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martedì 17 Gennaio, 2023

Un progetto di integrazione al mercato: «È un aiutarsi reciprocamente»

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Il referente degli ambulanti per Confesercenti Alessio Magris collabora da mesi con alcuni ragazzi del Bangladesh: «Propongo alla Provincia di strutturare percorsi di integrazione al mercato. È la soluzione ideale anche per imparare l’italiano»

L’integrazione può avvenire anche al mercato. Anzi, è proprio questo uno dei luoghi dove funziona di più e a dirlo è l’esperienza diretta raccontata da Alessio Magris, referente della categoria degli ambulanti in Confesercenti. Figlio di una famiglia dalla grande tradizione dietro al banco Magris ha avuto un’idea che si è rivelata poi autentica intuizione. «Ci sono lavori collegati al mercato dove è molto complicato trovare manodopera che ci aiuti. Penso, per esempio, al carico e scarico della merce con relativo posizionamento sul pianale espositivo. È un lavoro che impone di svegliarsi molto presto e resistere spesso a temperature rigide. Ho pensato a persone che avessero davvero bisogno di un lavoro in tempi brevi così mi sono rivolto a chi si occupa di accoglienza e ho regolarmente assunto con me un ragazzo proveniente dal Bangladesh con permesso di soggiorno. Decorsi i classici sessanta giorni che la legge impone di attendere ha iniziato a collaborare con me con risultati straordinari». Una soddisfazione reciproca. «Ho sempre visto un lavoratore puntuale, preciso e disposto ad imparare. Lui, dal canto suo, ha potuto contare su un lavoro certo ed utile per i successivi passaggi burocratici con un consistente vantaggio in più». Quale? «La possibilità di imparare velocemente l’italiano per due motivi. Da una parte il contatto continuo con la gente che viene al mercato e dall’altra con la possibilità di avere un orario di lavoro con il pomeriggio in larga parte libero per frequentare eventuali corsi. È andata esattamente così e in poche settimane parlava molto bene la nostra lingua».

La proposta alla Provincia: «Creiamo dei percorsi»

Si può anche pensare che Magris sia incappato nel classico caso fortunato ma non è proprio così. Sono già diversi i ragazzi stranieri aiutati in questo modo. «Ho sempre avuto riscontri positivi. Oggi ho con me il ventisettenne Ahmed Mohammad Naim della città bangladese di Sylhet. È talmente bravo che, se lo vorrà, lo assumerò a tempo indeterminato per garantire un futuro insieme ancora più lungo». Ecco, qui, dunque l’esperienza che può diventare sistema. «Perché no? Propongo alla Provincia di Bolzano e alle associazioni che si occupano di questo tipo di assistenza di strutturare percorsi simili che siano istituzionali e non lasciati alla singola iniziativa di noi ambulanti. Troveranno la nostra disponibilità e sono certo che tutto il nostro settore ne beneficerebbe». Potrebbe anche essere una risposta al difficile ricambio generazionale del mercato? «Purtroppo non è un mistero che fatichiamo a trovare continuità e giovani davvero appassionati. Posto che non dobbiamo mai dimenticare l’importanza della tradizione e della cultura del nostro mestiere ritengo che creare queste opportunità possa essere una risposta. Trasmettendo i valori e le peculiarità di questo mestiere anche gli stranieri possono rappresentare una parte del futuro».