Sanità

giovedì 8 Maggio, 2025

Una comunicazione delle suore manda in allarme i lavoratori del San Camillo: «Rischio tagli»

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Il problema riguarderebbe gli ospedali gestiti dall'ordine, anche se quello di Trento risulterebbe tra i più sani. I sindacati: «Contratti fermi da anni, non possono pagare i dipendenti»

L’allarme arriva inaspettato, con una dichiarazione – arrivata improvvisamente, ma ben ponderata – della «triplice sindacale». Il contenuto ha dell’incredibile: «L’ospedale San Camillo è a rischio default, sono in gioco molti posti di lavoro», dichiarano Cgil, Cisl e Uil del Trentino. Incredibile perché verrebbe da pensare che, di questi tempi, poche realtà possano essere solide come le cliniche private – convenzionate. Cos’è successo? Tutto nasce da una richiesta urgente formulata degli stessi sindacati a livello nazionale, con l’istituto delle Figlie di San Camillo, la congregazione che gestisce sei ospedali in Italia, tra cui il San Camillo di Trento. Con una lettera, inviata proprio ieri, Barbara Francavilla, Roberto Chiechia e Ciro Chietti, segretari, rispettivamente della Cgil, Cisl e Uil funzione pubblica, chiedono a madre Zelia Andrighetti, superiora generale dell’ordine camilliano di fae chiarezza su una «gestione finanziaria negativa, con debiti verso fornitori, per la quale saranno messe in atto misure non ben specificate di riequilibrio economico finanziario». Precedentemente, i sindacati avevano incontrato il nuovo procuratore generale dell’ordine, Gino Gumirato: un incontro che però aveva aumentato le preoccupazioni, anziché dissiparle. Tutto questo solo dopo che la congregazione delle suore, ai rappresentanti dei lavoratori nei diversi ospedali, aveva anticipato che avrebbero potuti esserci tagli e sacrifici. A quel punto sono intervenute le sigle nazionali.

 

Ma quali sono i pericoli per l’ospedale trentino? I dettagli non sono noti, ma sembrerebbe che il nosocomio di via Giovannelli non sia in difficoltà economica, così come i due ospedali bresciani gestiti dalla congregazione camilliana. Un dettaglio che rassicura ben poco i sindacati trentini che fanno notare come, a maggior ragione, dato anche le convenzioni con Provincia e Apss, mediamente più generose rispetto alle altre regioni, le conseguenze non dovrebbero essere pagate dai lavoratori trentini. «Il contratto – sottolineano Alberto Bellini (Cgil), Giuseppe Pallanch (Cisl) e Giuseppe Varagone (Uil) – non viene ormai rinnovato da sei anni e ci sono state scelte discutibili da parte della governance. Contestiamo con fermezza la gestione delle risorse pubbliche negli anni che hanno portato a questa situazione di profonda incertezza e di grandi dubbi sul futuro. Un’incertezza – aggiungono – nonostante l’importante convenzione con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, i sostegni della politica e delle autorità ecclesiastiche È urgente trovare soluzioni immediate per salvaguardare il futuro dell’ospedale e dei suoi dipendenti. Siamo pronti alla mobilitazione fino a quando non sarà aperto un tavolo di crisi per affrontare con serietà e responsabilità il problema».

 

Intanto, proprio in questi giorni è stato reso noto dall’Apss lo schema d’accordo per il trasferimento dei reparti di day hospital di neurologia, medicina interna, reumatologia ed ematologia proprio al San Camillo: l’affitto sarà di 170 mila euro l’anno, ma l’azienda sanitaria spenderà circa 800 mila euro per altre spese, di cui 500 mila solo per interventi di ripristino delle aree che saranno destinate ai reparti. Il trasferimento si è reso necessario, hanno spiegato in passato i vertici dell’Apss, per consentire i lavori di adeguamento dell’impianto antincendio al Santa Chiara, ma non sono mancate le polemiche, soprattutto per il peso che il «trasloco» potrà avere su alcuni pazienti fragili.