di Cembra, ma anche delle località più occidentali della val di Fiemme. Da Grumes, nella cui zona artigianale si trova la segheria, ad Albiano, da Capriana a Cavalese: quindici corpi per 120 pompieri che si sono turnati per ore, fino alla tarda serata di ieri, per spegnere ogni focolaio rimasto. Un incendio già esteso quando i primi vigili (la caserma di Grumes è a pochi minuti) sono arrivati sul posto e caratterizzato da temperature altissime. Basti pensare che ha preso fuoco un mezzo posizionato a una decina di metri dalla struttura: con tutta probabilità solo per le alte temperature raggiunte. «Quando siamo arrivati le fiamme avevano avvolto tutto il capannone — fa sapere il comandante dei vigili del fuoco di Grumes, Daniele Nones — e l’unica cosa che si poteva ancora salvare era del materiale non ancora interessato dall’incendio». I pompieri ci sono riusciti, hanno salvato interi bancali di legname. Ma per il resto non c’è stato nulla da fare: i danni, solo per il materiale, ammonterebbero a un paio di milioni. Contando anche la struttura, si potrebbe arrivare alla cifra di cinque milioni.
Aperta l’inchiesta
Un incendio rapido quanto devastante, insomma. In molti, a partire dai proprietari, si sono chiesti come sia stato possibile che potesse svilupparsi in così poco tempo, senza che nessuno avesse delle avvisaglie. Non sono stati i soli. La stessa domanda, infatti, se l’è posta il pubblico ministero di turno, Alessandro Clemente, che ha aperto un fascicolo d’indagine per incendio doloso. A insospettire la Procura, i tempi rapidi, poco compatibile con un incidente (come può essere un corto circuito) e più con un atto deliberato, che preveda diversi punti d’innesco. Solo ipotesi, per il momento: saranno necessarie ulteriori indagini. E visto lo stato dell’edificio sembra un’impresa quasi impossibile individuare il punto di innesco, ma ci sono altre armi a disposizione di chi farà le indagini (sul posto i carabinieri della Compagnia di Cavalese), a partire dalle telecamere. Diversi occhi elettronici sono puntati sulla zona, a cominciare da quelle posizionate lungo la statale 612.
Una lunga storia
La segheria dei fratelli Santuari è una ditta che si tramanda da quattro generazioni. Presente con l’attuale denominazione dal 1940, per anni ha trovato spazio nella vecchia zona industriale del paese, sulla strada per Grauno. Da dieci anni, dal 2014, la nuova sede, molto più ampia, nella nuova zona artigianale. E, proprio negli ultimi anni, aveva avuto una crescita esponenziale: tanti nuovi clienti, grazie alle strategie moderne e innovative dei soci Roberto, Marcello e Simone Santuari. Un’azienda che, fino a ieri, dava lavoro a sette persone, incluso giovani della valle e che aveva investito in sostenibilità. Pannelli fotovoltaici sui tetti, un cogeneratore alimentato a cippato. Distrutti anche quelli. La famiglia Santuari è molto conosciuta in val di Cembra. Tra i fratelli c’è anche Simone, ultimo sindaco di Grumes prima della fusione che portò alla nascita dell’attuale comune di Altavalle e attuale presidente della comunità di valle.
Gara di solidarietà
E l’esposizione politica della famiglia, seppur in un contesto tranquillo come quello della val di Cembra, potrebbe rappresentare un elemento a suffragio dell’ipotesi di dolo. Un’eventualità a cui non vuole credere il sindaco di Altavalle, Matteo Paolazzi. «Non sarebbe un semplice dispetto, ma un atto criminale: la comunità è scossa e si tratterebbe di qualcosa di una gravità assoluta». Quel che è certo — spiega sempre il primo cittadino — è che in molti si sono fatti vivi, nelle ore successive all’incendio, per dare una mano. «A cominciare da chi si è attivato affinché i vigili del fuoco avessero panini e bevande mentre continuavano la loro opera preziosa», fa sapere sempre Paolazzi. Ma in tanti avrebbero espresso anche l’intenzione di contribuire per una realtà che ha contribuito all’occupazione dei giovani del posto, combattendo lo spopolamento della valle.