Il caso

venerdì 18 Luglio, 2025

Urbanistica a Milano, Castello sgr tra gli indagati. Il fondo del quartiere Le Albere in rosso di 84 milioni

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La società nata in Trentino si difende: «Sempre operato con massima professionalità e correttezza»

Castello sgr, la società di gestione del risparmio nata in Trentino e oggi nel gruppo Anima, è tra le sei società immobiliari indagate con i rispettivi manager dalla Procura di Milano nella nuova inchiesta sull’urbanistica per corruzione che ha visto la richiesta di arresti domiciliari per l’assessore Giancarlo Tancredi e per il fondatore e Ad di Coima, un colosso del mattone, Manfredi Catella. Castello e il suo amministratore delegato Giampiero Schiavo, secondo le accuse indicate nel decreto di perquisizione di mercoledì mattina, ha pagato 321mila euro di fatture per incarichi all’ex membro della commissione paesaggio, Alessandro Scandurra, che non avrebbe dichiarato il conflitto di interessi né si sarebbe astenuto dal voto sui progetti immobiliari della sgr. In particolare Scandurra non si sarebbe astenuto dal voto sul progetto di edilizia residenziale Torre Futura di via Calvino 11 a Milano, 14.700 metri quadri su cui realizzare 42 unità residenziali, a cui aveva lavorato lo stesso studio Scandurra. Castello sgr, dal canto suo, «tiene a precisare di aver sempre operato con massima professionalità e correttezza. La Società è altresì fiduciosa che tale condotta emergerà con assoluta chiarezza nel corso dei successivi approfondimenti. Castello Sgr conferma la piena disponibilità a collaborare con le autorità competenti».

 

Gestiti 4,6 miliardi

Castello sgr ha oggi 4,6 miliardi di euro di patrimonio in gestione con oltre 70 fondi attivi, più di 400 immobili e oltre 150 investitori. La società si colloca fra le prime 10 sgr italiane focalizzate sui mercati immobiliari. Castello nasce a Trento da investitori trentini per realizzare il progetto immobiliare del nuovo quartiere Le Albere, progettato da Renzo Piano. L’operazione, in capo al fondo immobiliare Clesio, vale più di 400 milioni di euro ma, nonostante l’inaugurazione del quartiere nel 2013, rimane zoppa. La Provincia acquista il Muse e la Buc, la Biblioteca universitaria centrale. Alcuni dei soci privati come Isa e Itas realizzano alle Albere le loro nuove sedi. Un po’ di attività di negozi, ristoranti e bar parte anche grazie all’afflusso di visitatori del Muse e studenti universitari. Ma il grosso delle vendite residenziali non decolla. Intanto però, dopo Trento, Castello si espande in tutta Italia con fondi immobiliari che spaziano dal residenziale agli uffici e, sempre più, al turistico-alberghiero.

 

Dalle case agli affitti brevi

Nel 2020 gli azionisti trentini vendono la maggioranza di Castello sgr al fondo statunitense Oaktree. Socio di minoranza resta solo l’Isa. Nel 2023 il passaggio più recente: azionista di riferimento di Castello diventa Anima Holding, capofila del gruppo di asset management quotato a Piazza Affari che fa capo in maggioranza a Banco Bpm. Intanto Castello si specializza sempre più sul settore turistico-alberghiero, attraverso la gestione di prestigiosi hotel in tutta Italia ma anche entrando nel business degli affitti brevi. L’anno scorso ha acquisito Halldis, società specializzata nella gestione professionale di immobili residenziali destinati alla locazione.

 

Il fondo Clesio in rosso

Castello sgr chiude il bilancio 2024 con un utile di esercizio di poco meno di 2 milioni di euro dai 2,7 milioni dell’anno precedente. Tra i fondi gestiti, Clesio, tuttora sottoscritto da investitori trentini e proprietario della parte invenduta del quartiere Le Albere, è quello messo peggio come risultati: il suo valore netto è negativo per 84,6 milioni, dai 52,7 milioni del 2023. Il valore degli immobili è sceso a 92 milioni, mentre l’indebitamento supera i 170 milioni. Il debito fa capo proprio a Banco Bpm ma è stato anche ceduto a società di gestione dei crediti deteriorati. Tra le prospettive per uscire da questa impasse potrebbe esserci proprio lo sviluppo dell’attività degli affitti turistici.