L'analisi

lunedì 19 Maggio, 2025

Urzì (FdI): «Senza noi non si vince». Manica (Pd): «Allargare l’alleanza a sinistra»

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Il coordinatore del partito di Meloni: «Azzardi come a Trento e a Rovereto non sono più accettabili»

Un risultato che sembra aver consegnato gioie e dolori in parti uguali alle due coalizioni, lascia letture complesse ai principali esponenti del centrosinistra e del centrodestra. Per entrambi la soddisfazione di alcune vittorie importanti, come Riva del Garda e Pergine, è controbilanciata da delusioni più o meno cocenti. Le comunali però non sono state solo occasione per misurarsi l’uno contro l’altro, ma anche per pesarsi all’interno.

 

«Noi essenziali»
Parte dalla vittoria nel capoluogo altoatesino l’analisi del deputato e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì. «Dal successo di Bolzano ci arriva il modello vincente del centrodestra. Quella di una coalizione unita che velocemente individua il suo candidato e gli cuce attorno il programma giusto. Se si fa così il centrodestra vince. Non può essere però una proposta improvvisata all’ultimo minuto». Urzì aggiunge poi che, anche dove l’unità del centrodestra è arrivata solo al secondo turno, «FdI si è rivelata determinante. A Cles dove abbiamo fatto l’apparentamento, come a Mori dove non c’è stato ma per senso di lealtà verso la coalizione e per l’interesse collettivo». Urzì osserva che «gli azzardi di Rovereto e Trento non sono più accettabili. È chiaro che non esiste un centrodestra civico e autonomista a trazione Lega che possa fare a meno di Fratelli d’Italia». Per questo motivo Urzì conclude invitando a chiudere su «stucchevoli divisioni sul terzo mandato. Abbiamo dimostrato che senza Fratelli d’Italia non se ne fa nemmeno uno di mandato».

 

«Ricomporre l’alleanza»
«Dove vinciamo noi è un trionfo. Dove vince il centrodestra lo fa per pochi voti, deve ringraziare FdI e si faranno i conti tra di loro» esordice Alessio Manica, capogruppo in Consiglio provinciale del Partito Democratico. Manica non si nasconde, «ci sono alcuni dati negativi: Volano, dove eravamo già fuori al primo turno e abbiamo perso Mori che per noi era una città importante». Dall’altra parte ci sono due successi che in parte pareggiano il conto delle sconfitte. «Riportare a casa, nel centrosinistra, Riva del Garda per noi era molto importante, soprattutto dopo i disastri di questi anni. Poi sono felice del risultato di Martina Ferrai a Borgo Valsugana, civica ma di centrosinistra, che riporta Borgo a sinistra dopo tanti anni». Guardando proprio ai civici di Borgo e ancora di più a quelli di Arco Manica osserva che c’è «un campo di centrosinistra che va ricomposto. Con Fiorio possiamo e dobbiamo parlare. Il civismo di chi non vuole connotarsi politicamente mi sembra superato. Fiorio e Ferrai sono esempi di civismo che prende posizione, che ha una chiara collocazione valoriale con cui, in ottica 2028, vogliamo dialogare». Ci può essere soddisfazione poi anche in una sconfitta. «Credo che Paola Demagri a Cles abbia fatto un miracolo – osserva il segretario del Pd, Alessandro Dal Ri – Dopo l’apparentamento sembrava impossibile e invece è stata bravissima. Ecco il centrodestra è stato più bravo a ricomporsi dopo il primo turno, una lezione che ci servirà».
«Uniti si vince»
«La Lega 5 anni fa amministrava 3 Comuni: Baselga di Pinè, Avio e Riva – fa il conto Diego Binelli, segretario del Carroccio in Trentino – A Riva abbiamo perso anche a causa dell’inchiesta Romeo, ci siamo però confermati ad Avio e abbiamo aggiunto Mori e Pergine. Quando siamo uniti il centrodestra vince, non sempre si riesce, ci sono dinamiche locali e particolari. Questa unità però deve essere un valore. Lo dico oggi che si parla di terzo mandato. Noi ne facciamo una questione di principio, l’autonomia del Trentino per noi va sempre difesa. Oggi la difendiamo sul terzo mandato, domani su qualunque altro tema». Un messaggio che sembra inviato più agli alleati che agli avversari.