Il dibattito de ilT

mercoledì 14 Maggio, 2025

Uniti sulla difesa del Linfano, divisi sui parcheggi: faccia a faccia ad Arco tra Arianna Fiorio e Alessandro Amistadi

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Sold out al dibattito del T al Cantiere 26. Verde agricolo, imprese, partecipazione: le visioni dei candidati al ballottaggio

È stato un dibattito senza scontri, ma puntuale sui temi che disegneranno il futuro di Arco quello andato in scena ieri sera al Cantiere 26 tra i candidati sindaci al ballottaggio di domenica Arianna Fiorio (sostenuta dalla coalizione «Arco che vorrei» composta dalle liste «Civica Olivaia», Europa Verde, Onda, «Comunità lavoro ambiente», «Domani giovani in azione» e «Proposta civica popolare») e Alessandro Amistadi (a capo della colazione «Arco amica» formata da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Patt, «Siamo Arco» e «Noi Arco Amistadi sindaco»). Fiorio al primo turno aveva portato a casa il 35,57 per cento delle preferenze, seguita subito dopo da Amistadi, scelto dal 29,71 per cento degli elettori. In sala oltre duecento persone, parte dell’elettorato che sarà nuovamente chiamato alle urne domenica dalle 7 alle 22.

Niente apparentamenti ufficiali, ma proposte di collaborazione. Come vi siete mossi in questi giorni?
Amistadi: «La prima settimana serve per gli apparentamenti ufficiali. Tutto quello che riguarda accordi e appoggi si può fare anche dopo. Noi non abbiamo cercato apparentamenti. Ho provato a chiamare Ottobre per una convergenza sui temi perché il nostro programma ha convergenze con lui e anche con Ioppi, ma non c’è stata alcuna risposta. Quindi andremo da soli: mi appello solo agli elettori».
Fiorio: «L’apparentamento è una condivisione di governo e per questo lo abbiamo escluso: non vogliamo condizionamenti. Parlerei di appoggio esterno, perché è normale estendere la richiesta di fiducia ad altri elettori. Abbiamo solo valutato cosa potevamo condividere. Avevamo pensato alla presidenza del Consiglio che è un organo di garanzia e che in passato è stato già assegnato alle minoranze, nonché di un assessorato, ma senza parlare di nomi e deleghe. Perché? Perché puntiamo alla condivisione. Noi abbiamo sempre trovato dei muri all’opposizione, non vogliamo fare le stesse cose. Aspettiamo ancora una risposta che al momento non c’è, direi che domani (oggi per chi legge, ndr) è il termine massimo».

(Domanda di Francesco Picello, presidente Smart): Diteci tre azioni con cui volete rendere i giovani protagonisti del cambiamento.
Fiorio: «Coinvolgere i giovani è fondamentale. Ci sono esigenze diverse e il tema va affrontato a seconda delle varie necessità. Nella fascia dai 16 ai 19 anni è difficile trovare punti di contatto. Il territorio non offre più nulla, nemmeno un cinema o una discoteca, dobbiamo dare loro degli spazi liberi. Il Cantiere 26 è un luogo importante ma non può esaurire le politiche giovanili di un Comune. Nel programma c’è la volontà di costruire un regolamento per un Consiglio comunale dei giovani, per far capire loro che sono protagonisti. Puntiamo anche a spazi di coworking e poi c’è un problema di abuso dell’alcol tra i giovani: è un tema culturale da affrontare».
Amistadi: «Il Cantiere 26 è centro di aggregazione ma anche di prevenzione. Importante quindi il ruolo di queste strutture. Noi pensavano di fare la consulta giovanile, per portare i ragazzi vicino alla politica. Potranno così portare dei suggerimenti al Consiglio comunale e una parte di investimenti potranno essere fatti dalla consulta in un bilancio compartecipato. Spesso noi abbiamo dei pregiudizi, parliamo solo dei problemi dei giovani, invece dovremmo parlare delle potenzialità. Il Bruttagosto è un lascito testamentario per i giovani: deve essere punto di riferimento. Lì potrebbero nascere delle start up agricole per i giovani; si potrebbe portare qui una specializzazione di San Michele sull’olivicoltura».

(Domanda di Picello): Ci sarà un fondo destinato ai progetti per i giovani e si potrà istituire un ufficio che segua la burocrazia dei progetti giovanili?
Amistadi: «Serve una cultura del territorio anche dei giovani, non basta uno sportello. Serve qualcosa di attrattivo in modo da fermare qui i giovani sul loro territorio».
Fiorio: «I giovani non sono una categoria protetta: forse basterebbe che potessero trovare una casa a prezzi accessibili, un lavoro dignitoso. La responsabilità è sociale. Se una società è in equilibrio, stanno bene anche i giovani».

(Domanda di Romano Calzà, presidente Coldiretti): Quale sarà il futuro dell’agricoltura a fronte di un continuo consumo di territorio agricolo?
Fiorio: «Nel 2013 ne parlammo in uno dei nostri primi incontri. Il consumo di suolo nasce nei Comuni: varianti, Prg, scelte degli amministratori. L’agricoltura ha il valore aggiunto di tutela del suolo, tutela il paesaggio. Serve una rete delle attività economiche, a cominciare dal turismo che dovrebbe anche dare, non solo prendere. Evitiamo le deroghe in futuro, interveniamo sugli agriturismi che non sono tali: inserirò nel Prg una norma che consentirà di costruirli solo dove c’è già un edificio rurale».

Amistadi: «L’agricoltura è comunque un indotto e ci rappresenta. Abbiamo delle eccellenze sul nostro territorio ed è il primo biglietto da visita. Solo in casi eccezionali possiamo rubare terreno all’agricoltura, non di certo per nuove case: ne abbiamo tante da recuperare».

(Domanda di Calzà): Il collegamento Maza-Cretaccio porterà tanti espropri e poi c’è la circonvallazione di Torbole. Un’ipotesi creerà uno scempio al Linfano. Chiediamo che il nuovo sindaco si impegni per evitare il transito al Linfano.
Amistadi: «Il nuovo sindaco deve difendere il territorio e governarlo. L’amministratore deve dare delle precise indicazioni e la prima scelta è quella della salvaguardia ambientale».

Fiorio: «Sarebbe bello che non ci fosse bisogno di tutte queste strade. Il Linfano va preservato. Da sindaca mi impegnerò a dire “no”. La gestione degli olivi merita inoltre una contribuzione pubblica perché è un settore trascurato e va invece messo al centro dell’azione».

(Domanda di Calzà): Come vi rapporterete col tavolo delle categorie economiche?
Fiorio: «Il confronto è inevitabile perché il sindaco non può sapere tutto. Ogni categoria porta un interesse specifico, ma il pubblico deve portare interessi generali senza farsi tirare da una parte o dall’altra».

Amistadi: «Ci si confronta con le categorie, ma un sindaco deve dettare una linea. Va mantenuto un equilibrio ed evitare le fughe in avanti di qualche settore perché poi ci rimettiamo tutti».

Come favorire le imprese del territorio nell’assegnazione degli appalti pubblici?
Amistadi: «Mi sembra un suggerimento importante, penso alla cura del verde: chi meglio dei nostri agricoltori e operatori può dare risposte adeguate al territorio? Io credo che nel limite del legale ci siano tutti i vantaggi. I nostri operatori oltre alla competenza ci mettono infatti anche la faccia, sapremmo quindi di chi è la responsabilità di ciò che viene fatto».

Fiorio: «Ritengo fondamentale che le piccole e medie aziende radicate sul territorio vengano sostenute, anche visto quello che sta succedendo con la Dana e non solo. Sicuramente il tema è delicato perché ci sono soglie e limiti normativi, ma se il Comune sceglie piccoli interventi si può fare ed è fondamentale anche per dare lavoro al territorio».

Parliamo di Prg: prevedete di attivare una variante o di ricostruirlo da capo?
Amistadi: «Certo, va fatta una revisione generale, non più a spot, la città va vista dall’alto, non si può andare per micro zone disomogenee. Se da un lato ci deve essere la tutela del territorio e del suolo (se serviranno vincoli più stretti tireremo la cintura), dall’altro lato sono le norme che cambiano l’identità di una comunità. Stiamo assistendo a palazzi e condomini che spuntano in mezzo a case: è la norma che lo prevede. Serve riequilibrare questo sfruttamento dell’esistente. Nelle norme nella Busa sono previsti cinquantamila metri quadrati di superficie commerciale inespressa e altrettanta di residenziale: ne abbiamo davvero bisogno? Dobbiamo anche favorire la residenzialità permanente nel centro storico e rigenerarlo a partire dai parcheggi. Arco dovrà essere amica dei cittadini».

Fiorio: «Sentire Amistadi parlare di uno stop al consumo suolo mi tranquillizza: significa che accetterà le mie proposte se non sarò eletta. Dobbiamo distinguere tra edilizia, che indica come noi facciamo le nostre case, e urbanistica, che riguarda invece come disegniamo e pianifichiamo la città. La situazione dell’Alto Garda è sotto gli occhi di tutti: la pianificazione non ha funzionato perché si è dimenticata gli spazi pubblici, presenti ormai solo nei centri storici e carenti invece in tutte le parti in cui la città si è espansa. Mancano aree verdi. Se non interveniamo, tutta la città di Arco potrebbe diventare come l’edificio costruito in via Cerere dove una villetta è stata trasformata in un condominio da cinquanta posti, senza parcheggi. Fare un Prg nuovo in cinque anni è complesso, la mia idea è un intervento di carattere generale ma circoscritto per bloccare l’espansione, proteggendo i terreni agricoli, riducendo gli indici urbanisti per consentire sì di ampliare le case, ma garantendo degli spazi verdi che sopravvivano anche su terreni privati. Sull’edilizia, invece, si può lavorare non tanto sugli alloggi turistici che sono normati a livello provinciale, ma limitando le attività complementari, vale a dire le case e gli alloggi vacanze, che attualmente non hanno limiti negli edifici del centro storico. Ad oggi qualunque società può comprarsi un edificio e trasformarlo in casa vacanze. Voglio fare infine un accenno alla variante 15, sulla quale ci siamo detti sempre contrari perché ha cancellato aree soggette a esproprio e dedicate ai parcheggi in cambio di diritti edificatori. Questo ha portato un importante consumo di suolo. Sarebbe stato più corretto pagarle: il suolo è una risorsa che sta finendo e che noi non possiamo utilizzare come cassa».

Come arrivare a una pianificazione complessiva e integrata di tutto l’Alto Garda?
Fiorio: «Il piano territoriale della Comunità di valle ho iniziato a seguirlo nel 2014 tramite i comitati, nel primo incontro con Chiara Parisi ci illustrarono una cosa già fatta. Esponemmo una serie di questioni e ci venne detto che eravamo troppo romantiche, ora ci ritroviamo a parlare degli stessi temi. In questa legislatura sarà fondamentale che i sindaci o gli assessori in Comunità di valle siano competenti e che si spinga per andare avanti perché altrimenti la politica parla tanto e decide poco».

Amistadi: «Al di là dei sindaci, in Comunità di valle devono andarci persone competenti e che amano il territorio, non può essere un rifugio peccatorum, ma deve essere uno degli organi politici di alto profilo. Avere persone che sappiano governare il territorio non è più procrastinabile».

In sintesi perché i cittadini dovrebbero votare per voi?
Amistadi: «Mi sono messo in gioco perché ho condiviso un programma che non lascia indietro nessuno, articolato, credibile e concreto, fattibile. C’è tanto lavoro da fare, dobbiamo non solo dare risposte ai problemi, ma anche avere una visione sulle città che cambiano e sui flussi migratori: noi le abbiamo. Da parte mia ci sarà massima disponibilità ad ascoltare i cittadini, fare sintesi e decidere. Sono un moderato e una persona pragmatica che cerca sempre di lasciare indietro le ideologie per dare risposte concrete. Tra i temi per noi centrali ci sono il pronto soccorso sottodimensionato e il supporto alle famiglie con persone non autosufficienti. La comunità è vicinanza. Il mio appello va a tutti perché il programma può essere di riferimento per tanti».

Fiorio: «Il nostro programma è legato al benessere delle persone: ci occuperemo dei bisogni dei più fragili, di decoro urbano, di una maggior attenzione al territorio e alla sua tutela, della lotta al disagio abitativo e di una miglior mobilità. I programmi possono anche assomigliarsi, ma la differenza alla fine la fanno le persone. Io posso dire di essere caparbia: sono tanti anni che mi occupo dei temi di Arco senza interessi, senza dovere favori a nessuno, con piena libertà di pensiero. La partecipazione è nel nostro Dna perché noi partiamo come cittadini esclusi, sarebbe quindi il colmo se poi ci chiudessimo nel castello. Il mio invito a tutti è di andare in ogni caso a votare, ovviamente per me».